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THE DAY AFTER: Giovinco, il sale nel bollito

Post n°346 pubblicato il 29 Marzo 2010 da nick66
 

Nella giornata che riapre il campionato c’è da scommettere che pure Galliani abbia intonato un “Grazie Roma” prima di imprecare ad infortuni e squalifiche che stanno frenando la corsa dei rossoneri. Nell’anticipo di sabato una bella Roma ha avuto ragione di Mourinho e compagnia, nonostante un gol interista segnato in fuorigioco, un rigore non concesso ai padroni di casa, sacrosante espulsioni non comminate per i falli di Lucio e Chivu. Si può pure parlare di un’Inter sfortunata per avere colpito tre legni, ma le presunte lamentele nei confronti dell’arbitro che certa stampa attribuisce a un silente Mourinho suonerebbero veramente grottesche. Ora che la Roma è a un punto di distacco inizia un altro campionato. C’è anche il Milan a tre punti dalla vetta, anche se i rossoneri, nonostante un rigore generosamente concesso da Tagliavento, non sono riusciti ad andare oltre il pari contro la Lazio. Troppo pesanti le assenze di lungo corso di Pato, Nesta e Beckam, cui si sono aggiunte anche le squalifiche di Pirlo e Ronaldinho. Fatto sta che nelle tre partite che potevano lanciare il Milan in vetta sono arrivati due striminziti pareggi e una sconfitta. Troppo corta la panca rossonera.

Ma la notizia della domenica calcistica è stata lo sciopero del tifo a Torino. Curve semi deserte per Juventus-Atalanta, quella che il sito bianconero ha definito “una classica” (il segno della decadenza...). Fra tanti legittimi fischi di disapprovazione e cori di protesta c’è stato il solito imbecille che ha rifilato a Zebina uno scappellotto, di cui il difensore francese nemmeno s'è accorto. Episodio da condannare di certo, ma risparmiateci l’inutile moralismo. E’ stato solo un gesto imbecille! Piuttosto crediamo che la temperatura di certi indicatori, quali stampa, tifosi allo stadio, forum e siti specializzati, non sia mai stata così alta a segnalare il livello di impopolarità della dirigenza che John Elkann ha voluto insediare post Calciopoli. Ormai quello che è successo lo stanno capendo veramente tutti e sarebbe ora di prenderne atto. Quanto al campo, contro la terzultima forza del campionato si è vista una Juventus “bollita”, di cui l'Atalanta stava per fare un sol boccone ad inizio ripresa. Poi c’è stato qualche sprazzo del ritrovato Giovinco a dare una scintilla a una manovra altrimenti lenta come quella di un paracarro. Anche l’innesto di Felipe Melo è stato fortunato, con il centrocampista brasiliano capace di sistemare un reparto in affanno e addirittura protagonista con la rete decisiva, che significa tre punti importanti nella rincorsa alla zona Champions. Un breve inciso su Giovinco che è entrato alla mezz’ora sostituendo l’infortunato Diego. Il ragazzo è stato sottoutilizzato oltre la giustificazione degli infortuni patiti, ma si tratta di una scelta veramente inspiegabile, visto che Sebastian sembra l’unico in grado di accendere la lampadina del gioco. Sarà pure casuale, ma da quando è rientrato Del Piero non c’è stato più spazio per lui. Abbandono del modulo 4-2-3-1 sgradito al capitano e buonanotte a tutti. Per la Juventus è stata notte fonda. Sarà pure una semplificazione eccessiva, ma più o meno le cose sono andate proprio così. Per Giovinco si prefigura purtroppo lo stesso film già visto per altri. Cessione della metà del giocatore che altrove dimostra quanto vale ed eventuale ritorno in bianconero con esborso triplo. Comunque sia i bianconeri, dopo la vittoria contro i bergamaschi, sono a pari merito col Napoli, vittorioso sul Catania, e con la Sampdoria, stoppata a Marassi dal Cagliari. Il Palermo, trascinato da Miccoli, è sopra di tre punti e sembra essere la squadra più in palla fra le quattro che inseguono il posto buono per i preliminari di Champions.

Sembra tardivo il risveglio dei viola che rifilano quattro reti all’Udinese, mentre i pareggi del Genoa a Siena e del Bari a Livorno alimentano certo una buona classifica, ma rappresentano delle grandi occasioni perse per inserirsi nel gruppetto di squadre che inseguono la partecipazione alla più importante competizione europea. In coda il punto della Lazio è prezioso, mentre Udinese e Atalanta rimangono al palo ed il punto racimolato da Siena e Livorno nel turno casalingo contro Genoa e Bari è di fatto una occasione persa per risalire la china.

TOP DI GIORNATA

Ranieri (all. Roma). Altro che cantante! L’aria di casa trasforma Ranieri in un sublime direttore d’orchestra e a cantare è la Roma, sono i suoi tifosi che a fine partita intonano il trionfale “Grazie Roma” di Antonello Venditti. Lui, Sor Ranieri, si prende pure la soddisfazione di battere Mourinho, mentre all’andata già era riuscito a strappargli un pareggio. Si prospetta una primavera romana veramente friccicarella dalle parti der Colosseo.

Miccoli (Palermo). Mette le ali al Palermo realizzando una tripletta che lancia in orbita le aspirazioni di Champions League dei rosanero. Tanto di cappello!



Toni (Roma). Mezza Roma meriterebbe di stare fra i top, ma il gol di Toni (cinque reti in nove partite) pesa come un macigno sul campionato. Il nuovo centravanti giallorosso sta dando una risposta a chi lo credeva bollito. In mezzo al campo smontona che è un piacere e poi si rende pericoloso in più occasioni, coronando una prestazione positiva con il gol che riapre il campionato.

FLOP DI GIORNATA

La neuro Inter. Ci sta di perdere ed è pure sfortunata al quarto minuto di recupero quando Milito colpisce un palo. Ma infastidisce il solito sorrisetto di scherno di Mourinho e l’eccessivo nervosismo dei suoi sancito, da ben sette cartellini gialli. Eppure della terna arbitrale che concede ai nerazzurri un gol in netto fuorigioco, che non assegna un rigore solare alla Roma e non espelle Chivu e Lucio per falli da rosso diretto, Mourinho e compagnia non possono proprio lamentarsi.

La panca rossonera. D’accordo che certe assenze sarebbero pesanti per chiunque, ma se solo il Milan avesse parzialmente reinvestito i danari ottenuti dalla cessione di Kakà con un paio di giocatori di buon livello, magari oggi sarebbe in testa alla classifica.

Presidente, Amministratore Delegato e Direttore Generale della Juventus. Sotto la direzione di questi tre (...) la Juventus sta toccando il punto più basso della sua storia. Non si parla di partite perse e di posizioni in classifica, si parla di quelli che Blanc chiamerebbe “clienti”, ovvero i tifosi. Mai c’è stata in 113 anni di storia un’avversione verso la dirigenza come in questi giorni. Non è solo questione di calcio giocato, perché ci sono anche le decisioni impopolari e autolesionistiche su Calciopoli e contro la Triade che come grossi nodi stanno tornando al pettine. Non basterà certo raggiungere il quarto posto per ritrovare l’appoggio di 14 milioni di tifosi che non aspettano altro che il francese se ne vada insieme agli altri responsabili di questo scempio.

 
 
 
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