ORGOGLIO SAMMARINESE

NON DUNQUE DISTRUGGERE!!!!!!!.......seconda parte


  Non dunque distruggere ma restaurare, ricostruire in modo migliore. Se non ricordo male un quinto o un sesto delle aziende con cittadinanza a San Marino saltarono per aria. Creammo dunque un danno terribile a San Marino, ma in fondo anche a noi stessi. Tutto, per non avere impostato allora, dei principi impostabili. Tant’è che tre mesi fa in modo fluido e senza fare delle rivoluzioni copernicane quel problema è stato risolto (con l’uscita dalla black list, ndr). E io oggi penso che potesse essere risolto già allora. Penso che quelle misure messe in campo dall’Italia dovevano contenere anche una soluzione e che non era opportuno inserire San Marino nella black list, ma che si dovesse piuttosto far passare il messaggio che se la Repubblica non avesse cominciato a rispettare determinate regole, sarebbe stata inserita in questa lista. Si dovevano dare a San Marino sei mesi di tempo, nove mesi di tempo, per adeguarsi.San Marino si sarebbe adeguata e non sarebbe accaduto quello che poi è successo. Ciò che dico oltre a essere una autocritica, vuol e essere anche un messaggio perché è come vorrei che fosse intesa la stampa, la sua essenza. La stampa non può essere solo un elemento di distruzione, utilizzata per fare saltare per aria le aziende, farle chiudere. Perché la lentezza con cui si costruisce un successo economico, non è mai pari alla velocità con cui lo si può distruggere ed alla lentezza con cui si avrà l’opportunità di riedificarlo. Se io costruisco una casa, ci metto un anno a costruirla, poi do un colpo di ariete, questa casa si distrugge in un secondo. A costruire nuovamente ci metterò un anno ed è difficile che la costruzione sia piena come lo era in precedenza. Dunque prima di distruggere bisognava dare il tempo alle Istituzioni di mettersi in regola. Formalmente, allora, a San Marino fu dato questo termine temporale, ma solo formalmente. Fu dato un tempo ma non era stata individuata una soluzione fattibile in quel lasso temporale. Bisognava non solo dare una scadenza, ma dire che cosa si doveva fare e dare il tempo di fare quella cosa che veniva imposta. Che da parte di San Marino le intenzioni fossero buone poi, lo dimostra il fatto che sebbene in quattro anni, le cose da fare sono poi state effettivamente fatte. E quindi se tutto fosse stato impostato dall’Italia sapientemente e in mani era non punitiva nei confronti di San Marino, io credo che il risultato si sarebbe potuto tranquillamente raggiungere in sei mesi. Bastava avere avuto le idee chiare allora.In definitiva Penso dunque che formalmente sia la stampa che lo Stato italiano si siano comportati in maniera ineccepibile, ma nei fatti abbiano fatto un grave torto a San Marino, perché non si doveva creare un danno all’economia, non solo sammarinese ma anche italiana: non si deve mai distruggere la ricchezza a vanvera. A distruggere sono capaci tutti, a ricostruire invece poi ci vogliono gli anni”. Qual è oggi l’immagine che avete di San Marino? “San Marino è stato un Paese con relativa stabilità politica negli anni in cui l’Italia ha attraversato un continuo tornado. Oggi San Marino è entrata nella white list, un risultato che dimostra che cosa è davvero questo Paese: un popolo, un gruppo di dirigenti consapevoli, di gente che sa fare il proprio mestiere. In questo anno 2014 posso dire che l’immagine di San Marino non è mai stata così luminosa. Oggi ha un’ ottima immagine per l’economia anche se penso che l’accaduto non sarà sanato in tempi rapidi. Penso che non si tornerà mai al passato, le centinaia di aziende chiuse pesano e rimane l’autocritica fatta poc’anzi sul danno procurato. Col senno di poi sarebbe forse stata meglio un po’ meno luminosità, accompagnata da una migliore situazione produttiva”. Secondo lei Tremonti non si è fatto pubblicità sulla pelle di San Marino? “Tremonti era anticamente anche un collaboratore del Corriere della Sera. Penso che Tremonti proprio perché era stato consulente di San Marino, forse temeva di essere additato come troppo buono nei suoi confronti e accusato di usare due pesi e due misure: nella migliore delle ipotesi si può avanzare questa idea. Io come già detto, avrei accompagnato un provvedimento che indicava la via di uscita. Faccio un esempio: se io mi accorgo di qualcuno che non ha pagato delle tasse perché non sapeva che si dovevano pagare, devo dare innanzitutto la presunzione di innocenza, e in secondo luogo devo offrire l’opportunità di mettersi in regola e dimostrare la propria buona fede. Se io rovino invece questa persona, faccio una cosa che non va bene, seppure nel nome della giustizia. Detto questo non mi piace criticare gli altri, semmai critico me stesso. Critico la stampa per essere andata dietro al governo e aver scritto, andando un po’ troppo per le spicce, che tutto quanto fatto contro San Marino andava fatto punto e basta. Il rimprovero che faccio a me stesso come Direttore e non a Tremonti, è di non essermi posto il problema che i sammarinesi posero, ovvero quello di indicare una via di uscita, perché si stava facendo un danno enorme. E di non avere prodotto neanche dieci righe per un’ idea su come uscire da quella situazione che avrebbe evitato il colpo di pistola all’economia sammarinese”. DA LA TRIBUNA SAMMARINESE  di DAVID ODDONE