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I GIOVANI e "la lunga visione"......

Post n°205 pubblicato il 23 Ottobre 2013 da orgogliosammarinese
 

San Marino ha perso la sua “lunga visione”. Il Santo, che per secoli ha illuminato le menti dei nostri antenati, spingendoli nel corso della propria storia verso scelte indiscutibilmente lungimiranti, ha lasciato questi quattro sassi circa 40 anni fa, quando John Lennon era ancora al mondo e la Superstrada Rimini – San Marino era appena stata inaugurata. E’ stato l’improvviso benessere, giunto come uno Tsunami a cavallo fra gli anni ’70 e ’80, a tappare occhi, bocca, orecchie e cervello dei Sammarinesi, che si sono scordati a suon di Dollari e Lire prima, e di Euro poi, della lungimiranza di Antonio Onofri e degli altri strateghi che hanno permesso al nostro territorio di rimanere indipendente nel corso dei secoli.

Le iniezioni di liquidità continue provenienti dall’esterno, tramite flussi più o meno regolari, hanno fatto chiudere la maggior parte dei nostri concittadini all’interno del proprio orticello dorato, facendo dimenticare loro il proprio recente passato di popolo solidale, spingendoli ad accumulare sempre più ricchezza per sé e per i propri famigliari, amici o colleghi di categoria.

Quello che il benessere ha fatto perdere è stata la lungimiranza, appunto, la visione di prospettiva. Nessuno ha più pensato a progettare un futuro per i propri figli, perché nessuno pensava che la macchina per soldi San Marino si sarebbe mai fermata. I figli della Repubblica vivevano in una gabbia dorata e avevano il lavoro, e quindi il futuro, assicurato, grazie ad un politico compiacente o ad aziende più che floride che spuntavano come funghi e fatturavano apparentemente senza fine.

Un errore di valutazione, questo, gravissimo, che ha portato a scialacquare gran parte della ricchezza che quello status temporaneo di Paese agevolato aveva portato in territorio nella manutenzione di giardinetti elettorali, piuttosto che in investimenti per un futuro in cui il giochino si sarebbe inceppato.

Il risultato di una generazione di Sammarinesi dediti al benessere e allo spreco è diventato quindi una generazione di Sammarinesi senza futuro. Una generazione (anzi, più di una) che vive senza prospettive di emancipazione o creazione di un proprio percorso nella storia. Una generazione cui è stato rubato il lavoro tramite una legislazione che taglia fuori i giovani dal mondo delle imprese; cui è stata rubata, grazie alla speculazione e all’impennata dei prezzi, la possibilità di farsi un’abitazione in maniera autonoma, quindi la possibilità di farsi una famiglia; cui sono stati rubati i luoghi di aggregazione principe, le piazze dei Paesi, per farne dei parcheggi; cui addirittura è stata rubata la prospettiva di arrivare, un giorno, a percepire una pensione adeguata a poter vivere una vecchiaia decorosa dopo una vita di lavoro.

Chi ha governato questo Paese negli ultimi 40 anni, e ancora tiene le redini del sistema, ha fatto tutto il contrario di quello che hanno fatto i Sammarinesi nella storia, che hanno compiuto scelte prudenti per lasciare ai propri figli un Paese migliore. Si è costruito, anzi, un sistema di “diritti acquisiti” atti a tutelare i propri interessi, il proprio benessere, a completo discapito delle generazioni future, che non possono fare altro che godere, ove possibile, dell’ammortizzatore sociale dato dalla famiglia.

Nella speranza che questa crisi economica riesca a far aprire gli occhi a tutti, credo personalmente che l’unica soluzione possibile perché San Marino riesca ad uscire dalle secche non lasciando indietro nessuno e soprattutto non ipotecando il futuro dei Sammarinesi che verranno, sia un tacito patto inter-generazionale e fra le varie categorie di cittadini e lavoratori, richiamato tra l’altro dal significativo intervento di inizio mandato dell’Ecc.ma Reggenza.

Ognuno, nel suo piccolo, all’interno della propria categoria lavorativa o sociale, con onestà, identifichi sprechi o surplus a cui potrebbe rinunciare per aiutare chi è più in difficoltà o per risanare il bilancio dello Stato messo in crisi da almeno 5 anni di non decisioni che hanno accompagnato la crisi. Siamo noi i primi a poter fare della spending review, senza che vengano strapagati consulenti a dircelo.

Cambiamo prospettiva. Facciamo nostro il motto di Kennediana memoria “Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”.
Se questo non succederà, inevitabile sarà l’intensificazione della tensione sociale e, nel medio e lungo termine, la fine della storica indipendenza di questo piccolo Stato che in diversi considerano una semplice anomalia, ma che può invece rappresentare l’esempio del successo di una gestione politica locale nel superare crisi economiche durissime come questa senza lasciare indietro nessuno.

Luca Santolini

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