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ORGOGLIO SAMMARINESE

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« IL SILENZIO E L'OPPORTU...NON DUNQUE DISTRUGGERE !... »

NON DUNQUE DISTRUGGERE!!!!!!!.......seconda parte

Post n°211 pubblicato il 07 Maggio 2014 da orgogliosammarinese
 

 

Non dunque distruggere

ma restaurare, ricostruire in modo migliore. Se non ricordo male

un quinto o un sesto delle aziende con cittadinanza a San Marino saltarono

per aria. Creammo dunque un danno terribile a San Marino, ma in fondo

anche a noi stessi. Tutto, per non avere impostato allora, dei principi impostabili.

Tant’è che tre mesi fa in modo fluido e senza fare delle rivoluzioni

copernicane quel problema è stato risolto (con l’uscita dalla black list,

ndr). E io oggi penso che potesse essere risolto già allora. Penso che quelle

misure messe in campo dall’Italia dovevano contenere anche una soluzione

e che non era opportuno inserire San Marino nella black list, ma

che si dovesse piuttosto far passare il messaggio che se la Repubblica non

avesse cominciato a rispettare determinate regole, sarebbe stata inserita

in questa lista. Si dovevano dare a San Marino sei mesi di tempo, nove

mesi di tempo, per adeguarsi.San Marino si sarebbe adeguata e non sarebbe

accaduto quello che poi è successo. Ciò che dico oltre a essere una

autocritica, vuol e essere anche un messaggio perché è come vorrei che

fosse intesa la stampa, la sua essenza. La stampa non

può essere solo un elemento di distruzione, utilizzata per fare saltare per aria

le aziende, farle chiudere. Perché la lentezza con cui si costruisce un successo

economico, non è mai pari alla velocità con cui lo si può distruggere

ed alla lentezza con cui si avrà l’opportunità di riedificarlo. Se io costruisco

una casa, ci metto un anno a costruirla, poi do un colpo di ariete,

questa casa si distrugge in un secondo. A costruire nuovamente ci metterò

un anno ed è difficile che la costruzione sia piena come lo era in precedenza.

Dunque prima di distruggere bisognava dare il tempo alle Istituzioni

di mettersi in regola.

Formalmente, allora, a San Marino fu dato questo termine temporale,

ma solo formalmente. Fu dato un tempo ma non era stata individuata

una soluzione fattibile in quel lasso temporale. Bisognava non solo dare

una scadenza, ma dire che cosa si doveva fare e dare il tempo di fare

quella cosa che veniva imposta. Che da parte di San Marino le intenzioni

fossero buone poi, lo dimostra il fatto che sebbene in quattro anni, le cose da fare sono poi state

effettivamente fatte. E quindi se tutto fosse stato impostato dall’Italia sapientemente

e in mani era non punitiva nei confronti di San Marino, io credo che il risultato

si sarebbe potuto tranquillamente raggiungere in sei mesi. Bastava avere avuto

le idee chiare allora.In definitiva Penso dunque che formalmente

sia la stampa che lo Stato italiano si siano comportati in maniera

ineccepibile, ma nei fatti abbiano fatto un grave torto a San Marino, perché

non si doveva creare un danno all’economia, non solo sammarinese

ma anche italiana: non si deve mai distruggere la ricchezza a vanvera.

A distruggere sono capaci tutti, a ricostruire invece poi ci vogliono gli anni”.

Qual è oggi l’immagine che avete di San Marino?

“San Marino è stato un Paese con relativa stabilità

politica negli anni in cui l’Italia ha attraversato un continuo tornado.

Oggi San Marino è entrata

nella white list, un risultato che dimostra che cosa è davvero questo Paese:

un popolo, un gruppo di dirigenti consapevoli,

di gente che sa fare il proprio mestiere. In questo anno 2014 posso dire

che l’immagine di San Marino non è mai stata così luminosa. Oggi ha

un’ ottima immagine per l’economia anche se penso che l’accaduto non sarà

sanato in tempi rapidi. Penso che non si tornerà mai al passato, le centinaia

di aziende chiuse pesano e rimane l’autocritica fatta poc’anzi sul

danno procurato. Col senno di poi sarebbe forse stata meglio un po’

meno luminosità, accompagnata da una migliore situazione produttiva”.

Secondo lei Tremonti non si è fatto pubblicità sulla pelle di San Marino?

“Tremonti era anticamente anche un collaboratore

del Corriere della Sera. Penso che Tremonti proprio perché era stato

consulente di San Marino, forse temeva di essere additato come troppo

buono nei suoi confronti e accusato di usare due pesi e due misure: nella

migliore delle ipotesi si può avanzare questa idea. Io come già detto, avrei

accompagnato un provvedimento che indicava la via di uscita. Faccio un

esempio: se io mi accorgo di qualcuno che non ha pagato delle tasse perché

non sapeva che si dovevano pagare, devo dare innanzitutto la presunzione

di innocenza, e in secondo luogo devo offrire l’opportunità di mettersi

in regola e dimostrare la propria buona fede. Se io rovino invece questa

persona, faccio una cosa che non va bene, seppure nel nome della giustizia.

Detto questo non mi piace criticare gli altri, semmai critico me stesso.

Critico la stampa per essere andata dietro al governo e aver scritto, andando

un po’ troppo per le spicce, che tutto quanto fatto contro San Marino andava fatto punto

e basta. Il rimprovero che faccio a me stesso come Direttore e non a Tremonti,

è di non essermi posto il problema che i sammarinesi posero, ovvero quello

di indicare una via di uscita, perché si stava facendo un danno enorme. E

di non avere prodotto neanche dieci righe per un’ idea su come uscire da quella

situazione che avrebbe evitato il colpo di pistola all’economia sammarinese”.

DA LA TRIBUNA SAMMARINESE  di DAVID ODDONE

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