ORO'S BLOG

RITORNO NEL SOLE


Anche questa volta vengo accolta dal solito vento caldissimo. Salutata da quel cielo che riconoscerei tra mille: terso, luminoso, impossibile da sostenere per i miei occhi troppo chiari se non protetti con gli occhiali da sole; impossibile da sostenere come lo sguardo di un uomo troppo bello che sta guardando solo me. Non è la prima volta che faccio questo viaggio. L’ho fatto decine e decine di volte, ma anche ora, già dall’aereo guardo il mare e mi emoziono come la prima volta che l’ho visto: il blu intenso interrotto a piccoli tratti dalla schiuma candida delle onde e da qualche imbarcazione. Rivivo ancora il paesaggio dell’interno visto sempre dall’alto. Le rocce assetate, dipinte con i toni bruni che solo quella terra può colorare. Sparuti cespugli di verde cupo e strade che ancora adesso, a distanza di vent’anni dal mio primo viaggio, non possono chiamarsi vere e proprie strade. Ma la Grecia è così: se la vuoi la devi prendere e non pretendere. Scendo dall’aereo, l’aria è bollente e quasi mi stordisce, il vento mi fa volare i capelli sul viso e sorrido. Il mio compagno di viaggio vuole tornare indietro, comincia a dire che se il clima è questo, per lui il viaggio in Grecia è già terminato … sorrido di cuore al suo capriccio e al fastidio dell’escursione termica da lui mal sopportata tra l’aria condizionata dell’aereo e la temperatura trovata sulla pista di atterraggio dell’aeroporto. Probabilmente vedendo che - differentemente da altre situazioni possibili causa di discussione - non gli rispondo, smette di lamentarsi e mi segue. Lo so che sono in vacanza con lui, ma egoisticamente rivivo per poco, da sola, quello che ho voglia di rivivere per conto mio. E’ come se tornassi a casa. Dopo tanti anni. Non sono Ulisse in versione femminile, e Penelope (in debita versione maschile) quando esisteva, non è rimasto a ‘tessere la tela’ a lungo, dopo la mia partenza. Ma è stato un sentimento comunque forte e importante, che mi ha fatto crescere, che mi ha regalato un passaporto virtuale ellenico, diventando una di loro anche se a quel tempo non mi importava. Parlare la loro lingua, mangiare quel cibo così diverso dalle mie abitudini; se dovessi descriverlo a colori avrebbe i toni del rosso dei pomodori, del verde quasi bruno delle olive, del bianco del formaggio (la féta), dell’argento delle sardine (che mangiavo fritte in gran quantità!) …Vivevo con loro, con i loro costumi, imparando che è bello fare festa anche quando non c'è occasione, ballare e bere oùzo, non dare importanza al tempo che passa: tanto passa comunque. Far passare tra le dita il 'passatempo' greco, il koboloy. Quello strano oggetto più o meno prezioso a seconda dello 'status' e dall'anzianità di chi lo possiede. Ho ancora negli occhi gli anziani seduti nelle taverne a bere oùzo, giocare a tavli e nella mano libera, l'immancabile koboloy. Ne ho avuto uno anch'io e lo usavo per tenermi compagnia. Adesso ne ho acquistato uno e lo uso come 'antistress'. Ricordo con tenerezza la loro incondizionata ospitalità, il caldo anche quando fa freddo. Vent’anni dal mio primo viaggio in Grecia. Vent’anni fà avevo vent’anni; il sole è sempre quello, come anche il mare. Venti anni fa cosa volevo per me? Quali erano i sogni per il mio futuro? Non mi ricordo, probabilmente nulla. Anzi ne sono quasi certa: il mio modo di essere in quel periodo era quello: non desideravo nulla, mi bastava quello che arrivava ... . E adesso? Vorrei tutto, desidererei vivere tutto. Dalla vita ho avuto tanto, lo so; rispetto a tanti, molto e forse anche immeritatamente. A volte mi sento così profondamente egoista … Dovrei solo raccogliere questi raggi di sole che arrivano sul mio corpo. Prenderli tutti come per potermi ricaricare. Guardare avanti,come vent’anni fa, mai indietro e non avere aspettative. Così se capita qualcosa di bello è una sorpresa inaspettata e se qualcosa non và per il verso giusto, vabbè, ci riprovo...