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Il buffone!


Il grande imbroglione  Il grande imbroglione Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.BERLUSCONI mente con costante insolenza. È una consuetudine che dasempre sollecita molte attenzioni per afferrarne le ragioni, per cosìdire, costitutive. Per dirne una. C'è chi vede, in quella coazione amentire, l'archetipo del Bambino come se alloggiasse nell'inconsciodel Cavaliere una personalità che "ragiona" in base al principio dipiacere e non al principio di realtà. Lungo questa via è suggestival'interpretazione di chi avvista Berlusconi afflitto da "pseudologiaphantastica".«Una forma di isteria caratterizzata dalla particolare capacità diprestar fede alle proprie bugie. Di solito succede - scrive Carl G.Jung - che simili individui abbiano per qualche tempo uno strepitososuccesso e che siano perciò socialmente pericolosi». Sono accostamentiutili e intriganti, ma rischiano di annebbiare quel che è semplice echiaro da tempo: se l'imbroglione è, come si legge nei dizionari, «unapersona che ricorre al raggiro come espediente abituale», Berlusconi èinnanzitutto un imbroglione.È un imbroglio, un abituale inganno l'ultimo flusso verbale del capodel governo - che come sempre parla soltanto di se stesso, soltantodel suo prezioso portafoglio, soltanto dei complotti che gliimpedirebbero di governare e arricchirsi. Berlusconi manipola fatti,eventi e contingenze della sua storia di imprenditore e di politicoper mostrarsi vittima di un'aggressione, nell'una come nell'altraavventura. Deve farlo, il Cavaliere, poverino.Non solo per una fantasia di potenza adolescenziale (anche perquello), ma (soprattutto) per la consapevole accortezza di dovernascondere il catastrofico fallimento della sua leadership e i sistemiche ne hanno fatto un uomo di successo.Dice il Cavaliere: «Mi trattano come se fossi Al Capone». Il fatto èche Berlusconi, con Al Capone, condivide il rifiuto delle regole, ildisprezzo della legge, l'avidità, una capacità di immaginazionedelirante. Come Al Capone testimonia simbolicamente la crisi dilegalità negli Stati Uniti degli Anni Venti, Berlusconi rappresenta -ne è il simbolo - l'Italia corrotta degli Anni Ottanta e Novanta, lacrisi strutturale della sfera pubblica che ancora oggi, nonostanteTangentopoli, comprime il futuro del Paese. Berlusconi è tutt'uno conquella storia e senza amnistie, riforme del codice (falso in bilancio)e della procedura (prescrizione) preparate dai suoi governi, eglisarebbe considerato un "delinquente abituale".Scorriamo i reati che gli sono stati contestati nei dodici processiche ha subito finora. La fortuna del premier è il risultato dievasione fiscale; falso in bilancio; manipolazione delle leggi cheregolano il mercato e il risparmio; corruzione della politica (che gliconfeziona leggi ad hoc); della polizia tributaria (che non vede isuoi conti taroccati); dei giudici (che decidono dei suoi processi);dei testimoni (che lo salvano dalle condanne). Senza il dominionell'informazione e il controllo pieno dei "dispositivi dellarisonanza", sarebbe chiaro a tutti come la chiave del successo diBerlusconi la si debba cercare nel malaffare, nell'illegalità, nelpozzo nero della corruzione della Prima Repubblica, di cui egli è ilfiglio più longevo.Deve farlo dimenticare e deve mentire per tenere in vita la mitologiadell'homo faber e il teorema vittimistico. È quel che fa pernascondere il passato e salvare il suo futuro. Confondendo come sempreprivato e pubblico, Berlusconi ora denuncia anche un assalto al suopatrimonio, la sola cosa che ha davvero a cuore. Si lamenta: «Controdi me tentano anche un attacco patrimoniale: a Milano c'è un giudice,di cui potrei dire molto, che ha formulato un risarcimento di 750milioni per la tessera numero 1 del Pd, De Benedetti, per un lodo acui la Mondadori fu costretta. È una rapina a mano armata».Si sa come sono andate le cose. La Cassazione dice colpevoli ilgiudice Vittorio Metta e gli avvocati Cesare Previti, AttilioPacifico, Giovanni Acampora (assistono la Fininvest nella guerra diSegrate): hanno barattato la sentenza del 1991 sul cosiddetto "LodoMondadori" che, a vantaggio di Berlusconi, ha sottratto illegalmentela proprietà della casa editrice a De Benedetti (editore di questogiornale). Sono i soldi della Fininvest che corrompono il giudice, maSilvio Berlusconi si salva per una miracolosa prescrizione.Per il suo alto incarico (nel 2001 è capo del governo) gli vannoriconosciute - sostengono i giudici - le attenuanti generiche e quindila prescrizione e non come sarebbe stato più coerente, proprio per lesue pubbliche responsabilità, le aggravanti e quindi la condannainsieme agli uomini che, nel suo interesse, truccarono il gioco.«Corresponsabile della vicenda corruttiva», il Cavaliere con Fininvestdeve ora risarcire - come ha deciso la Cassazione - i danni morali epatrimoniali quantificati in primo grado in 750 milioni di euro.Troppo o troppo poco, lo dirà il giudice dell'appello che decideràdegli interessi di due privati e non, come vuole far crederel'Imbroglione, di due fazioni politiche.È altro quel che qui conta ripetere, una volta di più semmai ce nefosse bisogno. Come dimostra il tentativo di gettare nel calderonedelle polemiche anche un suo affare privato, dietro la guerrascatenata dal capo del governo contro la magistratura ci sono soltantogli interessi personali del premier. Null'altro. Riformacostituzionale, riforma della giustizia, asservimento del pubblicoministero al potere politico, che oggi paralizzano la vita pubblicadel Paese, sono soltanto gli espedienti ricattatori di Berlusconi perottenere un salvacondotto che lo liberi dal suo passato illegale, dauna storia fabbricata, oggi come ieri, con l'imbroglio.