OCEANO TERRA

Una piccola estiva speranza.


Guardare il mondo con gli occhi di un bambino, dicevo poco fa mentre parlavamo del più e del meno con un vicino di casa.Impegnato a preparare il cibo per i miei due cani, questa frase mi torna e ritorna alla mente.Vero. Quanto spesso vediamo senza vedere, quante volte magicamente apriamo un rubinetto e diamo per scontato che scenderà l’acqua. Ma da dove arriva, come arriva, è una questione che tocca i bambini. O il mio cane, che quando apro il rubinetto resta fisso a guardare l’acqua che scende e quando lo chiudo fa il muso sorpreso. Si, perché quante cose diamo per scontate noi “ grandi”…Quanti gabbiani vediamo volare in realtà senza vederli, quante volte abbiamo visto un tramonto senza vederlo o un alba annebbiata da una notte insonne e di festa con l’unico pensiero di trovare un bar aperto per un cornetto e un caffè.Un bambino guarda un oggetto che non ha mai visto, lo gira e rigira nelle mani, lo osserva..Ultimamente devo dire che ho cominciato a dubitare di questo.Vedo i bambini che vedono sempre meno le cose. Forse crescono prima di quanto crescevamo noi.Si, forse è così.. O forse sono talmente veloci per  una sorta di una qualche mutazione genetica in atto, data da un adattamento ad un mondo in corsa folle, che anche loro si fermano oramai alle apparenze e danno già per acquisito il tutto dopo averlo visto una volta.Si, forse è così.. “Guai a lasciar crescere troppo il bambino che c’è in te”  dicevo spesso, quasi enfatizzando la frase con un che di nobile, di divino.“Il segreto della consapevolezza è questo”, aggiungevo.Ricordo, in un’alba nell’Egeo mentre un traghetto mi riportava ad Atene dopo mesi passati su un isola, la schiera di gabbiani, come dei rimorchiatori che  vanno incontro alle petroliere per guidarle verso il porto, si davano il cambio sulla scia della nave a poppa in due file, una a destra e un a sinistra senza sbattere minimamente le ali e sfruttando solo la scia di aria creata dal movimento ancora veloce del traghetto della linea Minoica. Come ciclisti che si danno il cambio si facevano sfilare di lato e si accodavano per tornare in cima poco dopo in un lungo trenino.Lì , fra la gente assonnata che fumava, qualcuno che dormiva sulla panchina del ponte, ho provato una gioia immensa di poter esser spettatore di un qualcosa di così affascinante e un moto di invidia  verso quei bianchi uccelli saliva dal di dentro.Ancora oggi mentre guardo un tramonto cerco sempre di assaporare questa cosa grande che mi si para davanti e mi trovo a immaginare il sole che, lentoe inesorabile, comincia ad arrivare alle spalle di chi lo ha visto scomparire davanti come me dodici ore prima.Non serve a niente , mi dicono. “Non vivi con questo” mi dicono. Certo! Ma senza questo muori lentamente gli risponderei. E forse questo è il motivo dei sempre meno “perché”  dei bimbi e del motivo che magari fa durare sempre meno la fase dei “perché” (sentivo un padre tempo fa in una spiaggia “BASTA CON ‘STI PERCHEE’! ohh perché dire questo ad un bimbo!! Lascialo vedere, sognare..) ..o forse..è una mia sensazione.Si, forse è così.. I miei due nipoti più grandi oramai l’hanno passata da molto..Il più piccolo da un po’ di anni.Ma come un lampo improvviso wroom! Come una pietra che si stacca da un pendio carsico, così all’improvviso, sta li per anni e poi quando meno te lo aspetti wroom! Giù verso valle!Così come un sasso di un muro a secco “decide” dopo 50 anni di cadere wroom! Così mio nipote vicino a me mentre guardavo in alto un gabbiano che sfruttava solo le correnti di bora ad ali aperte, mi fa :- “zio…ma come mai i gabbiani possono volare e noi no?” cos’è che hanno che li fa volare?”…..wroom!! E torno a casa contento, c’è ancora speranza.