OCEANO TERRA

Polvere di sogni


   “Cosa diavolo sta succedendo! Voglio una spiegazione reale non favole!”Il Re, figura imponente sulla strada dell’autunno ormai, come i suoi capelli lasciavano intravedere, camminava avanti e indietro per l’immenso salone che faceva da studio personale, fermandosi a volte per rileggere l’ultimo comunicato recatogli da uno dei suoi messi, quasi potesse cambiare qualcosa con il passare dei minuti. Quasi potesse trovare una soluzione tra un solco e l’altro dell’inchiostro.“Fino a ieri tutti, tutti voi, dicevate che avreste avuto sempre e in ogni caso la situazione in pugno, che il popolo sarebbe stato con me sempre, che mi avrebbero amato sempre e avrebbero accettato sempre di buon grado ogni cosa gli avessi proposto. Sempre…sempre…”Arrivò imponente davanti ai due sguardi sfuggevoli.Uno dei due servitori si sporse verso di lui come per accennare un qualcosa ma commise l’errore di avvicinarsi troppo. E quel pensiero rimase cristallizzato come rugiada fatta brina prima di divenir  parola. Un raggio di sole improvviso, la mattina passata una collina, ti fulmina gli occhi all’improvviso facendoteli chiudere d’istinto. Una mano forte e villosa arrivò sul suo viso e così fu, li chiuse d’istinto, ma la forza che alimentava quel gesto non era paragonabile alla luce accecante del sole e lo scagliò, esile e minuto com’era, contro la vetrata che dava sul balcone, lo stesso dove fino a pochi giorni prima si affacciava con il suo padrone per i bagni di folla ormai usuali in tutti quegli anni. Il vetro tremò con fare sinistro lasciandolo a terra con gli occhi stretti e le mani a coprirsi la testa e ad aspettare la pioggia di cristalli. Il fisico emaciato fu la sua salvezza, infatti, nonostante il forte colpo, il vibrare del vetro andò scemando e,  come un temporale annunciato da tuoni imponenti che un vento improvviso trascina a spegnersi in lontananza, non portò nessuna pioggia. Un sospiro venne dal profondo, spezzato a metà da un calcio nello stomaco che lo fece rimanere in apnea come avessero consumato tutta l’aria intorno, rimase lì, annaspante, con la bocca aperta come un pesce appena pescato.Un dito tozzo, villoso e minaccioso si levò contro di lui.“E tu! Maledetto incapace – riprese il monarca- mi dici che sarebbe tutta colpa di un pozzo! Colpa dell’acqua di uno stramaledetto pozzo?!”L’altro servitore fino ad ora in disparte, con la voce tremante, disse qualcosa che voleva essere un  ” ascolti mio signore…”  Il Re si girò di scatto fulminandolo con occhi gonfi dal colore di un tramonto incoraggiante, mentre lui continuava con un ardire figlio più della disperazione che di  virtù nascosta, “ mi lasci spiegare con calma in poche parole e potremmo così trovare una soluzione, a tal proposito mi son permesso di chiamare a palazzo il suo fedele amico, il mercante che già tante gioie ha diviso con voi.” Quelle parole sembravano sortire l’effetto voluto e il Re, alzando la testa verso il panorama aldilà della vetrata ebbe subito un’espressione diversa, mentre il secondo servo tenendosi a debita distanza aiutava il mingherlino a terra a rialzarsi il sovrano disse:- Va bene! E sia! Mandatelo a chiamare e parliamone con calma. Il mercante era un uomo giunto a corte parecchi anni prima e tra mille proposte e affari buoni era entrato nelle grazie del regnante diventando anche piuttosto intimo,  nel frattempo l’uomo aveva usato il potere e le conoscenze del Re per accrescere i suoi averi.Uomo sempre sorridente e affabile, severo quando si trattava di discutere seriamente se un terreno doveva essere usato a pascolo o usato per costruire delle nuove case, una serietà che incuteva timore ai tutti i consiglieri del Re e faceva a pugni con la sua non proprio prestante fisicità. Alto poco più di un metro e sessanta, faceva anche fatica a salire a cavallo e le malelingue di palazzo dicevano avesse dei rialzi dentro gli stivali per sembrare più prestante.Con il tempo però, aveva conquistato un po’ tutto il territorio intorno alle mura del castello e non c’erano botteghe, osterie, fabbri o contadini che non fossero in mano sua. Tutto naturalmente con l’approvazione del Re che lo aveva aiutato non poco e gli aveva concesso molti dei suoi territori.Per questo motivo il monarca si rasserenò al sentir il nome del suo grande amico.Infatti, anche lui avrebbe avuto interesse a evitare una rivolta popolare.  Il mercante entrò nel salone senza essere nemmeno annunciato, con un sorriso gaudente, camminata sicura e stivali un po’ particolari. Quando il Re lo vide, gli andò incontro abbracciandolo, facendo sembrare il piccolo uomo quasi un nano da circo fra le sue vecchie ma ancora robuste spalle.“Ascolta amico mio- esordì il piccolo uomo- ora ti spiego come sono andate le cose e vedrai che una soluzione la troviamo. Dopo tante battaglie vittoriose insieme vedrai che faremo nostra anche questa.”.“Mio caro e fedele amico – disse il Re guardandolo negli occhi- qui il problema è grosso, la gente è impazzita e rischio non solo di perdere il regno, ma anche tutti i tesori che ho accumulato in questi lunghi anni di fatiche. Non pretenderai che mi faccia spogliare di tutto.”.Il piccolo uomo guardò i servitori e disse:-  Gli avete spiegato come stanno le cose? Cos’è successo davvero? I due uomini, lo sguardo balbettante, incrociarono gli occhi ancora di sangue del sovrano che si affrettò subito a toglierli dall’imbarazzo “No! –disse- non hanno saputo far altro che blaterare del pozzo del paese dell’acqua e altre scemenze simili.“Infatti, è cosi “, lo interruppe il mercante, lascia che ti spieghi.E così dicendo si sedette sul divano facendo cenno al Re di seguirlo. Un po’ sorpreso da un comportamento simile ma ormai disperato, il Re lo seguì e sedette accanto a lui.“Vedi”, disse il mercante girandosi verso il Re, per spodestarti e privarti delle tue ricchezze un uomo malvagio ha assoldato un mago e una strega affinché preparassero una pozione magica che ha il potere di rendere pazzi gli uomini, poi nottetempo, l’ha versata nel pozzo del paese, di cui tutti si servono a parte tu. Tutto il popolo è impazzito, non capisce più quello che dici, anche se fino a ieri andava bene per loro. Anche tutto quello che hai fatto è diventato all’improvviso opera di un pazzo”. “ Ma se mi stai dicendo che sono loro a esser diventati pazzi – esclamò il Re di nuovo arrossando-  come sarebbe che sono io il pazzo! Io sarò il normale semmai!”“Certo, caro amico –disse il mercante mettendogli una mano sulla spalla- ma loro sono tutti pazzi e sono la maggioranza, e quindi se ne deduce che, essendo solo tu diverso, sei tu il pazzo per loro.”  “Consentimi –il mercante si alzò dal divano invitando il Re a seguirlo- io una soluzione l’avrei per risolvere il tutto e darti la possibilità di uscirne bene”. Così dicendo lo prese sottobraccio e si allontanò dai consiglieri camminando lentamente, arrivati lontano da orecchie indiscrete davanti alla vetrata risparmiata dalla furia regale poco prima, disse:- Certo che questa non è una bella situazione. In nome della nostra vecchia amicizia però avrei in mente un modo per dare a te la possibilità di mantenere le tue ricchezze e a me di aumentarle. Potremmo sfruttare la situazione che si è creata e girarla a nostro favore.“Dimmi come, ti ascolto!” esclamò il re con un’aria fra il calmo e il supplichevole, l’aria di uno che decide di pendere oramai dalle labbra di un altro uomo piuttosto di pendere da una forca in mezzo ad una piazza tra la folla inferocita. “ Tu dovresti abdicare. Così la gente sarebbe soddisfatta. Dovresti  mettere al tuo posto una persona di cui si fidino e che nello stesso momento ti permetterebbe di trovare riparo nel regno oltre il mare dal tuo amico Conte che sicuramente ti accoglierà a braccia aperte.”Il Re s'irrigidì, nella luce ambrata del tramonto che illuminava il suo volto provato, ebbe un sussulto, come se  i suoi sensori da esperto despota fossero entrati tutti in allarme a quelle parole.Si girò verso il mercante che lo guardò con aria sorniona, l’aria di uno che ti dice con un sorriso:  “Sì, hai capito bene...”“Tu?!” esclamò il Re e abbassando subito la voce aggiunse “Come farai a tenere a bada una folla che tu stesso hai definito pazza pochi minuti fa! ”“Non ti preoccupare -rispose l’uomo- è il minimo per una persona come te che mi ha dato tanto, ho già un piano in mente. Tu, però, devi partire prima possibile.”Il Re restò in silenzio a guardare senza vedere il muro di cinta incamiciato dall’edera e più in là il rosso tramonto, poi si girò verso il mercante.E lo abbracciò.“Grazie amico mio, sapevo che non mi avresti mai abbandonato, ma tu che farai, ora che resti solo contro un popolo che potrebbe farti perdere tutto quello che hai conquistato in questi anni”.Il piccolo uomo lo guardò negli occhi e disse:- Fidati..ci penso io!E così, con quest’ultimo abbraccio  suggellarono il passaggio di consegne e il Re, affranto ma sollevato, si avviò verso lo scrittoio con passo lento che lo faceva  sembrare ancora più vecchio.I consiglieri si guardarono, poi indugiarono sullo sguardo del mercante, da lontano lui fece un sorriso ed un cenno di intesa. Un sospiro silenzioso salì dai loro cuori.                                                         “Signori, sono pronto!” Il nuovo Re stava davanti ai pesanti intarsi di legno e ferro del portale che si apriva sulla piazza del paese, circondato dalle sue guardie, bardato di tutto punto, ma non troppo appariscente, si era preparato con cura.Negli ultimi giorni si era fatto preparare tutta una serie di messaggi distribuiti ai suoi nuovi messi che li avevano letti in tutti gli angoli delle strade e, ormai, il popolo era curioso di vedere e sentire cosa avesse da dire questo mercante che aveva spodestato, secondo la loro opinione dovuta all’intruglio nel pozzo, un Re folle e ladro.Ora era il momento si assicurò che la piazza fosse piena e diede il segnale.Le porte si aprirono. Un grande sorriso illuminò il volto dell’ex mercante, mentre la folla si apriva come acque bibliche al suo passaggio per richiudersi subito alle sue spalle, il che preoccupò non poco le guardie che stavano intorno al loro sovrano. Lui era sicuro. Sicuro nel passo, nel sorriso, nello sguardo, ma si guardava bene dal parlare. Arrivò in cima alla piazza, davanti al pozzo. Ordinò ai suoi servi di attingervi un po’ d’acqua.Un brusio di gente incuriosita cominciò a serpeggiare tutt’intorno.Appena il secchio fu pieno lui, da una delle tasche, prese un bicchiere di rame preso nelle cucine, lo immerse in quell’acqua fresca e  bevve tutto d’un fiato.Per un attimo si guardò intorno, poi all’improvviso, senza nessun preavviso una fiammata gli salì da dentro, un calore che dalle gambe arrivava sempre più su, fino al petto, ancora più su fino alla testa e, trovate precluse altre uscite s’insinuò negl’occhi facendoli avvampare. Poi cessò.Si girò verso la piazza ormai ammutolita e parlò…La gente disse subito: "Questo sì che si capisce quando parla."  Bonifico1 /  Gentile cliente il denaro verrà accreditato nell'arco di 2-5 giorni.. li portano con la diligenza si vede.Bonifico2 / gentile cliente naturalmente esclusi i week end e le feste comandate..certo logico. I cavalli devono pur riposare..my god!Bonifico3 / gentile bancario..visto che sono circa 50 km facevo prima a portarli io.Bonifico4 / gentile cliente lei può portarli naturalmente senza fare il bonifico ma non possiamo darglieli subito. Deve prenotarli.Bonifico5 / gentile bancario il saldo mi dice disponibilità 4500 euro…come non li posso avere subito…Bonifico6 / gentile bancario..mi chiudono la luce dell'azienda se non pago entro oggi. Come dice? Faccio un assegno? clic! buonanotte...Bonifico7 /EPILOGO  gentile bancario, nel ringraziarla per la pazienza avuta nello spiegare a un “folle” come funzionano le cose, volevo solo farle presente che mia moglie ha versato 4390 euro stamattina alle 9. Ma siete pazzi?!   Aprì gli occhi. Lenti i sensi riaffiorarono, come polvere che si posa dopo un soffio di vento, il pulviscolo delle sensazioni divenne tutt’uno adagiandosi sulla coscienza e il sonno profondo da cui era stata spazzata lasciò il posto alla veglia.Quanto aveva dormito? I fogli degli appunti ancora lì vicino. Angoscia. Sembrava vero quello strano sogno. Volava troppo con i pensieri durante il giorno e quando questi si fondevano all’altro ingrediente che caratterizzava spesso le sue giornate, la mancanza di sonno, ecco che il cocktail era servito. Un sonno lungo e profondo fatto di voli, di viaggi, di parole di  gente di suoni. Mondo in bianco-nero lo chiamava spesso. Quel sogno invece aveva colorato ogni angolo delle sue immagini. Chiuse gli occhi, cercò di fermare i ricordi prima che la ragione, prepotente e aggressiva, avesse modo di nasconderli nei mille cassetti della memoria.Prese gli appunti, come a darsi la tranquillità della realtà. Era lì...si era addormentato subito dopo aver spento il ronzare insistente della consuetudine che come ogni mattino non dava adito a dubbi sul fatto che fossero le 8.30. All’improvviso si girò verso l’orologio. Possibile? Erano le 8.33. Tre minuti era durato quel lungo sogno. Si spogliò entrò nel bagno e mentre il rubinetto faceva scorrere una cascata d’acqua sempre più fresca, lo specchio gli rimandò l’immagine consueta di uno stanco risveglio, emozioni contrastanti, ragione combattuta per ricordare, risentire, rifare la strada fatta, le sensazioni avute, vedere ancora un attimo ma con mente cosciente attraverso quei granelli polverosi in volo per scoprire con razionalità cosa ci fosse oltre.Il sorso abbondante di fresca acqua mise al tappeto l’inconscio riportando alla vittoria una volta di più i grani della ragione. Il vento che voleva ancora teso su quella polvere oramai quasi posata smise di soffiare.La doccia fu ordinaria. Avvolto nell’accappatoio, prese il telefono cercando in memoria il numero.A volte tre minuti sembrano un giorno, a volte bastano per arrivare tardi ad un appuntamento telefonico. Un messaggio di un’insensibilità innata rimandava la voce di un contatto oramai sfuggito alle celle fameliche dell’etere.Si distese ancora umido di profumo decantato al pino ma intorbidato da grassa lisciva.Il ricordo tornava. Doveva scriverlo. Doveva decidersi in modo definitivo. Non ci voleva poi molto.Un blocco vicino al letto, una penna. Un blocco sempre in tasca per gli inevitabili lampi durante la giornata, sfuggiti alla vigile rete cosciente. Come scrivere quegli incredibili tre minuti vissuti da poco?Lo farò dopo, ora non posso! Esclamò a se stesso.Si alzò con un balzo dal letto. Doveva assolutamente andare in banca. Doveva assolutamente pagare la bolletta aziendale. Quel pensiero alzò un po’ di polvere posata. Un lampo improvviso venuto dal sogno, un’ultima rimembranza lo bloccò. Un sorriso mosse lo specchio davanti a lui. Un pensiero davvero divertente. Pensa se le cose fossero così anche nella realtà!