Odeporica

Morte e vita


 
 ...e la follia mi prese, mi fiondai per le scale, dovevo andar via, dovevo scappare.Il mare, il mio mare mi chiamava, mi reclamava.Andai lì, sul lungomare, sulla mia panchina, la nostra.Mi ancorai con quanta forza avevo nelle mani a quella panchina solitaria. Infuriava la tempesta, dentro e fuori di me. Non avevo mai visto il mare alzarsi così, il suono delle onde contro la scogliera si confondeva e si mescolava a quello dei tuoni. Gli alberi di palma che seguivano da sempre il marciapiede non sembravano neanche più sulla sessa retta. Si piegavano oscillando in tutte le direzioni, piegati al volere del vento, che spazzava via ogni cosa.Non so neanche come avevo fatto a camminare fin lì, esile e distrutta com'ero.Ero distrutta. Dentro di me solo distruzione. E il vuoto. Un ingombrante niente.Cercai di urlare, ma dalla gola uscì solo un rantolo soffocato, singhiozzavo e piangevo, tossivo tra un sussulto e un conato di vomito. Il vento portava via le mie lacrime facendole danzare insieme alle gocce di pioggia impazzite.  Il rumore sordo e continuo che mi circondava faceva eco dentro di me. Rimbombava dentro. Dentro le orecchie, dentro la testa, picchiava sulle tempie al ritmo dei battiti del mio cuore spezzato a metà.Il mio cuore.Perchè non smetteva di battere? Perchè continuava a farmi soffrire così?Un rombo incessante mi scuoteva l'anima, Mi sentivo come deve sentirsi un palazzo quando sta per crollare, uno di quei crolli ad implosione. Una volta venuto giù sarebbe stato il vento a spargere macerie e polvere. Il vento. Sembrava urlarmi contro. Guardavo la banchina e pensai che sarebbe bastato un attimo, non mi avrebbero trovato più. Con la mareggiata che imperversava sarei finita disintegrata contro gli scogli o portata chissà dove dalla corrente."NO! NO! NO!!!"Urlai con quanto fiato avevo in gola. Non potevo finire così. Per colpa tua poi, che te n'eri andato così, senza salutare e senza una parola.Lasciai le porte dell'anima aperte, affinchè il vento spazzasse via quell'insana voglia di smettere di respirare. Lasciai che entrasse prepotente nei miei polmoni a darmi nuova linfa. Spalancai gli occhi quando un'onda prese a schiaffi il mio viso riportandomi alla realtà.Nelle orecchie il rombo assordante dei tuoni e del mare e del vento.Incessante.Crescente.Il rumore del dolore.Cresce piano, con piccole crepe impercettibili. Quando poi pensi di riuscire a tenere tutto insieme ti accorgi che solo due mani non bastano a frenare il dissiparsi di un'effimera illusione che rinnega la realtà.Ed è solo quando l'angoscia s'impossessa di te che esplode il rumore e implode l'anima. Ti schiaccia, ti sommerge e ti devasta. La bocca ti si riempie di polvere e non riesci a respirare. E smetti di respirare. E muori dentro.Dentro di me eri morto tu.L'emozione esplose improvvisa e violenta e si perse nel rombo di un tuono, così come le note cristalline della mia risata si perdevano nell'aria, trasportate chissà dove dalla forza del vento.Dalla prepotenza della vita.Eri morto tu. Era morto un pezzo di me. Ma dentro di me c'era ancora vita.La mia vita.*...la morte può essere vita?