Odeporica

Similitudini


Ero in viaggio, in auto, rapita dalla musica e dai pensieri. Il tergicristallo con il suo movimento ritmico e lento accentuava lo stato ipnotico in cui mi avevano condotto i miei pensieri. Non conoscevo il luogo dov'ero diretta, ma mi era stato descritto come un posto dove il tempo sembrava essersi fermato e fortunatamente non era difficile da raggiungere. Il meeting di lavoro sarebbe cominciato l'indomani con una conferenza e poi un pranzo. Avevo deciso di partire con un giorno di anticipo perchè dovevo spostarmi di diversi chilometri, ma questa motivazione altro non era che una scusa. Avevo semplicemente bisogno di restare un po' da sola. Dovevo far ordine nei miei pensieri. Diversi eventi avevano portato scompiglio dentro me e mi rendevo conto che facevo sempre più fatica a gestire le mie emozioni. Passare qualche ora da sola mi avrebbe permesso di capire il da farsi.Ero appena uscita dall'autostrada quando smise di piovere e la campagna era illuminata da un sole basso che, facendo capolino tra le nuvole, lentamente si spegneva all'orizzonte.Uno spettacolo bellissimo. Un fiume, un ponticello, delle case, qualche albero e delle macchie colorate di cespugli in fiore. Mi fermai sul ciglio della strada e scesi dall'auto. Quell'incanto meritava tutta la mia attenzione e scattai anche qualche foto. Guardando l'equilibrio perfetto di forme e colori accompagnato dal rumore sordo di un trattore in lontananza pensai che era la rappresentazione in natura di ciò che ognuno di noi ha dentro.Le similitudini tra alcuni panorami e l'animo umano mi sorprendono sempre.Sorrisi pensando a quanto fosse cruda la mia capacità di razionalizzare la poesia, trasmutando uno scenario da favola in una fredda immagine della psiche.La mia riflessione però non era sbagliata, più coglievo i dettagli di ciò che i miei occhi osservavano più mi rendevo conto che il vedere e il percepire a volte collimano alla perfezione.Guardavo il paesaggio e pensavo che l'animo umano era esattamente così. Una distesa immensa di colori e profumi. Il fiume incanalava e portava via le esperienze negative, le brutture e le sofferenze che servivano però per dare nuova vita a tutto il resto; nella terra fertile ci vedevo il futuro, era la metamorfosi del nulla in tutto; le piccole costruzioni bianche, lì da sempre, erano le certezze, gli affetti sinceri, la famiglia. Gli alberi come gli amici, pochi ma ben radicati. Ricordo ancora l'albero di carrube sul quale mi arrampicavo da bambina e a cui raccontavo i miei sogni. Lo chiamavo l'amico buono. I cespugli in fiore erano gli attimi di allegria e spensieratezza che portano una nota di colore nelle giornate tutte uguali. Il fattore era ancora lì, in giro per i campi, instancabile, meticoloso e sempre attivo, proprio come la nostra mente. Veniva di nuovo giù la pioggia e l'acqua nel greto aveva accelerato il suo corso, notai allora che vi erano dei canali laterali che ne permettevano il defluire per evitare che il fiume straripasse. Anche nella vita è così. Abbiamo il nostro fiume di lacrime dentro, che lasciamo scorrere lento, pigro e costante, ma se aumenta d'intensità troviamo sempre una scappatoia laterale per riuscire a gestire la sofferenza. C'è chi si rifugia nello shopping, chi mangia chili di nutella e chi litiga col mondo intero. Almeno finchè l'allarme non rientra e il fiume riprende a scorrere lento.Mi rimisi in macchina e ben presto arrivai in albergo. Mi sistemai e dopo una cena leggera consumata in camera mi misi a letto. Credo di non aver mai dormito così profondamente. Ma era solo la quiete prima della tempesta. Mi svegliai che pioveva a dirotto, avevo fatto bene ad anticiparmi e fortunatamente per i successivi due giorni non mi sarei mossa da quell'albergo. Andò tutto come previsto, la mia efficienza aveva fruttato all'azienda un nuovo pacchetto clienti. Avevo tutto sotto controllo. Almeno all'apparenza.Dentro ero in uno stato confusionale totale. Le telefonate che avevo ricevuto in quelle ore mi avevano spezzato a metà, non riuscivo più a contenere pensieri ed emozioni, non riuscivo a chiudere le brecce che si erano aperte e stavano facendo fuoriuscire tutto il male che avevo dentro. Inventai una congiuntivite per giustificare gli occhi gonfi e gli occhiali scuri. Non riuscivo a smettere di piangere.Mi rimisi in auto per rientrare a casa, ma guidavo automaticamente, senza leggere le indicazioni, andando semplicemente dove la strada mi portava. Un tuono mi scosse fin dentro l'anima e in preda ad una crisi di nervi e di pianto persi il controllo dell'auto finendo nel campo che costeggiava la carreggiata. Non so per quanto rimasi lì, mi ripresi come se mi fossi svegliata da un incubo, il sole era in cielo ed io ero bagnata e infreddolita, dovevo esser scesa dall'auto per poi risalirvi. Misi in moto l'auto, che partì con non poca fatica, e muovendomi lentamente riuscii a venir fuori da quel pantano. Mi sentivo svuotata e senza forze, volevo solo tornare a casa, dai miei cari, ritrovare le mie casette bianche in cui rifugiarmi, le mie certezze.Lungo la strada trovai una deviazione, che mi portò ad attraversare un ponte. Restai a bocca aperta. Lo spettacolo di due giorni prima si era trasformato nel nulla. Non c'era più niente. Solo acqua. Acqua ovunque. Il fiume era tracimato sommergendo e invadento tutto. Portando solo distruzione. Piansi in silenzio guardando quel disastro. Piansi pensando che era ciò che era successo a me. Il mio fiume non era riuscito a contenere la sofferenza ed era straripato, in preda a un'alluvione di pensieri avevo perso il controllo ed ero finita fuori strada. Può accadere a chiunque, e sarebbe potuta andare peggio. Ora ero sola e spaventata, ma ero ancora in piedi. Come il buon fattore dovevo solo rimboccarmi  le maniche e ricostruire. Risalii in auto e tornai a casa.La sofferenza si può gestire quando sai che sta arrivando, quando il greto riesce a contenerla e quando riusciamo a deviare il suo corso incanalandola per alleviare la sua forza. Ma quando arriva improvvisa come un'onda di piena, non si riesce a contenerla e ciò che porta è solo distruzione. Quando poi si cheta ritroviamo il fattore che, caparbio e risoluto, ricomincia il suo lavoro di ricostruzione. E stavolta lo scenario che ne risulterà sarà più bello di prima.