Creato da oiggas il 01/12/2006

Guerra e pace

Antinomie inespresse

 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 19 Novembre 2008 da oiggas
 

COMPRENDERE L'ATTUALE CRISI...PER SAPERE COME SI CONCLUDERA'

DI PIERRE LACONTE

forumpourlafrance


Sono parecchi anni che spieghiamo, specialmente nei nostri libri, alla
luce delle analisi svolte dagli economisti della Scuola austriaca (Carl
Menger, Ludwig von Mises, Friedrich von Hayek, etc.) e dai loro
colleghi liberali francesi (Jacques Rueff, Charles Rist, Maurice
Allais, etc.), che la crisi finanziaria, borsistica, obbligazionaria e
poi economica a venire era ineluttabile e che la sua causa principale
sarebbe di natura monetaria.


In effetti, a provocare la cronica instabilità monetaria nazionale ed
internazionale è il progressivo abbandono, nel corso del XX secolo,
della base aurea e dei tassi di cambio fissi, abbandoni che hanno dato
agli Stati e alle banche centrali i poteri esorbitanti di creare sempre
più moneta ex nihilo. nonché di manipolare in permanenza i tassi di
cambio e d’interesse. Da una parte, perché « quando la moneta cessa di
essere un bene reale o di riferirsi ad un bene reale, essa diventa un
buono d’acquisto poco distinguibile dal credito » (Raymond Aron) e,
dall’altra parte, perché l’esperienza storica dimostra che ogni volta
che uno Stato o una banca centrale ha disposto del monopolio di creare
moneta, ne ha sempre abusato.


A questo proposito, il crollo finale del Sistema monetario
internazionale (rinnovato con gli accordi di Bretton Woods del 1944), a
causa della voluta cessazione nell’agosto 1971 della convertibilità del
dollaro in oro e di tutte le altre monete nel dollaro, fino a quel
momento reputato « buono quanto l’oro », ha alla infine dato agli Stati
Uniti l’esorbitante privilegio monopolistico di fare della loro moneta
nazionale, da quel momento di carta e puramente fiduciaria (« fiat
currency »), la moneta mondiale. E dunque, da quel momento in poi, di
poterla emettere a seconda dei loro bisogni in quantità sempre più
considerevoli, poiché non erano più costretti a limitare la sua
produzione in funzione delle loro riserve d’oro.


Tutto questo, oltre alla fine di ogni etica di responsabilità nella
maggior parte delle gestioni pubbliche come dimostra il lassismo delle
« politiche monetarie », ha avuto infine come conseguenze : l’estrema
volatilità dei tassi di cambio, la perdita costante del potere
d’acquisto di tutte le monete, gli incontrollati slittamenti
inflazionistici, l’aumento senza limiti del debito pubblico e privato,
il ricorso a tutti i possibili meccanismi di credito basati sul nulla,
la moltiplicazione di strumenti finanziari speculativi, la
generalizzazione di dubbie pratiche da parte di sempre più intermediari
finanziari, etc. E, più in generale, ogni sorta di squilibri economici,
commerciali, sociali e politici, all’interno degli Stati come tra di
essi, che hanno dato vita a molteplici crisi successive, ognuna più
distruttiva della precedente, fino all’attuale debacle, iniziata nel
2007 e della quale avevamo annunciato con molta precisione i tristi
successivi sviluppi, come il crac borsistico finale. La cosa non è
sorprendente, poiché « nessun sistema monetario può sussistere se i
detentori della moneta non sono convinti che il potere d’acquisto di
tale moneta resterà stabile per un periodo di tempo relativamente lungo
» (Rist) e che « la moneta è il carburante che alimenta sempre
l’inflazione… Senza ordine monetario, non ci sono che rovina e
schiavitù» (Rueff).


L’attuale crisi, iniziata dapprima negli Stati Uniti con
l’implosione dei crediti « subprime », sottoscritti con la benedizione
dei « regolatori » da debitori privati americani poco solvibili che non
sono stati più in grado di assicurarne il rimborso (degli interessi e
del capitale) in seguito alla caduta dei prezzi immobiliari in quel
paese, trova anch’essa la sua origine nella cartolarizzazione. Questa
innovazione finanziaria, sviluppata anch’essa di concerto con i «
regolatori » che hanno permesso di integrare questi « subprime » senza
valore in molteplici strumenti obbligazionari anch’essi tutti tossici
(eppure valutati con favore dalle agenzie di rating complici) venduti
dalle banche americane ad ogni sorta di investitori e di banche nel
mondo intero, ha alla fine contaminato tutto il sistema bancario
americano e poi quello internazionale che ha sfiorato la distruzione.
Se la « politica monetaria » americana, decisa da Alan Greenspan per
mettere fine al precedente crac borsistico, non si fosse tradotta in un
ribasso senza precedenti dei tassi d’interesse americani a breve
termine e in un’emissione, anch’essa esagerata, di liquidità, l’attuale
crisi mondiale del credito non sarebbe avvenuta in un modo così
drammatico. In modo tale che la principale responsabilità del presente
disastro non incombe sugli attori dei mercati, ma sui «regolatori» e
sulla stessa Federal Reserve, sulle irresponsabili agenzia di rating
come sui dirigenti di certe banche, la cui propensione al guadagno e la
cui megalomania si sono potute esercitare senza limiti, perché erano
persuasi che il denaro pubblico si sarebbe sempre mobilitato per
riportarli a galla in caso di difficoltà. Calcolo che, ahimè, si è
rivelato esatto, salvo che per i capi di Bear Stearns, di Lehman
Brothers e di altra AIG che se ne sono comunque usciti con dei bonus o
con altri considerevoli « paracadute d’oro » ! Tali pratiche non hanno
niente a che vedere con il liberalismo ma, al contrario, con un
«socialismo di mercato » che non ha mai creato ricchezza come ci
renderemo conto tra alcuni anni quando faremo il bilancio dell’attuale
ondata di nazionalizzazioni delle banche europee, del piano Paulson da
700 miliardi di dollari e di altre azioni irresponsabili come la
mobilitazione di una sessantina di miliardi di franchi svizzeri per
salvare l’UBS che dovrebbe essere smantellata e poi venduta senza
perdite per i contribuenti !


Qui osserveremo, contrariamente a tutte le bestialità proferite negli
ambienti più disparati, che il liberalismo economico non è più
responsabile dell’attuale implosione monetaria e finanziaria di quanto
non lo sia stato delle crisi precedenti, poiché dal 1971 sono in
grandissima parte gli Stati e le banche centrali – e non più gli attori
economici – a decidere della quantità di moneta emessa, nonché a
stabilire i tassi di cambio e d’interesse. In effetti, in quanto si
sono liberati dei meccanismi automatici costituiti dall’autentico
liberalismo economico secondo i quali funzionava la base aurea, i
poteri pubblici hanno potuto condurre delle « politiche monetarie »,
indebitandosi sempre di più, hanno potuto intervenire in tutti i modi
possibili sulle economie, istituire dei monopoli a beneficio dei loro «
clienti », fare le più costose guerre della storia, con i risultati
disastrosi che oggi si possono constatare. Von Mises, che aveva capito
dove tutto questo avrebbe portato, aveva già constatato a ragione che «
le crisi economiche sono provocate dalle politiche monetarie delle
banche centrali ». Dopo Hayek, tutti sanno che la maggior parte degli
squilibri imputati al « mercato » non sono che i sottoprodotti degli
incoerenti interventi statali per cui la salvezza non è da ricercare in
un maggiore peso dello Stato, ma, al contrario, in più libertà. Essendo
il liberalismo economico – che si esprime nell’economia di mercato –
inseparabile dal liberalismo politico – che si esprime nella democrazia
rappresentativa - tutto ciò che va contro il primo non può che limitare
il secondo, in modo tale che la sistematica distruzione della moneta da
parte delle « politiche monetarie » non può che portare al
totalitarismo. Prima di sotterrare il liberalismo, bisognerebbe che un
giorno esso fosse applicato, cosa non ancora avvenuta. In compenso, il
comunismo ed il socialismo sono stati applicati e hanno fallito !


Come al solito, invece di lasciar andare in fallimento le banche e le
imprese che hanno assunto dei rischi sconsiderati, i poteri pubblici
hanno deciso di trattare la crisi con il massimo ribasso dei tassi
d’interesse a breve termine e con la massiccia creazione ex nihilo di
moneta fiduciaria di carta senza, evidentemente, giungere finora ad
evitare il crac borsistico e la paralisi del credito interbancario.
Questo non sorprende, dal momento che Von Mises già constatava : «
bisognerà pure che si capisca che i tentativi di abbassare
artificialmente, con l’estensione del credito, il tasso d’interesse che
si forma liberamente sul mercato, non possono risolversi che in
risultati provvisori e che la ripresa degli affari, che interviene
all’inizio sarà per forza seguita da una più profonda ricaduta, la
quale si tradurrà in una completa stagnazione dell’attività industriale
e commerciale ». Perché « non c’è alcun mezzo per sostenere
durevolmente un boom economico risultante dall’espansione del credito,
l’alternativa è pervenire ben prima ad una crisi per arresto voluto
della creazione di moneta oppure, ben più tardi, il crollo della moneta
che sta avvenendo ». Scegliendo di far esplodere i deficit pubblici e
di distruggere la credibilità dei bilanci delle banche centrali con la
fornitura illimitata di liquidità alle banche e alle imprese e con
l’assunzione incondizionata dei loro prodotti tossici, gli stessi
poteri pubblici hanno accelerato il processo di distruzione, le une
dopo le altre, delle monete fiduciarie cartacee (come attesta il
recente crollo dell’euro dopo quello precedente, su un periodo più
lungo, del dollaro). Questa alimenta già la prossima crisi, la quale si
tradurrà nel crollo delle obbligazioni di Stato nel contesto
dell’iper-inflazione che prossimamente non mancherà di svilupparsi
quando le centinaia di miliardi di dollari distribuite dai poteri
pubblici a tassi d’interesse vicini allo zero cesseranno di essere
tesaurizzati e si metteranno a circolare nel sistema economico.


Invece di ricreare uno stabile Sistema monetario internazionale con il
progressivo ritorno alla base aurea, le grandi potenze hanno
recentemente cominciato a concertare per mettere in campo una pseudo
riforma che non risolverà le due questioni essenziali da trattare che
sono :

1 – chiudere con il dollaro come moneta base, per mettere fine
all’eccessiva creazione monetaria, alla maggior parte dei meccanismi
speculativi nonché agli immensi squilibri commerciali internazionali;

2 – farla finita con le banche centrali, con il Fondo Monetario
Internazionale e con alter strutture costruttiviste per ripristinare
delle monete stabili agganciate a beni reali, messe al riparo da ogni
intervento statale e politico, nelle quali le popolazioni possano avere
di nuovo fiducia per svolgere le loro transazioni e risparmiare i
frutti del loro lavoro.



Per sapere come finirà…


Quanto precede permette dunque di pensare che i mercati azionari si
stabilizzeranno solo da se stessi, quando il loro potenziale di ribasso
a breve termine si sarà esaurito agli occhi di un numero sufficiente di
attori economici che giudicheranno esser giunto il momento di comprare,
perché le quotazioni delle azioni delle imprese saranno ridivenute
attraenti circa la possibilità di loro profitti futuri. A nostro
avviso, siamo prossimi a tale percezione in modo tale che il livello
più basso dell’ottobre 2008 sui principali mercati azionari (che da un
anno a questa parte hanno avuto un crollo tra il 40 e il 50%)
dovrebbero tenere e si dovrebbe sviluppare un sostanziale rimbalzo fino
alla fine del 2008 (obiettivo : 10.500 sul DJIA). Per poi cambiare
discorso agli inizi 2009 e frantumare durante il 2009 i livelli più
bassi raggiunto nel 2008, quando la crisi finanziaria si trasformerà in
vera crisi economica e non si verificheranno i profitti sperati dalle
imprese.


In compenso, c’è da scommettere che ad essere molto prossimi a subire
un tracollo di grande portata saranno i mercati delle obbligazioni di
Stato, in particolare quelli americani che sono la madre di tutte le
bolle. Questo farà ripartire violentemente verso l’alto l’euro sul
dollaro e abbassare sensibilmente lo yen, sempre contro il dollaro ma,
soprattutto, farà rialzare l’oro ( che pensiamo dovrebbe raggiungere –
secondo i diversi scenari previsti – tra i 1,400 e i 2,100 dollari
l’oncia prima della fine dell’attuale decennio). A questo proposito, si
constaterà che l’oro ha tenuto molto bene in un contesto di «
deleveraging » e di liquidazione generale di tutti gli attivi ancora in
guadagno da parte degli operatori che avevano bisogno di ricostituire
più cassa possibile per pagare un po’ dappertutto le loro perdite.
Senza contare che certi analisti non esitano a prevedere una mancanza
di pagamento degli Stati Uniti nel 2009 che frantumerebbe in modo
duraturo il dollaro e le obbligazioni, in particolare quelle di Stato
emesse in tale moneta; alla fine, l’oro ridiventa l’attivo da cui
nessuno si vorrebbe separare ! Inoltre si noterà che la questione dei
CDS (Credit Default Swaps), il cui considerevole ammontare in
circolazione è stimato in circa 55.000 miliardi di dollari, che
permettono di assicurarsi contro i rischi di mancato pagamento di chi
emette obbligazioni, non è in alcun modo regolata e che ogni rialzo dei
tassi d’interesse a lungo termine collegato con un crac delle
obbligazioni di Stato avrebbe l’effetto di far implodere numerosi CDS,
ma anche i rialzisti del credito che già sono sull’orlo del fallimento.



Nel 2007 Patrick Artus constatava che « da quindici anni c’è una crisi
finanziaria ogni quattro anni perché le banche centrali escono da ogni
crisi con una politica monetaria eccessivamente espansionistica che, a
sua volta, produce una nuova bolla ». In ragione dell’attuale stato
d’indebolimento economico generale dei paesi occidentali e della
diminuzione della loro crescita, prevista per il 2009, la prossima
bolla, di ampiezza considerevole se si considerano le piramidi di cassa
iniettate dai pubblici poteri americani ed europei, probabilmente non
colpirà né le azioni né ancor meno le obbligazioni, ma ha tutte le
possibilità di portarsi sull’oro e sulle materie prime. Le quali si
sono aggiustate fortemente, ma il cui ciclo di rialzo non è terminato
in considerazione della domanda dei paesi emergenti che continua a
crescere, nonché delle future penurie, le quali romperanno il precario
equilibrio domanda/offerta di numerosi di loro. Il rischio mondiale a
venire non sta in un’immaginaria deflazione, bensì in una reale
iper-inflazione distruttrice per le monete esistenti ! Se le principali
potenze economiche e politiche non arriveranno ad intendersi sul
ritorno ad un nuovo ordine monetario internazionale in cui la moneta
sia depoliticizzata, è molto probabile che il prossimo decennio si
aprirà sulla pura e semplice scomparsa della maggior parte delle monete
fiduciarie cartacee in seguito al rifiuto delle popolazioni di
continuare ad utilizzarle. Il che costituirebbe un grande progresso ma
potrebbe temporaneamente funzionare male, se questo radicale
cambiamento non fosse condotto in modo concertato.




Versione originale:


Pierre Leconte (economista e saggista, presidente del Forum monetario di Ginevra per la pace e lo sviluppo)

Fonte: www.forumpourlafrance.org


Link: http://www.forumpourlafrance.org/spip/Comprendre-la-crise-actuelle-par-Pierre-Leconte.html

11.11.08




Versione italiana:



Fonte: www.eurasia-rivista.org

Link: http://www.eurasia-rivista.org/cogit_content/articoli/EkkyAFuFpuNApzeRan.shtml

17.11.08

 
 
 

 

Post n°11 pubblicato il 11 Novembre 2008 da oiggas
 








La
Grande
 
crisi del 2008: ciò che la gente
non sa


di

Fabrizio Zampieri


economista ed analista finanziario

 










Stiamo
subendo da circa un anno e mezzo una crisi economica e finanziaria che
non ha avuto eguali per dimensioni e diffusione prima d'ora. E tutti
sono convinti abbia avuto origine negli Stati Uniti e dagli States sia
poi giunta al resto del mondo. Ebbene tale disastro è nato in Gran
Bretagna, nella City e, nello specifico, all'interno di numerose società
di ingegneria finanziaria. Dobbiamo tener presente che il 90% dei
prodotti finanziari, buoni ma soprattutto non buoni, viene studiato e
progettato presso queste società finanziarie/bancarie.









In questo
caso, la causa dei principali mali del mondo è rappresentata dai cosiddetti
strumenti derivati, denominati CDO e CDS.


 



Tali
strumenti non sono altro che mutui immobiliari "impacchettati" e
trasformati in obbligazioni. Quindi, grazie a questa operazione di "cartolarizzazione"
(trasformare in carta un mutuo) tutte le principali Banche hanno potuto
vendere a chiunque e all'esterno i debiti immobiliari dei loro clienti.
Naturalmente il vantaggio delle Banche stava proprio nel fatto che potevano
ottenere ulteriori profitti da queste obbligazioni strutturate: infatti, chi
acquistava un'obbligazione garantita da un mutuo immobiliare prestava una
certa quantità di denaro per un certo periodo di tempo ricevendo un
interesse, garantito dai pagamenti rateali di chi aveva realmente
sottoscritto il mutuo.





Si parla anche di mutuo "subprime"per indicare che questo è
effettivamente un mutuo a rischio, detto in termini tecnici NINJA (No Income,
No Job or Asset = Nessun Reddito, Nessun Lavoro stabile o Garanzia
Finanziaria).


 




Praticamente, il circuito partiva dalle Società di ingegneria finanziaria


che progettavano il prodotto, proseguiva poi con le Banche Commerciali
(quelle che erogavano i mutui ai clienti) che impacchettavano i mutui e
vendevano le obbligazioni alle Banche d'Affari o le collocavano direttamente
sul mercato. In questo modo si creava una sorta di circolo vizioso con
l'entrata di continua liquidità derivante dalla vendita delle obbligazioni
strutturate, liquidità utilizzata per sostenere richieste di nuovi mutui e
finanziamenti, e nuovamente per emettere altre obbligazioni strutturate.


 



Iniziata con
gli Stati Uniti (a parte la progettazione avvenuta nella city di Londra)
questa prassi è divenuta comune sia in Asia che in Europa tantoché
pochissime Banche, anche europee, sono immuni da questo fenomeno.





E questo giochetto, che ha portato enormi profitti "facili" nelle
casse delle Banche è andato avanti per anni, sostenuto anche dal continuo
sviluppo del mercato immobiliare americano, con aumenti costanti del numero
delle case costruite (esiste anche un indice economico basato sul numero dei
nuovi cantieri) ed ovviamente con gli aumenti dei prezzi. Ciò ha portato
inesorabilmente alla creazione di una bolla speculativa, che è esplosa,
negli Stati Uniti, circa un paio d'anni fa, causando insolvenze, mancati
pagamenti e rimborsi parziali delle rate dei mutui di massa. Ricordiamo che
in America i mutui vengono, almeno venivano concessi ai cittadini con
richiesta di minime garanzie e per importi del 100-130% dell'immobile
oggetto del mutuo.


 



Si è assistito quindi al blocco
dell'aumento del prezzo delle case e successivamente al suo crollo, non
ancora terminato.





Immaginate ora cosa può essere successo dal lato delle note obbligazioni
legate ai mutui subprime: chiunque detenesse nel proprio portafoglio questi
titoli ha iniziato a venderli precipitosamente, ma con difficoltà perché
ormai erano privi di garanzie (i clienti non pagavano più le rate), i prezzi
erano scesi profondamente, e le quotazioni furono sospese.



 

A seguito di questa crisi, diverse Banche americane dichiararono fallimento
o pesanti insolvenze (Lehman Brothers, Merril Lynch, AIG, Fannie Mae,
Freddie Mac, Mutual Washington, ecc...), costringendo il Governo e
la Fed (Banca
Centrale Americana) ad interventi di sostegno e salvataggio mediante enormi
iniezioni di liquidità.


 



E veniamo
all'ultimo atto, ovvero all'approvazione da parte dell'Amministrazione Bush,
naturalmente in collaborazione con
la Fed , del pacchetto di misure d'emergenza mediante la
costituzione di un mega fondo pubblico da 700 miliardi di dollari (si stima
però che il vero "buco" si attesti intorno ai 1.500 miliardi di
dollari), che avrà la funzione di raccogliere, per il prossimo biennio,
questi titoli finanziari "tossici", ormai privi di mercato e detenuti
dalle Banche Usa. L'obiettivo è senz'altro quello di tentare di stabilizzare i
mercati finanziari, dai quali poi dipende la sorte di tutti gli altri
settori economici.


 



Ora gli effetti, come sempre,
partendo dagli Usa stanno arrivando anche in Europa dove molte Banche hanno
acquistato e rivenduto ad altre Banche, Sim, Gruppi Assicurativi, Fondi
Pensione, Amministrazioni Pubbliche (Stati, Regioni, Province e Comuni),
Gruppi Industriali, le obbligazioni strutturate sui mutui subprime.
Immaginiamo quali potranno essere le conseguenze dell'azzeramento di valore
di queste obbligazioni per i Fondi Pensione o per le Amministrazioni
Pubbliche, e quindi per la collettività, che le detengono nel proprio
portafoglio...



 


In Europa, però, non c'è ancora alcun accordo su un eventuale piano di
salvataggio comune.


 



Anche
l'Italia non è immune da tale situazione negativa ed i principali Gruppi
Bancari (Unicredit, e prossimamente anche Intesa ed MPS) iniziano ora a far
uscire comunicati stampa con i quali si dichiarano notevoli difficoltà
finanziarie legate al possesso e alle perdite causate da questi titoli
(obbligazioni strutturate e derivati). E' proprio di questi giorni
l'annuncio dell'Amministratore Delegato di Unicredit, Alessandro Profumo,
relativo ad un prossimo aumento del capitale sociale della Banca necessario
per far fronte a tali problematiche. E pensare che lo stesso Profumo, fino a
pochi mesi fa, intervistato, continuava ad affermare che era tutto sotto
controllo, i fondamentali erano più che buoni e la Banca da lui condotta non
aveva certo da temere nulla (forse non aveva detto tutta la verità); nel
frattempo il valore del titolo ha perso oltre il 50%.


 



E questa
possiamo definirla la cronaca della nascita e sviluppo della nuova crisi
finanziaria del 2008.





Ma, al di là della mera e tecnica cronistoria, mi sembrano doverose alcune
considerazioni, alle quali vorrei lasciare la risposta ai lettori: 



- è giusto
che il conto di tale disastro finanziario sia poi pagato dai cittadini?;


 



- è giusto
che la maggioranza della Comunità ripiani il conto salato causato da una
minoranza di avidi, ricchi, egoisti, imbroglioni, bugiardi e ladri?;


 



- è giusto
che i veri autori di tale "truffa" finanziaria legalizzata (i nomi
sono sempre quelli delle principali Banche d' Affari Usa e delle Banche
Commerciali loro complici americane, asiatiche ed europee), alla fine escano
impuniti con il benestare delle principali Autorità Governative e di
Controllo?;


 



- è giusto
che gli amministratori di queste note Banche d' Affari e Commerciali, dopo
aver causato un tale dissesto mondiale, semplicemente si dimettano dalle
loro cariche e se ne escano con liquidazioni di 30-40-60 milioni di dollari
ciascuno?;


 



- è giusto
che all'interno delle più alte cariche governative e degli organi di
controllo siedano personaggi provenienti da queste famigerate Banche d'
Affari? (l'esempio emblematico è il caso di Henry Paulson, Ministro del
tesoro Usa, con patrimonio personale stimato intorno ai 700 milioni di
dollari e, guarda caso, proveniente da Goldman Sachs; ma ricordiamo anche
Mario Draghi, oggi Governatore di Banca d'Italia, proveniente dalla stessa
Banca d'Affari, e lo stesso Romano Prodi, ex Primo Ministro del Governo
Italiano e proveniente sempre dalla stessa Banca...);


 



- è giusto
che le società di Rating, che dovrebbero essere degli Enti imparziali e
super partes, ma che invece sono in collusione con queste Banche d'Affari,
applichino giudizi e punteggi positivi a queste obbligazioni e a quelle
delle Banche amiche pur non avendone i requisiti? (ricordiamo che le
obbligazioni di Lehman Brothers avevano AAA, ovvero il massimo punteggio di
affidabilità e, nella sola Italia, i risparmiatori truffati possessori di
tali titoli si stima siano oltre 300.000).


 



Inoltre, un
nuovo pericolo è all'orizzonte sul sistema finanziario Usa, e
successivamente in Europa: il rischio fallimenti relativamente ai rimborsi
legati alle carte di credito.





E' infatti sempre maggiore il numero di clienti che non riescono a far più
fronte ai pagamenti, in un'unica soluzione e rateali, sulle carte di
credito. E forse non tutti sono a conoscenza che, nei giorni scorsi, mentre
al Congresso Usa si votava il piano di salvataggio di Paulson, è stata
approvata, sempre dal Congresso, una Legge a favore dei detentori di carte
di credito, in difficoltà nei pagamenti, che impedisca alle Compagnie
Finanziarie e assicuratrice di alzare indiscriminatamente gli interessi
retroattivamente, senza preavvisare la clientela. Dopo le segnalazioni di
migliaia di clienti, la stessa Federal Reserve ha dovuto ammettere che
queste rappresentano pratiche "ingannevoli".





Ed i numeri di tale fenomeno non sono per niente incoraggianti: nel solo
2007 ed inizi 2008 il tasso delle insolvenze è aumentato in maniera
vertiginosa e si stima che circa 2.5 milioni di cittadini rischiano il
fallimento personale.



http://www.indicius.it/banche/banche_crisi_2008.htm#up

 
 
 

La Fed gioca d'azzardo!

Post n°10 pubblicato il 10 Novembre 2008 da oiggas
 







La Fed mercoledì ha annunciato un cambiamento radicale nel suo comportamento
Un cambiamento molto molto pericoloso che E' PASSATO INOSSERVATO DALLA STAMPA ITALIANA (che caso...)

Ma che in realtà è molto più importante di un taglio dei tassi d'interesse.
E' incredibile l'ignoranza dei giornali italiani che NON ne hanno dato il giusto risalto. Vediamo cosa è successo:

La
FED ha deciso di cambiare la formula usata per determinare gli
interessi pagati alle banche sui fondi DEPOSITATI IN ECCESSO presso la
FED stessa.

Il tasso che la Fed pagava sui fondi depositati in
eccesso da parte delle banche commerciali era pari al più basso dei Fed
Funds Rate MENO 35 Basis points (-0,35%).

In tal modo le banche
erano scoraggiate a mantenere liquidità presso la banca centrale e
venivano spinte a prestare denaro sul mercato interbancario.

LA NUOVA FORMULA ADOTTATA DALLA FED E' SORPRENDENTE:

Il tasso che la Fed paga sui fondi depositati in eccesso da parte delle banche commerciali è ora pari pari al Fed Fund rate.

QUESTA NUOVA E SORPRENDENTE REGOLA E' PARTITA DAL 6 NOVEMBRE.

Vediamo di farvi capire perchè questa regola è così importante:

1) Questa regola ha come prima conseguenza quella di rendere meno liquidi gli scambi sul mercato interbancario americano.

2) Il mercato interbancario era già diventato nelle ultime settimane poco liquido.
Pensate
che la normale quantità di dollari che le banche americane devono
versare alla FED come riserva obbligatoria è di circa 7,5 miliardi di
dollari. Mercoledì scorso erano depositati presso la FED ben 420
miliardi di dollari.

Le banche americane, piuttosto che prestare
denaro ad altre banche (o ad aziende clienti) preferiscono tenere le
riserve depositate presso la FED a un tasso penalizzante (penale di
0,35%).

Per spingere le banche a prestare la FED avrebbe dovuto ridurre il tasso di remunerazione per tali depositi.

Invece LO HA ADDIRITTURA ALZATO!!!

PERCHE'???

AVENDO LA FED HA ABBASSATO I TASSI ALL'1% E I TREASURY BILLS RENDENDO ORAMAI QUASI 0%
BERNANKE SI E' ACCORTO DI ESSERE IN PIENA TRAPPOLA DELLA LIQUIDITA'.

Se
anche la FED stampasse denaro in quantità maggiori.....le banche non
farebbero altro che accumulare riserve presso la FED a tassi prossimi
allo 0.

E'
ovvio che se i tassi d'interesse fossero più elevati la FED POTREBBE
penalizzare maggiormente i fondi depositati presso la banca Centrale.

Ma con tassi prossimi allo 0 l'effetto di una riduzione dei tassi di remunerazione NON sarebbe efficacie.

Con
tassi prossimi allo 0% e rendimenti dei Tbills molto simili, per la FED
i due investimenti diventano perfettamente sostituibili.

Considerate
che la FED ha 800 miliardi di dollari nel suo conto economico con i
quali deve controllare 50 mila miliardi di dollari di mercato del
credito.

Bernake nei mesi scorsi ha continuato ad accumulare
assets rischiosi nel bilancio FED dando in cambio liquidità alle Banche
( dollari buoni contro carta di dubbio valore).
Così facendo pensava che tale denaro poteva rientrare facilmente in circolo ed essere usato come propulsore dell'economia.

Invece
l'acuirsi della crisi e la totale mancanza di fiducia non ha fatto
altro che tenere montagne di dollari (che la Fed stessa aveva stampato
e immesso) depositati nel forziere della FED stessa (sui quali la Fed
riconosce pure un interesse), o in alternativa le banche commerciali
hanno preferito investire in tbills a breve anche se il rendimento è
prossimo allo 0.

La
FED ha quindi capito di aver sbagliato e mercoledì, con il cambio del
calcolo della remunerazione dei depositi delle banche ha dato un
importante segnale al mercato.

La FED non può far altro che aumentare la remunerazione offerta ai depositi che le banche commerciali fanno.

Il maggiore rendimento dovrebbe avere quindi 2 effetti:
1)
Le banche commerciali venderanno TBills (il cui rendimento è prossimo
allo 0%) e preferiranno depositare la liquidità presso la FED ottenendo
rendimenti più elevati.
2) le banche commerciali in generale
abbandoneranno ulteriormente il mercato interbancario spostando una
massa sempre più ingente di liquidità alla FED.

OVVERO: LA FED STA ESPANDENDO IL SUO STATO PATRIMONIALE (QUANTITATIVE EXPANSION OF THE FED BALANCE SHEET!!!)

La FED rinuncia quindi a controllare INDIRETTAMENTE il mercato del credito americano.

La FEd si arrende e prova quindi ad accentrare presso di se tutta la liquidità delle banche che non prestano.
La
FEd sarà quindi prestatore essa stessa del Sistema. Da sola cercherà di
fare quello che le singole banche non hanno il coraggio di fare.

(LA FED si trasforma in un'immensa clearing house - stanza di compensazione...)

-La Fed dapprima ha acquistato assets di dubbio valore iniettando nel sistema liquidità buona.
- Poi si è accorta che tale liquidità non veniva immessa nel sistema del credito (aumentando il credit crunch)
-
Ora cerca di riaccentrare tale liquidità che lei stessa aveva immesso,
pagandola di più alle stesse banche alle quali l'aveva prestata.
-
Con la liquidità che raccoglierà cercherà, da sola, di sostenere
l'intero mercato del credito americano (come ha già fatto con la
nazionalizzazione di AIG, Fannie Mae e freddie Mac , ma sopratutto con
l'acquisto di carta commerciale).

Fra pochi giorni potrebbe prestare denaro alla General Motors o all'intero settore dell'automobile americano.

QUELLO DELLA FED E' UN GIOCO MOLTO PERICOLOSO.

La
FED si sostituisce alle banche commerciali e quindi SI ASSUME UN
RISCHIO MOLTO PIU' GRANDE (NEL CASO IL SISTEMA ECONOMICO NON SI
RIPRENDESSE).

La FED rischia di cercare di afferrare il coltello mentre sta cadendo....

La FEd si sta assumendo dei rischi che non si è mai assunta prima, entrando di fatto in un territorio inesplorato.

Questo non vuol dire che siamo in una situazione apocalittica....
Il
Giappone degli anni 80 prese più rischi. La Banca centrale giapponese
gonfiò il suo patrimonio fino al 30% del PIL, per ora la FED è arrivata
al 12%.

Tuttavia bisogna porre la massima attenzione...il PIL
sta crollando e la FED ha appena iniziato tale NUOVA e INESPLORATA
POLITICA. iL 30% POTREBBE ESSERE DIETRO L'ANGOLO.

LA FED GIOCA D'AZZARDO...MA SE VINCE ...POTREBBE SBANCARE IL CASINO'...ALMENO NEL 2009!!!


MA RICORDATEVI....ANCHE IL MERCATO AZIONARIO GIAPPONESE RISALI' PER MESI...PRIMA DELLA CADUTA FINALE.....

Fonte http://ilpunto-borsainvestimenti.blogspot.com/

 
 
 

Cancro Centrale

Post n°9 pubblicato il 05 Novembre 2008 da oiggas
 

Ho preso e copiato dal blog di Michele Spallino questo articolo molto interessante da leggere con molta attenzione!


SPECIALE CANCRO CENTRALE


La legge naturale
C'era
una volta il sistema economico liberale basato sulla legge di
attrazione dell'economia, equivalente della legge di gravità nella
fisica: la legge della domanda ed offerta, lasciata libera di
interagire e formare i prezzi dei beni-dei servizi, e della merce di
scambio per eccellenza: il denaro (la legge in sintesi dice che se la
domanda aumenta relativamente all'offerta, il prezzo sale, e viceversa;
dice anche che al salire del prezzo la domanda tende a scendere
relativamente all'offerta; pertanto è un meccanismo autoequilibrantesi).

Il risparmio
In
questo sistema il risparmio veniva raccolto da operatori
specializzati(i banchieri) che ne prestavano una parte a coloro che
dimostravano di volerlo impiegare in attività profittevoli, ed erano
disponibili a dividere con loro una parte degli utili pagando gli
interessi. A loro volta i banchieri riconoscevano una parte dei ricavi
ai risparmiatori, pagando loro un interesse, e stimolandoli così ad
affidargli i risparmi che altrimenti avrebbero potuto restare sotto al
materasso e tutto il circuito si sarebbe fermato.

I banchieri
Occorre
avere chiaro che in un sistema economico normale, la funzione di
intermediario (banchieri) tra datori di denaro (risparmiatori) e
prenditori di denaro(imprenditori)è una funzione positiva che stimola
l'attività economica. In assenza di tale funzione il risparmio resta
sotto ai materassi, e le nuove attività economiche possono iniziare
solo nella misura in cui l'imprenditore già possiede suoi risparmi.


Il tasso d'interesse
In
questa funzione ha un ruolo cruciale il tasso d'interesse, il prezzo di
mercato del risparmio, frutto dell'incontro tra offerta e domanda.In un
libero mercato non esiste per definizione un tasso d'interesse giusto o
sbagliato, alto o basso, esiste solo il tasso che equilibria domanda ed
offerta. In un sistema economico libero e normale non esiste la banca
centrale. E dunque succede che quando- per vari motivi - aumenta la
voglia di intraprendere ed aumenta quindi la domanda di risparmio, il
suo prezzo sale, così incentivando l'offerta di risparmio(ciclo di
espansione dell'economia); però, salendo il tasso d'interesse, si
iniziano a ridurre le iniziative imprenditoriali in grado di generare
il profitto necessario per sostenerne l'onere, e la domanda di
risparmio inizia a scendere, facendo scendere il tasso d'interesse
anche perchè nl frattempo l'aumentata offerta di risparmio agisce nello
stesso senso, dall'altro lato. Analogamente, quando - per vari motivi-
diminuisce la voglia di intraprendere e quindi la domanda di risparmio,
il suo prezzo scende, così disincentivandone l'offerta( ciclo di
contrazione dell'economia);però, scendendo il tasso d'interesse,
aumentano le iniziative profittevoli in rapporto ad esso, e la domanda
di risparmio riprende a salire facendo salire il tasso d'interesse
anche perchè nel frattempo si riduce l'offerta di risparmio.

Funziona se libero
La
bellezza della legge di attrazione dell'economia è che automaticamente
produce il migliore dei mondi possibili, automaticamente aggiustando
ogni squilibrio dovesse via via presentarsi. MA per funzionare questo
stupendo orologio naturale (e parlo di Natura perchè l'economia non è
altro che attività degli esseri umani, che sono parte della Natura)ha
bisogno di un requisito fondamentale: DEVE ESSERE LASCIATO LIBERO.
Signfica che funziona solo in uno stato di concorrenza perfetta,in cui
nessun partecipante ha le dimensioni per poter influenzare
domanda-offerta-prezzo.
Man mano che queste condizioni si
allentano,crescendo il grado di oligopolio e monopolio dell'economia,
avviene una distorsione, e succede che il sistema si ammala ed inizia a
produrre cellule cancerogene che alla lunga uccidono l'organismo. Anche
la legge di gravità per funzionare ha bisogno che venga rispettato il
requisito fondamentale di essere ad una distanza non troppo elevata;
superata questa distanza (quindi nello spazio) la legge di gravità non
funziona più.

Il cancro centrale
Purtroppo
a cominciare dall'inizio del 1900, proprio mentre gli economisti
formalizzavano la Teoria dell'equilibrio economico generale, la
tendenza all'oligopolio e a introdurre monopoli di varia natura si è
affermata in modo irreversibile, generando una serie di cellule
cancerogene mortali. La creazione della BANCA CENTRALE in un sistema
economico rappresenta Il CANCRO CENTRALE, quello incurabile che porta
alla tomba se non viene estirpato in tempo.
Vediamo perchè e vediamo come si è arrivati a quest' orribile invenzione che ha distrutto il sistema economico liberale.

Lo Stato
Occorre
aver chiaro che quanto fin qui detto vale soprattutto per lo Stato. In
un sistema economico liberale il ruolo dello Stato è esclusivamente
quello di far rispettare le regole esercitando la Giustizia. E'
fondamentale che lo Stato abbia un bilancio in pareggio, e che spenda
esclusivamente ciò che incassa dalle tasse. Altrimenti, come purtroppo
divenuto la norma da quando il monopolio statale è cresciuto senza
limiti durante il 900,se lo Stato ha un bilancio in deficit (spende più
di quanto ricava dalle tasse) per finanziarlo deve assorbire risparmio
privato, riducendone la disponibilità per gli imprenditori(sarebbe
negativo anche il contrario: con un bilancio in avanzo lo Stato
toglierebbe risorse all'economia privata incassando più tasse di quanto
poi spende). In un sistema liberale senza cancro (pardon: banca)
centrale, ciò produce - coeteris paribus -un rialzo del tasso
d'interesse, esercitando un effetto depressivo sull'intrapresa
privata,che produce un calo delle tasse incassate, con incremento del
deficit medesimo ed effetto sempre più depressivo. Ciò, alla lunga (in
un sistema democratico), provoca una forte domanda di eliminazione del
deficit, innescando il processo opposto: maggior risparmio disponibile
per l'economia privata, calo del tasso d'interesse, ripresa del ciclo
economico. Come sempre dunque il sistema tenderebbe a riequilibrarsi
spontaneamente.

Purtroppo
invece, poichè esiste la Banca Centrale, lo Stato può impedire al tasso
d'interesse di salire per effetto del suo deficit: si fa infatti
finanziare da un aumento della base monetaria, e dalla conseguente
inflazione. Occorre aver chiaro che in un sistema liberale
l'inflazione,come la deflazione, non potrebbero essere che fenomeni
temporanei, per i motivi menzionati allorchè ho illustrato la
meravigliosa legge della domanda e dell'offerta. Naturalmente in un
sistema statalizzato, invece, l'inflazione può essere manovrata a
piacere da parte di chi comanda e dunque essere usata come tassazione
occulta permanente (più o meno accentuata.

I cicli

Per
capire come si sia potuti arrivare alla creazione delle banche
centrali, occorre anche ricordare che l'attività economica, in quanto
fatto naturale, ha inevitabilmente dei suoi alti e bassi, dei suoi
cicli, perchè gli uomini non sono macchinette. Ora succede che durante
le fasi di espansione, per i motivi sopraricordati, si fanno maggiori
profitti (banche, imprese), vi sono maggiori redditi, e lo Stato
incamera più tasse. Esattamente il contrario avviene durante le fasi di
rallentamento. L'atteggiamento più saggio che tutti dovrebbero avere al
riguardo, è quello di sfruttare le fasi di ciclo forte(gli anni di
vacche grasse) come fanno le formiche, per poi affrontare con serenità
quelle di ciclo debole(vacche magre), accettandole esattamente come si
fa con il bello ed il cattivo tempo, senza pretendere invece di imporre
alla Natura solo il bel tempo, perchè la Natura poi si arrabbia e manda
lo Tsunami.

L'avidità
MA c'è un grande nemico: l'avidità, la
sete irrefrenabile di potere e guadagno, un virus che colpisce
soprattutto (paradossalmente) i già ricchi e già potenti. Invece di
contentarsi, ne vogliono sempre di più. Si sentono onnipotenti. Così
cercano di andare contro natura, o meglio di forzare la natura al loro
volere. L'obiettivo è dunque diventato l'eliminazione del ciclo
economico, avere sempre e a tutti i costi una crescita forte
permanente, il più possibile.E questa azione contro natura è stata
facilmente imposta politicamente, perchè l'esplosione del consumismo ha
coinvolto tutti.

L'interventismo malefico
Per questo motivo
ad inizio del 900 i principali banchieri dell'epoca hanno inventato la
BANCA CENTRALE, prendendo la scusa da una classica crisi ciclica
dell'epoca che aveva portato al fallimento alcune banche. Negli USA,
furono Morgan e Rockfeller, che riuscirono nonostante l'apposito
divieto costituzionale , a far approvare dai politici l'istituzione
della FED nel 1913.
La FED si mise all'opera ed immediatamente creò
una grande bolla: quella degli anni 20 , scoppiata come noto nel 1929 e
da cui derivò la famosa Grande Depressione. A quel punto i politici
presero la scusa della Grande depressione, per far crescere enormemente
il ruolo dello Stato nell'economia, ed approfittarono della coperura
teorica loro data da un noto economista dell'epoca, Keynes, per
spendere più di quanto incassavano dalle tasse. Fu la fine della teoria
dell'equilibrio economico generale, e gli effetti di quella fine sono
quelli che abbiamo appena iniziato a vedere ai nostri giorni.

La fine del gold standard
All'inizio
infatti, dopo la seconda guerra mondiale, sia il bilancio in deficit
che la manipolazone della moneta, dei tassi d'interesse e di cambio,
furono usati con una certa moderazione. Poi dagli anni 60 è stato un
crescendo, scatenatosi dopo l'abolizione della convertibilità del
dollaro in oro(1971) e culminato dopo tutta una serie di bolle al cui
scoppio si reagiva puntualmente con manipolazioni sempre maggiori,
nella più grande bolla di tutti i tempi, scoppiata ufficialmente
nell'estate 2007, che a sua volta ha dato luogo alla peggiore reazione
possibile: un ulteriore incredibile accelerazione del processo di
statalizzazione dell'economia globale, con sempre più prepotenti
manipolazioni dei tassi d'interesse e di cambio (fra un pò si arriverà
a fissare anche i prezzi delle case e le quotazioni azionarie per
decreto legge; nulla di nuovo lo facevano i sovietici).


Il peggio deve ancora venire.
Quello
che si è visto finora è solo l'antipasto (e magari anche il primo): ma
la portata forte con i contorni ed il dessert devono ancora uscire
dalle cucine. Basti pensare che adesso la salvezza del sistema viene a
dipendere dai governi, i quali diventano la vera banca centrale: hanno
appena deciso che sono loro il prestatore di ultima istanza delle
banche e dell'economia. Ma c'è un piccolo problema di cui ancora
nessuno parla:

il Re è nudo
i governi, gli Stati , sono
indebitati ed in deficit anno dopo anno; le risorse di cui dispongono
le prendono proprio dalle banche e dall'economia(cioè da tutti coloro
che gli comprano le loro cambiali). Dunque è una situazione paradossale
che non sta in piedi: risparmiatori e banche dovrebbero prendere i
soldi dallo Stato che li prende da loro. Siamo al ridicolo, allo stato
puro. Eppure è sotto gli occhi di tutti: riunioni su riunioni, g4 g7
g8, poclami governativi di tutte le nazioni, per dire esattamente
questo assurdo.
Che i soldi che non ci sono li daranno loro che non
li hanno.Ricorda la famosa fiaba: il Re è nudo, ma nessuno lo dice,
tutti fanno finta di credere che sia vestito magnificamente.

Riciclaggio internazionale
Ed
è sbagliato pensare che possano tenere in piedi la baracca asiatici ed
arabi; essi infatti sono in avanzo e in attivo nel loro commercio
estero, ma finora hanno incassato solo e soltanto cambiali emesse da
quelli che oggi stanno per fallire. Certo, se accettano di continuare a
essere pagati in cambiali, pur di mantenere in vita il cliente, danno
un contributo al proseguimento dell'agonìa. Ma questo non farebbe altro
che perpetrare un altro degli aspetti essenziali del disastro odierno,
quello collegato alla manipolazione dei tassi di cambio e dei rapporti
con l'estero (di cui in questo Speciale non ho voluto parlare per non
complicare le idee, anche perchè l'essenza resta quella descritta anche
su scala globale).

Si fomenta il cancro
Assolutamente non
vorrei essere pessimista, nessuno più di me sa quanto sarebbe bene
pensare positivo. Ma possono esserci speranze in una situazione come
questa, in cui invece di capire la lezione per quanto dura ed estirpare
il cancro con la più potente delle chemioterapie o con il più drastico
degli interventi chirurgici, non si fa altro che nutrirne le cellule
cancerogene sempre di più?

L'equilibrio nei bilanci bancari
In
un sistema economico liberale, SENZA banca centrale, chi svolge
l'attività bancaria deve per forza stare attento a far combaciare le
scadenze dei suoi debiti e dei suoi crediti. Questo perchè se si
mettesse a raccogliere denaro prevalenemente riscuotibile dai
proprietari a breve scadenza, e utilizzasse questo denaro
prevalentemente prestandolo a lunga scadenza, si verrebbe a trovare
nell'antipatica condizione di non avere il denaro quando i suoi
creditori si presentano a richiederglielo. In tal condizione non
avrebbe che due possibilità: o trovare qualcun altro che glielo presta,
facendo così sostituzione di debito; oppure trovare qualcun altro che
si prende in carico i suoi crediti facendolo rientrare della liquidità
che gli serve. Naturalmente entrambe queste alternative hanno un costo
che verrebbe a ridurre sensibilmente il margine di interesse fin lì
teoricamente guadagnato nella differenza tra quanto pagato ai
depositanti e quanto incassato dai suoi affidati.

Per questi
elementari motivi, in ogni manuale di "scienze" bancarie, la prima cosa
che si insegna è appunto l'equilibrio tra le scadenze nell'attivo e
passivo del bilancio. Dopo il disastro degli anni 30 si era inoltre
provveduto a isitutire per legge la differenza tra banche commerciali
di deposito (raccogliendo a breve termine, non potevano fare prestiti
oltre i 18 mesi), e banche d'investimento (in Ialia gli istituti di
credito speciale), cioè quelle banche che poichè erogavano prestiti a
lunga scadenza si dovevano finanziare tramite emissioni di obbligazioni
anch'esse a lunga scadenza.

Purtroppo però ci sono le banche centrali.

I cui effetti cancerogeni nel sistema economico si esprimono in vari
modi, tra i quali spicca la funzione di prestatore di ultima istanza
alle banche commerciali. Il che alla lunga ha l'effetto
deresponsabilizzante di corrompere queste ultime, del resto aizzate a
fare più utili possibili. Ed è chiaro che - essendo i tassi a lungo
termine più elevati di quelli a breve (sempre in un mondo normale)-
esse sono spinte a infrangere l'equilibrio tra le scadenze "prendendo a
breve e dando a lunga" come si dice in gergo. Tanto, in caso di
difficoltà, c'è la banca centrale che interviene (figuriamoci se fa
fallire la banca incauta). Così questa malversazione ha preso tanto
piede da essere di nuovo legiferata: nel pieno della bolla le famose
autorità - quelle da cui oggi dovrebbe dipendere la salvezza del mondo
- hanno addirittura abolito la distinzione tra banche a breve e banche
a lungo: tutti possono fare tutto, evviva la concorrenza. In realtà
dietro a questa motivazione ingannevole, c'era invece la sete di utili
crescenti: perchè non guadagnare di più se tanto poi paga pantalone (la
banca centrale, cioè il governo, cioè la collettività)?

Il cancro si espande
E
il cancro si è espanso portando all'accumularsi di posizioni
squilibrate con le banche piene di crediti illiquidi, inesigibili, a
lungo termine - assolutamente incapaci di far fronte ai propri debiti a
breve termine. Da qui l'allarmata discesa in campo dei governi
occidentali riuniti che hanno assunto la nota posizione RIDICOLA di
prestatori di ultima istanza - garantendo i depositi bancari - pur di
evitare che i depositanti si presentassero in massa a richiedere i
propri quattrini. In quel caso infatti non c'è alcuna possibilità di
poterglieli ridare. Occorrerebbe stampare quantità enormi e si farebbe
fatica anche materialmente. Sulla posizione RIDICOLA dei governi ho già
scritto: devono decidersi, loro i soldi ce li hanno? tanto da poter
garantire tutti i depositi bancari? e allora perchè li chiedono mese
dopo mese per poter pagare gli stipendi e fare fronte ai loro normali
impegni di spesa? Insomma per essere credibili come prestatori di
ultima istanza, non possono essere al contempo prenditori di prima
istanza. Scusate se ci sono tornato sopra, ma il fatto che non si legga
una riga o non si levi una voce in tal senso per me ha
dell'incredibile(come sempre gradite segnalazioni in tal senso,
soprattutto in Italia).

La curva dei tassi
Adesso vorrei
invece far osservare come l'azione cancerogena che scaturisce dal fatto
che tutti prendono a breve e danno a lunga, colpisce l'organismo
economico. Sempre nel famoso sistema normale,i tassi a lunga sono per
forza superiori ai tassi a breve, in quanto non avrebbe alcuna
razionalità prestare i soldi a un rendimento inferiore per una scadenza
più lunga; ma il cancro centrale riesce anche in questo. Infatti, per
effetto della legge della domanda e offerta, se tutte le banche
vogliono indebitarsi soprattutto a breve, è chiaro che i tassi a breve
tendono a salire (perchè aumenta la domanda di fondi a breve); e
analogamente se tutte le banche vogliono prestare a lunga è chiaro che
i tassi a lunga scendono (perchè aumenta l'offerta di prestiti a
lunga). Ne consegue che la curva dei tassi si appiattisce; e sotto
l'azione delle banche centrali riesce addirittura ad invertirsi.
Naturalmente tutto questo viene visto di buon occhio dai prenditori di
denaro a lunga che vedono scendere il costo del loro indebitamento; e
tanto lo vedono bene che aumentano la loro domanda di finanziamenti,
perchè più bassi sono i tassi, maggiori sono le iniziative che si
possono tentare.Ed il tutto viene esacerbato dalla già illustrata
tendenza del cancro centrale di abbassare i tassi il più possibile. Ne
scaturiscono le famose bolle, che si creano appunto per abbondanza di
credito a buon mercato, in un contesto in cui l'avversione per il
rischio viene minimizzata dalla convinzione diffusa che interverrà la
banca centrale, in caso di bisogno (azzardo morale).

La disonestà
Dunque
la reazione a catena dei danni scaturenti dal cancro centrale non
potrebbe essere più devastante. L'aspetto che colpisce maggiormente è
il seguente: poichè è molto facile , ed alla portata di tutti, capire
questi meccanismi; e poichè è evidente che da un congengo simile
vengono fuori quantità di utili enormi puramente parassitari e
soprattutto privi di rischio, perchè si sa che le perdite verranno
scaricate sulla collettività; allora non possono esserci dubbi sulla
malafede e dulla disonestà profonda che ha animato ed anima coloro che
- guidando la baracca - hanno innescato il cancro centrale. Vedremo se
tutta questa tragedia finirà come alla Bastiglia.

La causa prima

La
causa della degenerazione genetica del sistema economico e finanziario
risiede nella tendenza del capitalismo a generare monopoli ed oligopoli
non rispettando la libera concorrenza perfetta, l'unica in grado di
esprimere un insieme di prezzi "naturali" frutto della libera domanda
ed offerta da cui la tendenza al riequilibrio spontaneo.

L'effetto
Da
tale causa discende l'effetto dell'imposizione di un prezzo politico
del denaro. Se il tasso d'interesse fosse lasciato libero di fluttuare
in base alla domanda e all'offerta, non si potrebbero MAI creare delle
bolle devastanti quali quelle che ben conosciamo, perchè il meccanismo
si riequilibrerebbe spontaneamente. Se il tasso di cambio fosse stato
lasciato libero ed il sistema monetario ancorato a un bene
reale(l'oro), non si sarebbe MAI potuta creare una situazione di
permanente squilibrio nel rapporto tra consumi e produzione
dell'economia più grande del mondo (almeno fino ad ora), consentendo
alla sua popolazione di vivere al di sopra dei propri mezzi.
Desidero illustrare l'azione cancerogena delle banche centrali sull'economia internazionale.

Ricordo che il reddito (o PIL) prodotto in un paese durante l'anno può
solo O essere consumato O essere risparmiato. Non ci sono per
definizione altre alternative. Se il paese fosse solo al mondo, al
massimo potrebbe consumare tutto il reddito che produce, azzerando i
risparmi. Sarebbe già una politica imprudente, ma almeno ci sarebbe
questo limite. Invece in un contesto di scambi internazionali, il paese
può consumare più di quello che produce, perchè quel di più lo prende
dall'estero, ed accumula così un risparmio negativo. In un sistema
monetario internazionale basato sull'oro, il paese in deficit potrebbe
restare tale solo fino a quando ha delle riserve aurifere da dare
all'estero in cambio del suo eccesso di consumi. Esaurito l'oro, si
dovrebbe fermare per forza, e ridurre i propri consumi. Inoltre, in
regime di gold standard la quantità di moneta e credito nel paese
deriva dall'oro disponibile; riducendosi questo, si riducono anche
moneta e credito, e quindi il paese sarebbe forzaro a ridurre il
proprio tenore di vita, cioè i consumi e le importazioni, venendo
automaticamente spinto al riequilibrio.


Purtroppo però
hanno abolito il gold standard, sostituendolo con il dollar
standard(come se il dollaro fosse oro, ma il dollaro si può stampare a
piacimento, l'oro NO). Anche in questo caso già potenzialmente nefasto,
se però si rispettassero la domanda e l'offerta, in una situazione di
deficit la valuta del paese si svaluterebbe; il che comporta
automaticamente un disincentivo alle importazioni (che costano di più)
ed un incentivo alle esportazioni(che divengono più convenienti per i
partner esteri); inoltre la svalutazione porterebbe a una pressione
rialzista sui tassi d'interesse, e quindi anche per questa via si
eserciterebbe la tendenza al riequilibrio.

Purtroppo però ci sono le banche centrali.
Le
quali decidono di manipolare il prezzo del denaro sia interno che
esterno, quindi sia il tasso d' interesse che il tasso di cambio. Per
cui invece di vendere la valuta del paese deficitario innescando il
meccanismo sopraillustrato, la detengono tra le proprie riserve
valutarie evitando la modifica dei tassi di cambio; ed inoltre poichè
devono ricavarci qualcosa, la rimandano al paese di origine prendendosi
in cambio i suoi debiti ed esercitando quindi una pressione al ribasso
sui tassi d'interesse del paese deficitario. Ecco dunque che questa
orribile manipolazione, provoca la permanenza dello squilibrio che non
solo non si riaggiusta ma addiritttura peggiora. E non finisce qui.
Perchè così facendo la banca centrale manipolatrice, deve aumentare
l'offerta di moneta e credito all'interno del suo paese, nella misura
in cui non vende la valuta straniera pervenutale(la valuta domestica ai
suoi esportatori gliela deve dare). Quindi crea inflazione al suo
interno.

La guerra
Così Il cancro si espande a tutti i
livelli, e procede indistrurbato, creando le premesse per disastri
futuri inimmaginabili. Infatti il paese "furbo" che accumula riserva in
valuta del paese deficitario, in realtà accumula una massa di cambiali
che non potrà mai incassare. E questo può portare alla guerra.
Sempre sbagliato
Se
tali enormi distorsioni (disastrose a lungo andare) si sono potute
creare e mantenere crescenti nel tempo è a causa del prezzo politico
del denaro, che per forza risulta sempre sbagliato: un basso tasso
d'interesse piace agli stati debitori, agli imprenditori, ai cittadini
debitori (mutui e credito al consumo), e dunque piacendo a tutti
diviene una costante del sistema; ma purtroppo un tasso d'interesse
basso produce inevitabilmente delle bolle economiche(svilisce il
risparmio) e finanziarie; ed ancora peggio, la gestione politica
(tramite banche centrali) dei prezzi del denaro impedisce che possano
avvenire riequilibri spontanei, anzi il sistema si avvita al
peggioramento, perchè quando le bolle crescono (case, azioni che
salgono, ad esempio) tutti applaudono, e solo quando scoppiano tutti si
disperano, e come si pone rimedio? abbassando il costo del denaro, cioè
riproponendo la causa della bolla, così se ne forma un altra e si passa
di bolla in bolla. Fino a quando l'implosione del sistema è simultanea
e definitiva.
La crescita drogata.


Tra
l'altro anche l'eccesso di crescita economica, soprattutto adesso che
concerne sei miliardi di persone, è un male da combattere, perchè il
sistema ecologico planetario non è in grado di sopportarlo. Si può
discutere se il disastro ambientale arriverà tra x o tra y anni, ma è
certo che così procedendo arriva, dunque sarebbe molto sensato cambiare
modello di sviluppo prima possibile.Ma tale modello di sviluppo
"sostenibile" può venire fuori solo dalle forze spontanee del libero
mercato, non certo dall'imposizione di un gruppetto di oligarchi. A
proposito dei quali vengono i brividi a pensare cosa combineranno
adesso nella nuova "Bretton Woods".

Le soluzioni

In
realtà, come si evince da quanto scritto in questo Speciale cancro
centrale, basterebbe sancire tre semplici modifiche che risolverebbero
tutti i problemi.
1) ritorno del gold standard
2) bilanci statali in pareggio
3) abolizione delle banche centrali.

Fondamentale però, fare rispettare le legislazioni anti trust, evitando la formazione di monopoli ed oligopoli.

Ma naturalmente non esiste alcuna possibilità che si vada in questa direzione, per cui non resta che prepararsi al peggio.

http://michelespallino.blogspot.com/

 
 
 

COSI' NON VA,STUDENTI

Post n°8 pubblicato il 24 Ottobre 2008 da oiggas
 












COSI' NON VA,STUDENTI

Postato il Giovedi 23 Ottobre 2008 (22:20) di davide
 
 
   



DI PAOLO BARNARD

No, così non va cari studenti, cari
insegnanti, cari attivisti. L’opposizione e l’indignazione sono fasulle quando
sono selettive, quando cioè si animano contro l’uno ma non contro l’altro. Poi:
nulla di buono potrà mai scaturire se è solo
l’ossessione contro l’Odioso Designato cavalier Silvio Berlusconi che vi anima.
Infine: la protesta è ancor più vana quando sbaglia clamorosamente il target.





Sarò subito chiaro. Le masse di voi giovani che oggi
sconquassano istituti e atenei per protestare contro l’assalto all’istruzione
dell’attuale ministro, rimasero inerti quando quell’assalto veniva
pianificato dal governo Prodi, con colpi di scure assai più profondi di quelli
oggi in gioco. Dov’eravate ragazzi? E i vostri docenti? Eppure, leggete qui di
seguito:




“L'incontro di ieri mattina tra il
presidente del Consiglio, Romano Prodi, e i sindacati della scuola è stato il
detonatore che ha fatto esplodere l'inquietudine sotterranea che da settimane
attraversava l'intero versante sindacale di fronte all'incognita della
Finanziaria (2007, nda). Il confronto si è arroventato di colpo quando Enrico
Panini, leader della FlcCgil, ha estratto dalla sua cartellina un foglio
contenente le misure che la prossima Finanziaria dedica alla scuola. Sotto
accusa tre articoli: 17, 18 e 19. Il primo stabilisce
che, dal 2007/08 al 2012/13, sarà innalzato
progressivamente fino a 12 il rapporto tra alunni e docente… un giro di vite
che alla fine porterebbe alla riduzione di quasi 100mila posti per gli
insegnanti. Inoltre, stretta sui posti di sostegno e
sul personale Ata… provvedimenti che potrebbero costare la cattedra a circa
10mila docenti. E altrettanti potrebbero essere cancellati dalla paventata
abolizione della deroga nella formazione delle classi nelle quali sono presenti
alunni con handicap. «Più che una proposta dilegge
Finanziaria siamo di fronte a un chiaro esempio di
come si può far impallidire anche un concetto come quello di macelleria
sociale», ha attaccato Panini.”





Così scriveva il Sole 24 Ore il 27 settembre del 2006. E
notate: l’articolo parla di “inquietudine sotterranea che da
settimane attraversava l'intero versante sindacale”. Si parlava di ben oltre
100.000 cattedre a rischio, ben più delle odierne 87
mila della Gelmini. Perché in quelle settimane non vi
mobilitaste? Perché nessun allarme? Nessuna occupazione? Vero, la minaccia dei tagli del buon Prodi rientrò, ma poi…
leggete qui:



“Giungono a maturazione i frutti
avvelenati di una Finanziaria (2007 nda) che ci avevano detto avrebbe fatto
piangere i ricchi e finalmente rilanciato l'impegno dello Stato a sostegno
della scuola. La situazione economica e strutturale della scuola pubblica
diviene ogni giorno più drammatica. I tagli alla superiore
sono i più evidenti e vistosi, resi ancor più gravi dall'aumento delle
iscrizioni a livello nazionale… Il crollo dei finanziamenti sta minacciando il
Tempo Pieno e prolungato, sta impedendo di pagare e fare le supplenze quasi
ovunque, con decine di migliaia di classi che ogni giorno restano senza
insegnanti. Molte scuole non hanno più i soldi neanche per le spese più
elementari, gesso o carta igienica… I professionali stanno per essere
massacrati, si annunciano riduzioni vistose
dell'orario settimanale… Dopo un ridicolo balletto con i sindacati ‘amici’, il
governo ha ribadito che nel 2007 non darà un euro per il rinnovo del contratto
di docenti ed Ata, deprimendo ancor più una categoria al limite del tracollo… E
dire che basterebbe che il governo rinunciasse a costruire gli F35 (i caccia,
nda) destinando all'istruzione almeno la metà di quei soldi.”





Così
si esprimevano nel maggio del 2007 i Cobas Scuola. E allora.





No, così non va cari ragazzi. Lo
slancio civico, la difesa dei diritti, sarebbero in
voi una manifestazione straordinaria se non fosse che ancora una volta
l’evidenza mi costringe a concludere che ciò che vi anima è la solita deleteria
febbre contro l’Odioso Designato, e non la sostanza dell'ingiustizie. Ancora una volta. Come ai tempi del
desolante spettacolo del ‘pacifismo’ italiano di
cinque anni fa. Ricordiamo tutti quell’epocale 15
febbraio del 2003, quando una massa di quasi tre milioni di italiani marciò su
Roma per protestare contro l’intervento italiano in Iraq e in Afghanistan. In
Iraq l’Italia è rimasta per nove mesi del governo di
centrosinistra, in Afghanistan ancora siamo. Ma dei
tre milioni di ‘pacifisti’ del 2003, quanti scesero in piazza nei mesi del
mandato Prodi? Lungo cioè la terrificante strage di civili che le cosiddette
coalizioni hanno perpetrato in quei due Paesi e che oggi arriva a una stima di
oltre un milione e seicentomila morti? Poche centinaia si agitarono, di cui
neppure uno dopo l’annuncio lanciato da Luciano Bertozzi su Nigrizia che ci
rivelava come il buon Prodi avesse previsto nella finanziaria 2008 qualcosa
come… 23 miliardi di euro in spese militari, armando
poi Paesi come la Turchia o Israele, vere e proprie bestie nere dei Diritti
Umani. Perché allora, col centrosinistra a palazzo
Chigi, neppure una frazione dell’indignazione febbrile che oggi vi percuote
fece capolino nelle strade? Mi dite perché?





Infine. Dove state andando a sbattere? Contro chi? Ha senso
indignarsi con il pescecane che ha azzannato la rete del pescatore? Mi spiego,
è semplice. Le destre politiche di tutto il mondo sono cromosomicamente
programmate dai loro padroni per fare una e solo una cosa: distruggere il bene
comune e il senso di collettività, per sempre, e
imporre il privato individuale ovunque. Sono nate per fare questo. Punto.
Esattamente come gli squali sono nati per azzannare. Significa demolire scuola
pubblica, sanità pubblica, servizi pubblici. Possiamo
certamente inorridire, ma che senso ha indignarsi con chi sta facendo il suo
dovere? L’indignazione se la meritano coloro il cui compito era di impedire che
la destra facesse il suo dovere: e cioè la sinistra, la miserevole inesistente
patetica sinistra. Quella cosa che oggi sta appiattita
sotto lo stuoino della destra pur continuando a biascicare retoriche di
sinistra. Le leggi dell’Odioso Designato si disfano in
una settimana se c'è il consenso politico (cioè popolare). Il problema è che
quel consenso non c'è, o meglio, la sinistra non ha saputo crearlo, non ne è
stata capace, anzi: non ha voluto. Questo è il problema. Invece di perdere
tempo a odiare Berlusconi e il suo clan, perché non vi chiedete le ragioni per
cui le sinistre sono finite a brandelli, svendute alle
destre, protettrici del piduista Silvio, privatizzatrici, precarizzatrici,
traditrici del nostro bene comune?





Indignatevi con loro ragazzi, strattonatele, prendetele a schiaffi,
fate i sit-in e le lezioni in strada di fronte alla
CGIL, alle sedi del PD, sotto casa di Romano Prodi. Questo ha senso. E
datevi, diamoci tutti, uno sguardo allo specchio. L’indignazione
selettiva è ipocrisia.

 
 
 
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La scomparsa del senso critico costituisce una seria minaccia per la preservazione della nostra società. Rende facile ai ciarlatani imbrogliare la gente.
 

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