Oliena

D’Annunzio e il Nepente d’Oliena


D’Annunzio e il Nepente d’Oliena Nel 1910 Gabriele D’Annunzio scrisse un articolo sul Corriere della Sera intitolato “Un itinerario bacchico”, il quale era ispirato ad una lettera scritta l’anno prima da Marina di Pisa a Hans Barth, giornalista tedesco residente a Roma e profondo conoscitore dei vini italiani, tanto da essere autore di un libro sull’argomento. Nell’articolo D’Annunzio dice che lui “acquatile” non potrebbe dare al Barth notizie delle taverne pisane ma, ricordando un suo viaggio giovanile in Sardegna fatto in compagnia di Edoardo Scarfoglio e di Cesare Pescarella, afferma che, se l’amico gli farà visita, "...io vi prometto di sacrificare alla vostra sete un boccione d'olente vino d'Oliena serbato da moltissimi anni in memoria della più vasta sbornia di cui sia stato io testimone e complice.... Non conoscete il Nepente di Oliena neppure per fama? Ahi lasso! Io son certo che, se ne beveste un sorso, non vorreste mai più partirvi dall’ombra delle candide rupi, e scegliereste per vostro eremo una di quelle cellette scarpellate nel macigno che i sardi chiamano Domos de janas, per quivi spugnosamente vivere in estasi fra caratello e quarteruolo. Io non lo conosco se non all'odore; e l'odore, indicibile, bastò a inebriarmi."… A te consacro, vino insulare, il mio corpo e il mio spirito ultimamente….Possa io fino all’ultimo respiro rallegrarmi dell’odor tuo, e del tuo colore avere il mio naso sempre vermiglio. E, come il mio spirito abbandoni il mio corpo, in copia di te sia lavata la mia spoglia, e di pampini avvolta, e colcata in terra a piè di una vite grave di grappoli; ché miglior sede non v’ha per attendere il Giorno del Giudizio” Gabriele D’Annunzio ,“Un itinerario bacchico”, Corriere della Sera del 15 febbraio 1910