L'Oltremondo

150 anni "d'Itaglia"


     Ci apprestiamo a soffiare le 150 candeline per l'Unità d'Italia e in molte città si preparano feste ad hoc, cerimonie, iniziative in memoria degli eroi del risorgimento. Probabilmente la bandiera italiana farà capolino da qualche balcone, qualche cellulare intonerà l'inno nazionale per un paio di settimane, le partite di calcio inizieranno sulle note di Mameli e Novaro. E poi tutto come prima, continuando tutti insieme a vivere alla giornata, come se niente fosse. Quella dei 150 dell'Unità d'Italia dovrebbe invece essere una grande occasione per i cittadini italiani di rivedere il proprio modo di vivere e, sopratutto, di pensare. La situazione è infatti ben diversa da quella di un Paese che celebra i 150 della sua unità in quanto, d'Unità, se ne vede ben poca. Ogni giorno assistiamo a sproloqui via etere enunciati da un personaggio che conta sull'unità del proprio portafogli, che fa carta straccia della Costituzione e che ha portato, negli ultimi 20 anni, ad un imbarbarimento socio-culturale senza precedenti. Viviamo nel medioevo del nuovo millennio. La voragine culturale è talmente profonda che anche coloro che più si sentono in dovere di cambiare qualcosa cadono nel più lapalissiano degli errori, adducendo ad un "nemico comune" la colpa di questa situazione. Questo nemico è, a fasi alterne, Berlusconi, il PdL, l'inefficienza delle opposizioni. Rarissimamente si punta il dito contro il più colpevole e complice dei "cattivi": Il Popolo Italiano e, più nello specifico, il nostro Io. La nostra Unità è, come spesso accade, l'unità nel criticare un fattore terzo, come quando si da la colpa agli arbitri per la sconfitta della propria squadra del cuore, sempre più raramente si approcciano i fatti con una più critica consapevolezza. E' ora, quindi, di farsi domande più profonde e darsi risposte meno ipocrite e più funzionali. Berlusconi ha monopolizzato i media, ha creato la tv commerciale deturpando il servizio pubblico, ha sdoganato le veline e le liti in diretta, ha dato spago al lato infantile dello spettatore. Questa è la critica più feroce che si possa fare? Mi piacerebbe vedere la questione da un altro punto di vista, riprendendo quanto già detto sull' "Io" italiano. E' vero che Berlusconi si è reso artefice delle più spregevoli iniziative commerciali, ma è altresì vero che al momento la sua "spazzatura" fa buona compagnia durante l'ora di cena di almeno metà degli italiani, è vero che Berlusconi ha deturpato i valori del centro-destra, ma è anche vero che chi prima votava la DC ora vota per lui, è vero che l'attuale Premier ha una vita sregolata e per niente adatta alla carica che detiene, ma è apprezzato da moltissime persone che si dichiarano devoti cattolici. Insomma, è assai probabile che Berlusconi non sia la rovina degli italiani, bensì il figlio della caduta di stile degli stessi. Guardiamoci attorno, le nuove generazioni sono totalmente distaccate dai valori concettuali della cultura, della politica, dell'etica comune, vivicchiano alla giornata tra una burla e un'uscita serale, sono sempre meno attratte dalla storia del nostro Paese e delle sue tradizioni culturali e scientifiche, e non è da meno il resto della popolazione, ormai un lontano ricordo dell'Italia che fu, che vedeva nei valori della Resistenza e della Costituzione ragioni sufficienti per portare avanti la propria routine quotidiana. L'italiano sembra ormai completamente alienato dal proprio Paese, è sempre meno colto, ha un linguaggio sempre più scolorito, non ha più la forza di indignarsi. Indignazione, ecco il concetto che dovremmo far di nuovo nostro per i 150 anni dell'Unità, quel concetto così ben espresso dal franco-tedesco Hessel, nel suo libro "indignez-vous!" e che era ancora in parte presente all'epoca di Tangentopoli e delle monetine a Craxi e che ora è una rarità da palati fini. La cultura è l'arma vincente, lo strumento col quale si più conoscere, si veicola l'informazione, si plasma una società consapevole, che ha ancora la forza di indignarsi e di dare un limite a ciò che è accettabile, lo strumento che apre gli occhi e accende il cervello, che fa pensare e votare consapevolmente, che crea i presupposti per una sana indignazione. Uno strumento che unisce, da nord a sud, da ovest ad est, tutti coloro che sognano di viaggiare per il mondo ed essere orgogliosi di ciò che sono. Con la cultura, quella giornaliera, del piccolo gesto, del buongiorno e dell'arrivederci, del grazie e del prego, si possono fare grandi rivoluzioni, come quella di trasformare "l'Unità d'Itaglia" nell'Unità d'Italia.