L'Oltremondo

La concretezza della tecnica in politica.


     In questi giorni ho passato molto tempo a pensare ai valori della Politica e alle sue dinamiche, a quale sia lo strumento migliore per porre in essere le proprie idee senza cadere nell'ipocrisia della procrastinazione sine die che affligge la classe politica praticamente da sempre. Ho avuto modo di scambiare opinioni in merito con illustri personaggi della politica locale, che ogni giorno devono confrontarsi con l'onere della scelta di campo, calandosi nella parte di coloro che prendono decisioni per una moltitudine di cittadini con l'impegno di assumersene la responsabilità ma, purtroppo, col tempo, ho notato che la maggior parte degli "anziani" con incarichi di rilievo, ritengono che essa sia uno strumento ad usufrutto dei politici e che non ci sia spazio per i tecnici, che sono addirittura visti come un ingombro inutile al quale fare riferimento solo in casi di estrema necessità.  Io rifuggo questo modo di vedere l'utilità dei tecnici e sono altresì convinto che il loro supporto sia essenziale per un corretto svolgimento della funzione pubblica a tutti i livelli, dal locale al nazionale. Un grande problema dei partiti italiani è infatti, a mio parere, proprio l'assenza di una struttura di tecnici di riferimento che fornisca il supporto necessario ai "politici" per le decisioni più complesse in tema di urbanistica, ambiente, energia o di mera materia legislativa. Se dietro ad un percorso politico ci fosse uno stabile supporto tecnico molto probabilmente si finirebbe di incentrare i temi su slogan propagandistici e si fornirebbero ai cittadini argomenti di più elevato spessore concettuale. Rimango basito, infatti, quando di fronte a tematiche così importanti come l'autosufficienza energetica sento la classe dirigente parlare per luoghi comuni, frasi fatte, slogan elettorali da via di borgata e rarissimamente, praticamente mai, sento portare avanti argomenti solidi con basi scientifico-tecniche di qualità che darebbero oltretutto una credibilità incontestabile all'oratore. Ogni partito dovrebbe quindi far crescere al suo interno, di pari passo, due tipologie distinte di collaboratori: coloro che devono sviluppare le abilità politico-organizzative e coloro che hanno le conoscenze e le competenze tecniche. I primi dovrebbero portare avanti la linea politica del partito, interagendo con le altre forze di maggioranza e opposizione, con le istituzioni e le amministrazioni oltre che con i cittadini, che dovrebbero essere (e forse lo sono sempre meno) la prima fonte di motivazione per l'impegno pubblico. I secondi dovrebbero garantire ai primi un supporto tecnico tramite studi di settore, ricerche, banche dati, con la competenza portata dagli studi, che dovrebbero essere incentivati dal partito con la creazione di corsi di formazione post-laurea interni(ma anche di grado inferiore) che uniscano le competenze tecniche a quelle politiche, così che il "dialogo" interno abbia un comune denominatore. Sono convinto che per fare politica non sia necessario essere dei tecnici, poichè questa deve essere accessibile a tutti e non deve diventare un'elite, ma proprio per questo ritengo sia essenziale il supporto di personale esperto nelle varie materie del quotidiano, che condividano una certa linea e garantiscano uno spessore alle idee che vengono portate avanti. Questo è necessario su tutti i livelli, da quello locale, in cui si evidenzia una penuria di competenze di rilevo, a quella nazionale, che dovrebbe essere l'eccellenza della Nazione. I cittadini sono evidentemente stanchi di signori che parlano per ore senza dire niente, che citano sondaggi come fossero rosari, che propongono idee antidiluviane, che votano leggi al limite del ridicolo, c'è bisogno ora più che mai di un rinnovamento concettuale della politica stessa che verta intorno alla cosa più importante per un Politico con la P maiuscola: il benessere del proprio paese, senza se e senza ma.