L'Oltremondo

La libertà e le sue sfaccettature


Vorrei dedicarmi alla pura e semplice libertà personale, a quel diritto inviolabile di cui dovremmo godere tutti, la libertà di poter decidere il proprio cammino, la propria via, il proprio modo di vivere.. Purtroppo, troppo spesso, ci vediamo negare tale libertà proprio da chi, invece, dovrebbe garantircela nel modo più assoluto, vediamo dei muri innalzarsi attorno a noi che si frappongono tra il nostro Io e il mondo che ci circonda. Mi riferisco ad alcuni genitori che fanno di tutto pur di negare la libertà ai propri figli, arrogandosi il diritto di poter decidere tutto della loro vita, senza vagliare l'ipotesi che i figli, prima di questo sono Persone. Non è il mio caso, fortunatamente ho avuto dei genitori che mi hanno lasciato molte libertà e ciò mi ha insegnato tanto, ma sono circondato da persone che vedono i propri genitori (e la maggior parte delle volte giustamente) come dei secondini. Io penso che una volta raggiunta una certà età, anche se può variare di caso in caso ma questo è un altro discorso, i figli debbano essere lasciati liberi di prendere le proprie decisioni, di assumersi le proprie responsabilità senza obblighi nei confronti dei genitori, se non quello di rimanere all'interno dell'umanamente tollerabile (non penso insomma che un figlio sia libero di drogarsi o di mandare tutti a quel paese così da sentirsi libero).Il concetto principale è il seguente. Noi siamo Persone, e sto parlando dal punto di vista sociologico, sia che siamo figli, sia che siamo genitori. Ciò vuol dire che un genitore deve comportarsi con i figli col massimo rispetto personale, mantenendo il suo ruolo di educatore e "protettore" nella prima infanzia e nell'adolescenza. Ma dopo questa età, quando il figlio ha già idee proprie, volontà anche differenti dai genitori, vocazioni e desideri, credo sia molto negativo da parte di un genitore far sì che il ragazzo non possa essere libero di prendere delle decisioni autonome. Prima di tutto un genitore non è il padrone dei suoi figli, bensì un educatore, ciò comporta che una volta raggiunta una certa età, quando ormai i principi educativi sono radicati nei figli, il ruolo del genitore è semplicemente quello di un "protettore passivo" ovvero qualcuno che "c'è sempre" nel momento del bisogno e che in cambio richiede semplicemente affetto e rispetto. Non autorità.negare la libertà di uscire ad un figlio già grande (e per grande intendo la fascia +18), la libertà di decidere cosa fare, come farlo, o quando farlo, negargli la libertà di decidere cosa fare del suo futuro, come vivere le sue relazioni amorose o sociali, negargli la possibilità di farsi un'idea autonoma del mondo che lo circonda; tutto questo è profondamente sbagliato ed anche pericoloso. Perchè un giorno che lo vogliamo o no, i nostri genitori non ci saranno più, e se quel giorno noi saremo ancora legati a loro su tutto, non saremo mai in grado di avere una vita autonoma e libera, poichè avremo paura di tutto.trovo inoltre molto negativo che il genitore trasmetta le sue paure ai figli, trovo ancora più negativo che un genitore trasmetta ai figli la sensazione che il mondo sia un via vai di problemi e di pericoli, un ricettacolo di malattie, di violenze, di paure. Il mondo è semplicemente il mondo, fatto di uomini e non di spauracchi. Una persona responsabile, saprà vivere tranquillamente in questo mondo, avrà buon senso, farà esperienze e saprà godersi la vita come merita, senza alcun bisogno di temere di svoltare l'angolo per paura di incontrare un altro uomo.Giorgio Gaber, grande uomo, aveva già posto il problema con "la paura" una stupenda prosa che potete vedere ed ascoltare nel video che ho postato. Troppo spesso valutiamo le cose con dei pregiudizi senza mai pensare che dietro ogni "maschera" c'è una persona e che spesso siamo noi stessi ad applicare maschere agli altri, riempiendo il mondo di paure fittizie ed inesistenti. Ho sempre più l'impressione che l'uomo moderno abbia bisogno delle paure per sentirsi più sicuro..Io stesso ho affrontato il problema in maniera diretta. Nel 2003-2004 ho avuto la grande e rara fortuna di viaggiare per l'africa orientale in barca a vela. Sono stato in paesi musulmani, anche quelli con la Shari'a, paesi che secondo ciò che avevo visto in televisione erano pieni di terroristi, di persone pronte a farmi del male, di rapitori, seviziatori, persone malvagie. Eppure non ho incontrato niente di simile, ma semplicemente PERSONE, oltretutto persone squisite, pronte a rinunciare a quel poco che avevano pur di ospitarmi al meglio.Ecco cosa intendo dire. Il mondo va conosciuto, va visto, va sentito e vissuto, solo così potremmo davvero capirlo, solo così potremo abbattere quel muro di paure, di facce e di miti che ogni giorno ci vengono propinati sempre più volontariamente. Perchè i nostri figli devono vedersi negato il diritto di conoscere il mondo che li circonda? Perchè dobbiamo anteporre le nostre esperienze alle loro, credendo che solo ciò che abbiamo vissuto noi sia reale e che ciò basti per segregare i nostri figli? E' sbagliatissimo pensare che le nostre esperienze bastino anche per i nostri figli. Essi devono fare le loro, devono avere le PROPRIE idee e l'unico modo che hanno per farlo è quello di essere liberi di uscire, di viaggiare, di conoscere gente diversa, città diverse, paesi diverse, culture, religioni, lingue, governi.. Non si può dare una sola immagine del mondo, per giunta estremamente negativa, e pensare che stiamo "proteggendo" i nostri figli. Così facendo gli stiamo solo mostrando un dipinto del mondo, oltremodo negativo, e quando essi si troveranno a viverlo avranno paura di tutto, anche di camminare scalzi su un prato..