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EDDIE VEDDER- IN TO THE WILD- LONG NIGHTS

 

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Quel viaggio

Post n°190 pubblicato il 22 Maggio 2014 da ombrascura78
 

Presi il treno, di ritorno da casa, dove avevo passato un bel we. 

il viaggio era lungo, non avevo bagaglio, ma con me portavo la bici, spesso era stata a Milano fonte per me di buone sensazoni, in sella a "Miriam" riuscivo a non soffrire per la mancanza dei miei bimbi, per una situazion amorosa che nn si risolveva e che poi è finita nel peggiore dei modi e per il mio non sapermi adattare alla città così calda, frenetica e grande. 

Lasciai la bici nel corridoio del treno, e per non dare disturbo ai passeggeri mi sedetti nel piccolo vano che c'è tra le carrozze, quello dove ci sono le due porte di salita e discesa, di fronte al bagno, seduto nei gradini.

Il cappello verde calato fino sugli occhi, le cuffie nelle orecchie e lo sguardo perso attraverso il vetro della porta, rapito dal paesaggio e dalle nuvole che alte si spostavano. 

Al solito finii per pensare ed automaticamente mi persi.

I cavi della linea ferroviaria parevano giocare con i paesaggio e con il loro "salir e scendere", scorrendo davanti a me, hanno finito per accompagnarmi per mano in questa esperienza particolare. 

Pensavo ma senza voler arrivare alla definizione di nulla, molte cose scorrevano veloci nella mia mente, passavano solleticando, senza giudizio, come se fosse venuto i momento semplicemente di "ripassarle, risentirle. Sono stato fisso a guardare il panorama per tutto il viaggio Genova - Milano, quella sensazione non era finita, sapevo che sarebbe ricominciata e che avrei continuato quello strano sogno ad occhi aperti. 

Scesi a Milano e mi precipitai a prender la coincidenza, ora il viaggio di ritorno era iniziato, destinazione Venezia per una durata di 3 ore e mezza avrei coccolato e fatto mia quella esperienza. La musica nelle orecchie, il cappello calato ed il panorama con i suoi cavi, come intermediario. 

A tratti mi pareva di dormire ad occhi aperti, più stavo li e più mi sentivo obbligato a starci, rapito da me stesso. 

NEssun giudizio, un film che passava davanti a me pulito dalla soggettività e vissuto per come era accaduto più stavo li e più sprofondavo in una consapevolezza che di certo non mi appartiene. Mi sono sentito sereno, il treno avanzava, e dondolando mi cullava, come se volesse in qualche modo accompagnarmi; avete presente quella sensazione che si ha quando da bambini si va sull' altalena? Spesso in quel frangente chiudevo gli occhi per sentirmi libero, per vivermi quella parabola come se fosse un volo, sentendomi libero. 

ciondolavo ipnotizzato, cullato da dolci mani di ferro, ho creduto e mi ci sono visto, lo assicuro, lontano, seduto su tre gradini di pietra ai margini di un grosso portone marrone, avevo la barba bianca e le mani vecchie, le dita stringevano il bastone che porto con me quando vado a cercare i funghi (è con me da molti anni ormai) e parlavo, raccontavo la mia vita, la vita che in questo momento sto vivendo ad un gruppo di bambini. Era come se la ricordassi perfettamente e minuziosamente, ogni frangente ogni dettaglio, raccontavo loro di me e di come avevo vissuto per condividere la mia esperienza. Ricordavo i profumi, i suoni, tutti i dettagli, era un resoconto lento e particolareggiato. 

La sensazione che mi dava il raccontare era di estrema serenità, come se l' aver già vissuto ed il vedermi seduto li davanti a tutti quei bambini, mi desse la consapevolezza di aver vissuto bene, di essere arrivato, di aver percorso una strada buona. 

guardavo i loro occhi e mi riempivano di domande:" che gusto aveva il vino?" - "come è piangere?" - cosa succede quando arrivi tardi al lavoro?" - "cosa è il lavoro?" - "perchè sei partito" - "ti piaceva correre?". Pacato, rispondevo a tutto, spiegandone ogni minuzioso dettaglio, avevo quiete e serenità, avevo tutto il tempo, parlare non è mai stato così bello...

non riesco a descrivere la sensazione, è stato un bel viaggio, un grande viaggio, tutto qui, scrivo per ricordarlo!.

 

 
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                                                                                  ...e mi innalzo, mi elevo affiimmaginenchè le mie emozioni siano portate al limite, mi tendo ascoltando ciò che il mio corpo mi sta dicendo.

Mi libro nell' aria maestosa e fiera controllando il mondo mi spingo al limite, estasiata e sicura, avanzo sentendo mie le correnti.........io sono aquila padrona del cielo, qui vivo io, ascoltando il vento e sorridendo al sole che mi da vita.

 
 

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