My life

LA MIA VITA


Capitolo VUn anno avanti (il pulcino della classe)Nel 1967 compii sei anni e nel mese di ottobre avrei dovuto iniziare la prima elementare senonche', sapendo gia' leggere e scrivere, i miei genitori decisero di anticiparmi l'istruzione e nei mesi di aprile e maggio di quell'anno mi mandarono a prendere lezioni private a casa di una maestra del paese, Maria Nencini, per poi farmi sostenere in giugno un piccolo esame di ammissione alla seconda nella scuola elementare statale di Roccastrada. Ando' tutto bene e, con un piccolo sacrificio di appena tre mesi, mi ritrovai a essere sempre un anno in vantaggio per tutta la durata degli studi fino alla maturita'.Il primo ottobre 1967 iniziai quindi a frequentare la statale direttamente in seconda con la maestra Franca Polvani, ma duro' poco perche' il 27 novembre traslocammo di nuovo alla volta di Grosseto, complice il trasferimento degli uffici della SO.GES. a Grosseto con successivo cambio di denominazione in I.G.A.R. (Industria Gessi e Affini Roccastrada). La I.G.A.R. srl, insieme alle concorrenti Centro Meridionale Gessi spa e Lega srl, saranno poi rilevate dalla Tecnobay spa nel 1984 in seguito a una campagna acquisizioni.
L'appartamento era in via Ugo Bassi 9, a poche centinaia di metri dalle mura medicee e dal Duomo, al primo piano, finalmente in pianura, con temperature piu' vivibili e aveva un terrazzo enorme, in parte anche coperto, insomma c'era da divertirsi. Ma c'era anche da studiare con la maestra Meloni, la mia nuova insegnante grossetana per la seconda e la terza elementare.
Io poi mi sentivo sempre al centro dell'attenzione, per avere un anno meno degli altri, e sembrava quasi che da me volessero sempre qualcosa di piu', forse per capire se veramente ero all'altezza degli altri. Ben presto mi feci onore, io e Fausto Rossini eravamo i primi della classe e l'anno successivo diventammo un trio con l'arrivo di Carlo Sborchia, oggi ingegnere nucleare.
Nel 1967 Grosseto portava ancora i segni e le ferite dell'alluvione del 4 novembre dell'anno precedente, che colpi' duramente anche Firenze e ricordo ancora bene i segni sui muri lasciati dal livello dell'acqua della piena che ruppe gli argini del vicino fiume Ombrone.
In breve conobbi tutta la cittadina, che in quel periodo contava circa 50mila abitanti, grazie alle lunghe passeggiate con mio nonno Antonio, padre di mio padre, anch'egli abitante in citta' con sua moglie Maria in viale della Pace 92 (ex 88).
Mio nonno, maresciallo dei Carabinieri in congedo, era un grande camminatore e in quel periodo totalizzai tantissimi chilometri per le vie del capoluogo maremmano.
Arrivavamo talvolta all'estrema periferia sud fino all'Ombrone, dove erano appena stati ricostruiti gli argini, piu' alti e piu' robusti di quelli che avevano tragicamente ceduto poco piu' di un anno prima. Anche la mia scuola si trovava in quella zona, in via De Barberi, e spesso la maestra ci raccontava della travagliata storia della Maremma, prima alle prese con le paludi e la conseguente malaria, poi sempre a combattere con l'acqua, ma quella del fiume cattivo. E piu' di una volta mi trovai a ripetere in piedi nell'aula queste tristi storie, io che ero un anno avanti, io che ero "il pulcino della classe".