Capitolo XVISolfeggio romanoFrequentavo ormai la terza media e nuovi esami mi aspettavano all’orizzonte. Oltre a quello della scuola stessa mi stavo preparando per la licenza di teoria e solfeggio e per il quinto anno di pianoforte. Per affrontare questi importanti traguardi musicali il mio insegnante di Grosseto, che non era diplomato in pianoforte ma in canto corale, mi consiglio’ di affidarmi a maestri piu’ esperti, maestri di conservatorio, e mi procuro’ il numero telefonico di Armando Badolato a cui aveva gia’ affidato altri allievi. Badolato era insegnante di teoria, solfeggio e armonia presso il conservatorio di Santa Cecilia e sua moglie insegnava pianoforte presso lo stesso istituto. Inizio’ un pellegrinaggio a cadenza quindicinale tra Grosseto e Roma che avveniva sempre di domenica, l’unico giorno della settimana in cui ero libero dagli impegni scolastici. Ogni volta partivamo tra le 8:30 e le 9 del mattino per arrivare a Roma intorno alle 11,30 (con sosta obbligata sull’autostrada tra Civitavecchia e Roma per controllare se le gomme erano calde) in vista delle due ore di lezione dalle 12 alle 14: la prima ora con il maestro, la seconda con la moglie, nella loro abitazione di Via Fabbretti tra Piazza Bologna e Via Ravenna.
LA MIA VITA
Capitolo XVISolfeggio romanoFrequentavo ormai la terza media e nuovi esami mi aspettavano all’orizzonte. Oltre a quello della scuola stessa mi stavo preparando per la licenza di teoria e solfeggio e per il quinto anno di pianoforte. Per affrontare questi importanti traguardi musicali il mio insegnante di Grosseto, che non era diplomato in pianoforte ma in canto corale, mi consiglio’ di affidarmi a maestri piu’ esperti, maestri di conservatorio, e mi procuro’ il numero telefonico di Armando Badolato a cui aveva gia’ affidato altri allievi. Badolato era insegnante di teoria, solfeggio e armonia presso il conservatorio di Santa Cecilia e sua moglie insegnava pianoforte presso lo stesso istituto. Inizio’ un pellegrinaggio a cadenza quindicinale tra Grosseto e Roma che avveniva sempre di domenica, l’unico giorno della settimana in cui ero libero dagli impegni scolastici. Ogni volta partivamo tra le 8:30 e le 9 del mattino per arrivare a Roma intorno alle 11,30 (con sosta obbligata sull’autostrada tra Civitavecchia e Roma per controllare se le gomme erano calde) in vista delle due ore di lezione dalle 12 alle 14: la prima ora con il maestro, la seconda con la moglie, nella loro abitazione di Via Fabbretti tra Piazza Bologna e Via Ravenna.