My life

LA MIA VITA


Capitolo XVIIISardegna '74Domenica 18 agosto 1974, un anno esatto dopo una gita di un giorno all'Isola d'Elba, ci trovammo di buon mattino al porto di Civitavecchia, eravamo partiti da Grosseto quando era ancora buio e il sole sorse tra Montalto di Castro e Tarquinia. Finalmente il porto che ci aveva visto spesso spettatori, ci vide per la prima volta protagonisti.
Attraccata al primo molo trovammo il traghetto Carducci, della Tirrenia, una nave che, insieme alle sue gemelle Boccaccio, Manzoni, Pascoli e Petrarca, ha avuto una lunga storia iniziata nel 1970 e terminata nel 2006, dopo un intervento di ristrutturazione di dubbio gusto avvenuto nel 1991 e dopo la cessione alla Compagnia Saudita di Navigazione El Salam Shipping&Trading, battente bandiera panamense, in seguito alla quale e' stata ribattezzata Al Salam Carducci 92.
Per dovere di cronaca occorre dire che una delle sue gemelle, la Al Salam Boccaccio 98, il 2 febbraio 2006  con a bordo 1272 passeggeri e 104 membri dell'equipaggio, mentre navigava tra Arabia Saudita ed Egitto nel Mar Rosso, tra Duba e Safaga, è affondata in seguito ad un incendio, causando circa 1000 tra morti e dispersi. E’ considerato uno dei peggiori disastri marittimi della storia. Come se non bastasse, la Al Salam Petrarca 90 il 22 Giugno 2002  è affondata in seguito ai gravi danni riportati a causa di un incendio scoppiato mentre era in viaggio anch’essa tra Duba e Safaga. Insomma un triste destino che ha visto anche la fine delle tre gemelle superstiti nel 2006 con la loro demolizione effettuata dagli indiani di Alang.
Ma torniamo a quando la Carducci era ancora della Tirrenia e aveva solo 4 anni. Fu la mia prima traversata sulla rotta Civitavecchia – Porto Torres, quasi dieci ore di mare che ci videro attraversare le Bocche di Bonifacio, tra Sardegna e Corsica, tra Italia e Francia, con mare forza 9, con i passeggeri che vomitavano ovunque, come prima esperienza niente male! Peccato, perche’ fu una giornata di pieno sole, ma non potei godermi in pieno il passaggio tra le due isole dirimpettaie.Sbarcammo verso sera a Porto Torres e con la 127 ci dirigemmo verso Sassari, la attraversammo da nord a sud uscendone dai suggestivi tornanti di Scala di Giocca per poi arrivare all’ora di cena a Pattada, a casa degli zii di mio padre Rino e Teresina.
Fu una settimana intensa per me, di lunghe passeggiate per i campi senza ombra di vipere (la Sardegna e’ infatti l’unica regione italiana in cui questo rettile velenoso e’ assente), riscoprii valori di vita ormai persi in Continente, subii il fascino del dialetto, che in questo caso e’ una vera e propria lingua, visitai alcuni nuraghi, carichi di storia e di mistero, assaporai le bonta’ tipiche della zona, in particolare il pane, le salsicce e i formaggi, trascorsi lunghe e spensierate ore con Maria Giovanna e Franco, i figli di Rino e Teresina, conobbi il piccolo borgo di Bantine che aveva dato i natali ai miei nonni paterni Antonio e Maria.
Vidi per la prima volta anche la Costa Smeralda, ma una settimana volo’ via veloce e ci ritrovammo a fine agosto sull’Espresso Livorno della Trans Tirreno Express, con la sua livrea gialla e verde, che assicurava la copertura della traversata in 8 ore, antesignana delle navi veloci moderne. Anche questa nave e’ stata piu’ volte trasformata, cambiando il nome in Espresso Grecia e semplicemente Grecia.
Sbarcati a Livorno, dopo una notte in cabina, ci attese la Via Aurelia in direzione sud, destinazione Grosseto. Ma la Sardegna era rimasta dentro di me.