My life

LA MIA VITA


Capitolo XXIIMaestro di 40 allievi e Radio Grosseto InternationalSedici anni, quarto anno del Liceo Scientifico, impegno ormai fisso alla radio, qualche messa suonata all'organo, lo studio della musica a Grosseto dal maestro Monari e a Roma dal maestro Badolato, tempo libero pressoche' zero, ma dovevo trovare qualcos'altro da fare... e lo trovai. Insieme col maestro Monari e con una sua allieva di chitarra ci inventammo una scuola di musica collettiva per grandi e piccoli che ci vedeva il sabato pomeriggio a Marina di Grosseto in una stanza adiacente la chiesa affittataci dalla parrocchia stessa: il maestro si occupava della teoria e del solfeggio, la ragazza della chitarra e io del pianoforte.
Partivamo da casa del maestro a Grosseto con la sua Opel Rekord diesel bianca, appena acquistata dopo aver tenuto per poco tempo una Ford Escort blu, prima di partire me la faceva riscaldare per un quarto d'ora, dopo che ero stato almeno per cinque minuti con la chiave girata per rendere incandescenti le candelette. Una volta partita non la fermava piu' nessuno, un vero mulo con la leva del cambio al volante, una delle ultime di questo tipo, che Monari usava spesso mettere in folle dopo lunghe rincorse e l'auto, avendo una massa notevole e quindi una certa inerzia, percorreva centinaia di metri a basso consumo; non dimentichiamoci che erano anni di risparmio energetico e molti passarono dalla benzina al gasolio, allora c'era un divario di prezzo notevole.Arrivati a Marina di Grosseto la parcheggiavamo e iniziavamo il nostro lavoro di docenti.
Quaranta allievi, molti erano piu' grandi di me, di conseguenza mi trovai costretto a costruirmi una maschera di severita' e di credibilita' per farmi rispettare e devo ammettere che tutto cio' forgio' non poco il mio carattere e la mia personalita'.Come una sorta di dottor Jeckill e mister Hide il giorno dopo, la domenica, mi trasformavo da maestro a dj e andavo a trasmettere in Piazza Dante 11 a Grosseto nei nuovissimi studi di Radio Grosseto International.
La radio era l'unica valvola di sfogo vera e propria per me, ero coadiuvato alla parte tecnica da ragazzini formidabili, pieni di entusiasmo, maghi del missaggio e voglio citare i piu' bravi che erano Gilberto Ferrari, Luca Magini, detto Luchino, e Carlo Perretta.Il fratello di Gilberto, Antonio, si occupava dei notiziari, all'epoca "rimediati" dai quotidiani, ma tutto sommato redatti con maestria, e poi tutto era bello, oltre l'entusiasmo c'era il gusto pionieristico di svolgere un lavoro che fino a due anni prima sarebbe stato impensabile e impossibile in Italia.
Trasmisi per la prima volta nel pomeriggio di domenica 16 ottobre con Carlo Perretta alla parte tecnica e tra le altre canzoni ne passai una appena uscita: "The devil is loose" di Asha Puthly.In breve acquistai sicurezza e stile nel trasmettere e, quando non c'erano i tecnici, imparai a fare tutto da solo, davanti al mixer Tascam della regia, incastonato in un banco a ferro di cavallo rivestito di un bel blu acceso, costruito appositamente per accogliere tutte le apparecchiature di trasmissione, dal trasmettitore giallo,
alle piastre a cassetta Nakamichi, ai piatti Lenco e Thorens che facevamo partire liberando il feltrino sotto al disco, e solo chi l'ha provato puo' comprendere in pieno il concetto. I fratelli Parmeggiani e Fabio Mellini erano i cervelloni della radio, quelli che progettavano, costruivano, accomodavano, adattavano, inventavano tutte le diavolerie elettroniche, come lo sfumino automatico che abbassava la musica quando si parlava al microfono. Con loro ci sentivamo protetti, erano una specie di pronto intervento, se qualcosa non funzionava almeno uno dei tre accorreva in tempi brevissimi e il guasto era sempre ripristinato, per passione, solo ed esclusivamente per passione e per amore nei confronti della amata radio che per loro era come una figlia da coccolare e da proteggere.