La panchina.

Il fondamentalista riluttante.


Sabato, 16 febbraio 2008.Sulla pagina Cultura del Corriere della sera, dal titolo Edipo contro i miti indù , ho letto la recensione di Lorenzo Cremonesi, inviato a Londra, sul secondo libro autobiografico di Mohsin Hamid, Il fondamentalista riluttante (il primo è Nero Pakistan).Ho approfondito l'argomento con ricerche sul libro e sui suoi contenuti, ed alla fine mi ritrovo in questa situazione: non posso nè rigettare nè accettare completamente tutto ciò che ho letto.Riporto uno stralcio della trama. Changez è un giovane pakistano, ammesso a Princeton grazie ai suoi eccezionali risultati scolastici, che dopo la laurea 'summa cum laude' viene assunto da una prestigiosa società di consulenza newyorkese. Diventa cosí un brillante analista finanziario. Impegnato a volare in business class tra Manila e il New Jersey, Lahore e Valparaiso, e a frequentare l'alta società di Manhattan al braccio della bella e misteriosa Erica, Changez non si rende conto di essere un giannizzero al comando dell'impero americano,e di combattere una vera e propria guerra economica globale,  al servizio di un paese che non è il suo. Finché arriva l'Undici settembre a scuotere le sue certezze. "Vidi crollare prima una e poi l'altra delle torri gemelle del World Trade Center. E allora sorrisi".Da questo fatto, si innesca la sua crisi, la sua inarrestabile trasformazione.  La produttività cala e la barba cresce, quella barba che agli occhi dei suoi concittadini fa di ogni "arabo" un potenziale terrorista. I fatti si susseguono con notevole suspense... Giunge cosí per Changez il momento di compiere un passo irreversibile. "Una America come quella andava fermata..."Riporto ora alcuni passaggi di ciò che scrive Cremonesi.E' il mito occidentale di Edipo in contrapposizione a certi miti orientali in cui avviene il contrario, e cioè è il padre che annulla il figlio. In Occidente, con Edipo è il futuro che trionfa sul passato, è il nuovo ed il progresso, sopratutto economico, a tutti costi. Inoltre, in Occidente c'è "carenza di religiosità".In Oriente "vince l'immobilismo, la conservazione. Il passato uccide il nuovo, ci si chiude nella nostalgia per l'età dell'oro, nella convinzione della supremazia delle proprie antiche tradizioni, senza mai avere il coraggio di confrontarle con il diversoe con le sfide del mutamento". Inoltre, l'inadeguatezza del governo del Pakistan alle domande del Paese, da cui nasce il fondamentalismo, dalla ""incapacità di far fronte alla complessità del mondo moderno e dal rifiuto di assumersi le proprie responsabilità".Quest' ultimo passaggio mi sembra incompleto, approssimato. Chiedo: quale ruolo gioca il fondamentalismo religioso in questo scenario? Poi ci sono i commenti entusiastici di  vari critici, non so se in buona fede. E su questi non sono affatto d'accordo.Relativamente a questi ultimi commenti, dico: e la violenza che è presente in tutto il libro, dove la mettiamo? Sottolineo in grassetto, sottolineato, e in corsivo uno dei tanti punti in cui la violenza, intelligentemente mascherata dalla suspence dei fatti che si susseguono, comunque trasuda da tutto il libro.  "Vidi crollare prima una e poi l'altra delle torri gemelle del World Trade Center. E allora sorrisi".Si commenta da se.P.S.  Oltre questo blog, metto a disposizione la sezione "Politica" del mio sito personale, all'indirizzo seguente:http://digilander.libero.it/Cicerone80/C_contatti.htm(dove puoi partecipare anche al Forum).