Ordinaria Follia*

Tratto da: Diario di una diversa - Alda Merini


<<Molta gente leggendo questo esiguo libretto si domanderà che ruolo avesse in quel tempo mio marito e tutta la mia famiglia:  Nessun Ruolo.   E una ragione esiste. Al momento dell'internamento, l'ammalato sente sopra di sè il peso della condanna, condanna che non può non riversare sulla società tutta ed anche sui congiunti. I parenti invece avvertono questa repulsione come uno stato di malattia e "cercano di stare alla larga", anche perchè non è detto che non abbiano un vago o profondo senso di rimorso. I più impreparati non si aspettano certo che il manicomio sia fatto in quel modo e, a modo loro, riportano degli shock.  Ma le vere vittime restiamo pur sempre noi, perchè una volta a casa ci sentiremo sempre rinfacciare quella degenza come un fatto giuridico, e non di malattia. Insomma, il malato è un gradino più su di colui che è stato in galera.    Io ho sentito, ad esempio, una frase detta appunto da un componente della mia famiglia: << In manicomio facevi ciò che volevi>>.  Come a dire che ero sgravata da ogni responsabilità. Ma il concetto è talmente sproporzionato e travisato che non vale la pena di soffermarvisi sopra.>>..... Solo due cose sono diverse per me:  Il manicomio, perchè  è stata una "Clinica" per un tempo limitato e il "marito"... perchè non l'ho mai avuto! ..... Per il resto......  "PARENTI SERPENTI"  !!!