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BUONA PASQUA


Una Buona Pasqua a tutti voi. A Pasqua spesso viene regalato ai bimbi un uovo. Adesso è di cioccolata perché è più buono, ma una volta si facevano “le uova” bollite e colorate. Perché? Perché Pasqua è il segno, il simbolo di qualcosa di nuovo, di inaspettato, che nasce.  
 L’uovo è il segno della nascita per eccellenza: c’è qualcosa dentro che sta nascendo, che non si vede, ma c’è. L’uovo, inoltre, indica da una parte lo scudo, la resistenza, la fatica, la corazza, che bisogna forare, bucare perché nasca qualcosa di vitale, di nuovo.Dall’altra parte indica il tempo (la cova) necessario perché qualcosa di nuovo nasca: ogni gravidanza ha bisogno del suo tempo; ogni nascita non si può improvvisare, accelerare, ha bisogno di un tempo di gestazione. Ci vuole il tempo che ci vuole. “Un uomo vedeva un bruco che stava diventando farfalla. E vedendo la sofferenza di questa trasformazione, soffiò un delicatissimo alito caldo in modo che la cosa potesse avvenire più velocemente e con la minore sofferenza possibile. E fu così… Solo che il passaggio fu troppo veloce e le ali non si formarono a sufficienza per volare”.Il nuovo è così: ha bisogno sempre di un tempo di formazione, di gestazione e di un tempo di fatica, di dolore. Ma quando nasce tuo figlio, quanta felicità c’è! Ma quando poi nasce… è meraviglioso, incredibile, fantastico.  Pasqua è questo dischiudersi. L’uovo è il segno di un passaggio totale: prima c’era un uovo e poi c’è un pulcino. Allora augurarsi “Buona Pasqua” vuol dire augurarsi una trasformazione radicale, che possa nascere nella tua vita qualcosa di totalmente nuovo, inatteso e meraviglioso. Che da questa tua vita (uovo) possa nascere in te qualcosa di vitale (pulcino), di vivo, di meraviglioso, che riempia il tuo cuore, la tua vita e la tua anima.  Durante la preghiera mattutina un angelo apparve a cinque rabbini e disse: “Oggi vedrete il Messia!”. Era sera e il sole come una palla di fuoco rosso scendeva nella calda Palestina.  Il primo era un razionale: “E’ tutto un inganno, è tutta una produzione della mente, ci siamo creati tutto noi. In realtà non c’è niente da vedere”. Il secondo era una iena, pieno di rabbia: “Quell’angelo maledetto, mi aveva promesso che l’Avrei visto!”.Il terzo era un rassegnato: “Dio non si può vedere. Dio nessuno lo ha mai visto, perché dovrei vederlo io?”.Il quarto era un ossessivo: “Sto guardando tutti i volti per vederlo, ma non l’ho ancora visto. Ma lo troverò, dovessi trovarlo fra cent’anni, lo troverò!”.Il quinto di ritorno dal lavoro, si sedette lungo la strada e guardò con meraviglia e stupore la discesa del sole, l’intensità dei colori; si lasciò riempire dal silenzio e dai lievi rumori attorno; sentì che quel sole c’era fuori e c’era dentro di lui; si sentì terribilmente felice, immerso nel creato e al centro dell’universo e disse: “E’ vero, oggi ho visto Dio”.M.P.