Il mio tempo libero!

[ Dall'amato .... all'amore ]


Gv nei capitoli 18-19 racconta la crocifissione e la morte di Gesù. Nel capitolo 20 invece ci presenta tre scene con cui cerca di dire qualcosa che non si può dire. Infatti, cerca di spiegare cosa vuol dire "vedere" il Signore, il Risorto, nella vita di tutti i giorni. E' la domanda che tutti noi ci facciamo: "Ma Dio, dove, come, quando si vede? Come si può incontrarlo?".Alcuni pensano che incontrarlo sia vederlo fisicamente: "Se lo vedessi … Se avessi una visione … Se mi facesse un miracolo, allora sì che crederei". Ma Dio non si può incontrare così, fisicamente. Fisicamente Dio si è incarnato, manifestato in Gesù: Gesù è morto duemila anni fa e la cosa finisce qui. Ma allora come, dove, quando, io posso fare esperienza, incontrare il Signore della vita? Gv in queste tre scene non descrive tanto dei fatti storici ma dei movimenti dell'anima. Definisce le condizioni, i criteri, con cui puoi incontrarlo. Cioè: "Se lo vuoi incontrare queste sono le regole". Nella prima scena c'è la Maddalena (20,1-2.11-18). Prima regola: dall'amato all'amore (da fuori a dentro).
Dio lo si può conoscere solo nell'amore. Non dobbiamo aver paura di amare! Come può accedere a Dio chi non sa amare? Come può conoscere colui che è Amore (1 Gv) se non sa amare?Gesù per la Maddalena era tutto: lei era totalmente "fuori", oggi diremo schizofrenica, pazza, "matta da legare" (Lc 8,2: Gesù l'aveva guarita da sette demoni) e lei era guarita solo grazie a lui. E' chiaro che Gesù era il suo "amore": lei era morta, era pazza, era indemoniata, e Lui l'aveva guarita. E' ovvio che ti attacchi a chi ti ha dato la vita; è ovvio che non puoi non amare chi ti ha ridato dignità; è ovvio che non puoi non essere per sempre grato a chi ti ha salvato e guarito. Lo siamo per i genitori che ci hanno dato la vita fisica, lo siamo altrettanto per chi ci da la vita del cuore. Lei ha amato questo Gesù, lo ha toccato, lo ha abbracciato. Certamente fra lei e Gesù c'è stato un rapporto particolare, speciale, d'amore vero e puro. Poi glielo hanno portato via: così va al sepolcro e se non può stare con il corpo vivo del "suo amore", ci starà con il corpo morto. Ma là neppure quello trova! Lei sente Gesù come "suo" (20,12: "Hanno portato via il mio Signore"): quando ami senti l'altro come tuo, che ti appartiene e che tu gli appartieni. Senti che non puoi vivere senza di lui; senti che la vita non ha senso senza di lui, senza quel rapporto, senza l'amore.La Maddalena ama visceralmente Gesù: è "suo" (sappiamo che storicamente gli apostoli furono gelosi di questa preferenza di Gesù - non a caso è la prima testimone della resurrezione! - e cercarono di isolare la Maddalena dal gruppo degli apostoli). E' normale: quando ami senti l'altro tuo. Il grande passaggio della Maddalena sarà passare dall'amore perché "sei mio", all'amore "sei della Vita"; dall'amore "ce l'ho vicino" (l'amore fisico, esterno, di presenza di vita) all'amore "ce l'ho nel cuore" (l'amore interno, dell'anima). E se fuori i nostri amori ci possono essere sottratti, dal nostro cuore nulla ci può essere rubato. Dentro di noi non perdiamo mai chi amiamo e nulla ci può essere veramente sottratto, mai.E' il grande passaggio dall'amore di attaccamento all'amore di libertà. Gesù le dirà: "Non mi trattenere" (20,17): "Lasciami andare, non sono tuo, sono mio e della Vita. Non ti attaccare". Amiamo le persone ma non attacchiamoci a loro perché non sono nostre; godiamo di loro e viviamo dell'amore ma non facciamo del nostro legame un idolo e un possesso.Quando la Maddalena, dopo la conversione interiore, torna dai discepoli, dice: "Ho visto il Signore" (20,18) e non dice più "il mio Signore" (20,12). Lei continuerà ad amarlo dentro di sé ma non è più suo: lo ha lasciato andare.E' il grande passaggio: se muore l'amato non muore l'amore. Non si può "vedere" il Risorto se non con gli occhi di quest'amore. L'amore umano, di primo livello, dice: "Tu sei mio. Tu mi appartieni". Alcuni arrivano addirittura a dire: "Guai se te ne vai. Te la faccio pagare se mi tradisci; ti uccido se mi lasci". L'amore di attaccamento dice: "Non posso vivere senza di te; senza di te non sono nessuno; non ce la faccio se tu non ci sei: sento un grande vuoto dentro di me se te ne vai".Qualcuno dice: "Guarda come l'ama. Non riesce a stare senza di lui". Ma non è vero amore, è sanguisuga, è attaccamento, è parassita, è: "Siccome non ce la faccio da solo, mi appoggio a te perché senza cado" (poi lo si chiama amore).L'amore di primo livello, chiede, pretende, vuole: "Ma tu mi devi amare… ma se mi ami allora devi far questo… ma tu non stai mai con me… ma non pensi a me…". E' il bambino che chiede, che deve chiedere l'amore della madre perché altrimenti morirebbe. Se non c'è lei, lui è spacciato.L'amore di secondo livello, invece, non chiede, si propone e offre: "Mi piacerebbe passare una sera con te, ti va? Io, nel mio amore, ti posso dare questo: ti va? Vorrei condividere con te il mio cuore: ti va di fare altrettanto? L'amore spirituale, di secondo livello dice: "Ti amo ma posso vivere anche senza di te". L'amore spirituale ha imparato che l'amore non è l'altro, un'altra persona, ma il sentimento che c'è in noi stando con l'altro. L'amare spirituale ha imparato che l'amore è dentro di sé: "Se tu ci sei sarò molto, ma molto felice e il mio amore scorrerà verso di te e il tuo verso di me. Ma se non ci sei continuerò ad essere felice lo stesso". L'amore spirituale è in grado di amare anche se l'altro non c'è perché lo porta dentro di sé, perché "lo vede", "lo sente vivo" nel proprio cuore. Guardo a tutte le persone che amo e dico loro: "Sono felice che tu ci sia. Ma tu non sei mio: non posso possederti, non posso avere pretese su di te. Tu sei l'amato non il mio amore". E poi ascolto la vibrazione di queste parole dentro di me. L'amore umano, materiale, possiede "Dio": cerca di afferrarlo, di catturarlo, di comprenderlo con la testa. L'amore materiale (di primo livello) vuole idee chiare, precise, prove dell'esistenza, si attacca ai miracoli, vuole conferme, si attacca ai riti e alle regole perché crede che queste siano Lui; vuole toccare, capire, averlo in testa, essere certo. Ma qui Dio non si può "vedere". L'amore spirituale (di secondo livello) sa che Dio non si può comprendere (in latino cum-prendere vuol dire abbracciare, far mio), si può solo sentire, vivere, condividere, celebrare, festeggiare, gustare, riconoscere. Come la Maddalena mi metto sulla strada di purificare il mio amore: solo nella libertà esiste l'amore. Come la Maddalena compio il passaggio dall'amato all'amore.Nella seconda scena ci sono Pietro e Giovanni (20,3-10). Seconda regola: fa' che il tuo cuore sia vivo.Quando arriva la Maddalena e dice: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro" (20,2), Pietro e Giovanni corrono a vedere. E' normale, vien da dire: c'è una cosa inaspettata e si va a vedere. Ma Gv non vuole descrive la corsetta dei due apostoli. Vuole dire qualcos'altro di molto più profondo.Pietro è la testa, l'intelligenza, la razionalità, la concretezza, la praticità delle azioni e dei pensieri. Intanto ci arriva per secondo e quando arriva al sepolcro lui entra e vede "le bende per terra e il sudario" (20,7) ma non ci capisce nulla. Mentre di Giovanni si dirà infatti, che "vide e credette" (20,8); di Pietro si dirà semplicemente che "vide" (20,7) ma non che credette.Pietro è Giovanni prima della conversione; Giovanni è Pietro dopo la conversione. Non a caso Giovanni è "femminile" in questo vangelo. Il grande passaggio è aprire il proprio cuore e tornare a sentire la vita. Il vangelo non ha molti dubbi: se vuoi "vedere il Signore" il tuo cuore dev'essere vivo. C'è anche un profondo motivo psicologico. Noi nasciamo maschi e nei primi anni di vita ci identifichiamo con nostra madre, che è una donna, una femmina. Apprendiamo da lei tutto ciò che è femminile (la donna è più a contatto con le emozioni e l'interno), ma poi ad un certo punto ci accorgiamo che noi siamo maschi e non femmine. Allora dobbiamo rifiutare, tagliare con lei (e quindi con il femminile di cui lei è portatrice), per identificarci con nostro padre e con il maschile di cui lui è portatore. E' necessario fare questo, perché noi siamo dei maschi e dobbiamo, identificandoci con un maschio, diventarlo.Per questo nella nostra vita dobbiamo compiere la conversione da Pietro a Giovanni, dobbiamo ritrovare e reintegrare il femminile e la sensibilità per non diventare degli orsi o delle pietre, per non cadere in balia della razionalità, dei pensieri e della logica.Se la donna deve compiere solo un distacco (dalla propria madre) per diventare autonoma, l'uomo ne deve compiere due (dalla madre e dal padre): forse anche (o proprio) per questo l'uomo è emotivamente più fragile e spesso impaurito da ciò che ha dentro e dal mondo dello spirito. Passare da Pietro a Giovanni è il grande passaggio della vita: è ritornare al cuore, ritornare a sentire. Tracce di questo cambiamento lo troviamo quando Pietro è costretto a piangere, a ricontattare il proprio cuore e la propria sensibilità (Lc 22,62: quando il gallo cantò "Pietro pianse amaramente").Cuore vivo è emozionarsi, piangere, ridere, commuoversi, sorridere, stupirsi, meravigliarsi, "toccare il cielo con un dito", ringraziare, sentire l'amore degli altri che ci entra dentro, amare, appassionarsi, essere furenti con l'ingiustizia, provare rabbia, sentire la compassione e provare la tenerezza, aver pietà, consolare, far silenzio, accarezzare e abbracciare, gioire di fronte al sole o la luna o a un campo in fiore; emozionarsi di fronte alla propria donna o di fronte al proprio figlio; sentirsi al centro dell'universo o parte di questo tutto di cui siamo immersi; cuore è chiedere scusa, perdonare e accettare il perdono, accettare di aver sbagliato e sentire il dolore dell'altro; cuore è cantare e cuore è mistero e anima.Cuore morto è: giudicare. Giudichi perché non sai comprendere e metterti nei panni degli altri. Pensare. Pensi sempre perché hai paura della vita, quella vera, quella che scorre, quella che fa fremere. Non gioire mai, lamentarsi sempre. Il tuo cuore è morto e poiché non sa più né vivere né emozionarsi, ovviamente non puoi che essere così. Scaricare sempre sugli altri il male del mondo. Pensi che gli altri debbano cambiare, invece non è il mondo che deve cambiare, è il tuo cuore di pietra che non può essere raggiunto da niente e da nessuno. Regole chiare e indiscutibili. Ti attacchi all'esterno (regole) perché il tuo interno non è sviluppato. Rancore e rigidità. Ti tieni dentro la rabbia, l'odio, il veleno e non perdoni. Così diventi freddo, di ghiaccio, insensibile, in una parola sei morto. Shakespeare diceva: "Il dolore sussurra al cuore e gli dice di spezzarsi".M.P.