Il mio tempo libero!

[ Il sentirsi utili. ]


La grande domanda che tutti ci facciamo ­ a volte in realtà non ce la facciamo perché la risposta potrebbe non piacerci ­ è: “Ma a che serve la mia vita?”.
Alcune persone vivono “servendo” i figli (nel senso di essere di utilità ai figli. Far crescere una vita ci fa sentire utili, importanti, qualcuno; è una gran cosa). E’ che poi i figli crescono e poiché i genitori hanno ancora bisogno di essere utili continuano ad impicciarsi negli affari dei figli. E si arrabbiano se questi li escludono dalla loro vita. Altre persone si sentono utili al lavoro; poi quando sono “scaricati” vivono un autentico fallimento. Altre persone hanno così bisogno di sentirsi “utili” che se una volta non le chiami o non le avverti di qualcosa, si risentono e si arrabbiano perché si sentono messe in disparte, e a volte pure fanno le offese! C’è un sentirsi utili che è il nostro bisogno di essere considerati, di essere visti, di esserci per qualcuno, altrimenti siamo nessuno e ci sentiamo soli. Qui però non parliamo di questo. Per "essere utili" intendiamo dare un servizio all’umanità: io vivo e se il mio vivere produce “vita”, evoluzione, benessere, amore, crescita, allora, anche se passo, servo, sono utile a qualcosa e a qualcuno. "Essere utili" alle persone ammalate che essi siano i nostri parenti, i nostri figli; essere utili e nello stesso tempo essere prescelti per portare con dignità la grande o piccola croce che ci è stata donata.Io vivo, ho dentro qualcosa di importante, dei talenti, una passione, dei doni, che è utile a questo mondo: lo rendo disponibile, lo offro, lo dono e il mio dono è utile e aiuta. Allora c’è sapore, c’è gusto, anche di faticare, anche di lottare, anche di soffrire, perché ciò che sono serve e rende un servizio a qualcuno. Il sapore viene dall’essere dono per qualcun altro. Vuol dire aiutare le persone a trovare il significato, il senso a ciò che accade.   Dobbiamo insegnare alle persone a riflettere su ciò che vivono, a farsi delle domande, ad ascoltare Dio che ci parla sempre e in continuazione, attraverso i fatti, gli eventi e gli incontri di ogni giorno. Altrimenti la gente dice: “Dio? E dov’è?”. Per forza dice così, perché non lo sente, perché pensa che Lui se ne stia altrove a farsi i fatti suoi mentre noi ci barcameniamo quaggiù. Ma Lui, invece, ci parla e ci educa in continuazione. La parola sapienza viene dal latino “sapére” che vuol dire assaggiare. Si diventa saggi, sapienti, quando si gusta, si impara dalle esperienze. Tutto insegna o nulla insegna: dipende da noi. La vita è una grande scuola, se si vuole imparare. Ma solo se si vuole imparare. M.P.