Ossessionando

Sweetness, I was only joking


La cosa più difficile non è stare a dieta.Delle regole, ogni tanto, te le devi pur dare anche se per un'indole anarchica come te è un controsenso che porta alla luce, ogni volta, fiotti di interrogativi atavici.Quello che è più difficile, in ultima analisi, è contrastare la voglia di dolce che ti avviluppa come nelle spire di un rettile predatore alla fine del pasto.
Cerchi di combatterla in modo pratico, ingurgitando ancora una fetta di bresaola o una porzione di verdura, ma niente da fare: non è fame, come diceva la famosa pubblicità, è qualcosa di profondamente diverso, che con la fame non ha nulla a che fare. Cerchi allora di combatterla razionalmente, andando a ripescare nella mente tutti i motivi per cui non dovresti cederle, primo fra tutti perché sai che dolce chiama dolce e da un cioccolatino passeresti con la stessa compiaciuta indolenza ad un biscotto al cioccolato e poi da lì ad una cucchiaiata di nutella in una spirale senza fine di goduriosi cedimenti della volontà e di voluttuose apoteosi delle papille gustative.Perché il dolce è l'essenza stessa del nascere e dell'affidarsi a qualcuno, creature indifese e spaurite che soltanto nel calore dell'abbraccio materno corredato di capezzolo o di tettarella del biberon trovano pace.Così ti affanni a crescere, a cercare di capire le regole del gioco e soprattutto a farle tue, a colpi di mazza demolisci un'idea di vita che non può andare e te ne ricostruisci con fatica un'altra soltanto con l'aiuto di un minuscolo arnese come un cucchiaino annerito con cui trasportare pazientemente acqua e sabbia.Credi di avercela quasi fatta, come quando chiudi il frigorifero e sai di essere sazio.Poi all'improvviso lacerante dallo stomaco dell'anima esce la disperazione, si staglia contro le pareti trasparenti del vuoto. Che mangiare hai mangiato e vivere hai vissuto.Ma senza il sapore del dolce ti chiedi che senso abbia avuto e possa continuare ad avere, anzi a non avere.