Piove a dirotto. Acqua a scrosci, senza tregua, acqua sui campi, sull'asfalto delle strade, sulle tegole dei tetti rese lucide, sui vetri delle mie finestre ormai bisognosi di cure che per il momento non ho nessuna voglia di dare loro, visto che dovrebbe continuare a piovere anche nei prossimi giorni.Sì, stavolta l'estate è proprio finita.Ma per affrontare al meglio la stagione autunnale mi sono ricaricata le pile. Ieri, mare. Lo so, non era una giornata splendida, ma a me qualche nuvola e qualche grado in meno di temperatura dell'aria non hanno mai fatto paura.Il mare era incantevole. Oltretutto quasi a mia completa disposizione proprio perché in molti sono rimasti a riva a guardarlo, alcuni già infagottati in golfini di cotone e felpe pesanti. Io no, non potevo perdere l'occasione. Due lunghi bagni rigeneranti, di quelli che riconciliano con il mondo. Quando sto in acqua nuoto, sguazzo e soprattutto penso. Penso, ma con il cervello alleggerito dalla fatica e dal pessimismo. Penso e mi muovo senza sforzo, senza fatica, scivolo tra le onde e tra i pensieri senza stancarmi, senza sentire oppressione, peso, costrizione. Se è vero che tutti siamo già stati e siamo stati qualcos'altro, credo di non avere dubbi. Probabilmente ero una creatura marina. Non necessariamente qualcosa di bello, anzi sono sicura di non essere stata né una sirena né un pesce tropicale dai colori splendidi, magari solo uno scorfano, una medusa velenosa, un granchietto o uno di quei pesciolini scuri che ieri mi pizzicavano le gambe, ma insomma qualcosa che senza il mare non può vivere. Nove mesi. Dovrò aspettare almeno nove mesi per tornare a fare un bagno, il tempo che ci vuole per fare un figlio. Aspetterò, paziente ma non troppo perché non ho altra scelta. E intanto cercherò altri mari. Per restare in tema con il post precedente, potrei ritrovarmi a cantare I'm drowning in the sea of love oppure sentirmi sussurrare Come with me my love to the sea, the sea of love, I want to tell you how much I love you...
Post N° 206
Piove a dirotto. Acqua a scrosci, senza tregua, acqua sui campi, sull'asfalto delle strade, sulle tegole dei tetti rese lucide, sui vetri delle mie finestre ormai bisognosi di cure che per il momento non ho nessuna voglia di dare loro, visto che dovrebbe continuare a piovere anche nei prossimi giorni.Sì, stavolta l'estate è proprio finita.Ma per affrontare al meglio la stagione autunnale mi sono ricaricata le pile. Ieri, mare. Lo so, non era una giornata splendida, ma a me qualche nuvola e qualche grado in meno di temperatura dell'aria non hanno mai fatto paura.Il mare era incantevole. Oltretutto quasi a mia completa disposizione proprio perché in molti sono rimasti a riva a guardarlo, alcuni già infagottati in golfini di cotone e felpe pesanti. Io no, non potevo perdere l'occasione. Due lunghi bagni rigeneranti, di quelli che riconciliano con il mondo. Quando sto in acqua nuoto, sguazzo e soprattutto penso. Penso, ma con il cervello alleggerito dalla fatica e dal pessimismo. Penso e mi muovo senza sforzo, senza fatica, scivolo tra le onde e tra i pensieri senza stancarmi, senza sentire oppressione, peso, costrizione. Se è vero che tutti siamo già stati e siamo stati qualcos'altro, credo di non avere dubbi. Probabilmente ero una creatura marina. Non necessariamente qualcosa di bello, anzi sono sicura di non essere stata né una sirena né un pesce tropicale dai colori splendidi, magari solo uno scorfano, una medusa velenosa, un granchietto o uno di quei pesciolini scuri che ieri mi pizzicavano le gambe, ma insomma qualcosa che senza il mare non può vivere. Nove mesi. Dovrò aspettare almeno nove mesi per tornare a fare un bagno, il tempo che ci vuole per fare un figlio. Aspetterò, paziente ma non troppo perché non ho altra scelta. E intanto cercherò altri mari. Per restare in tema con il post precedente, potrei ritrovarmi a cantare I'm drowning in the sea of love oppure sentirmi sussurrare Come with me my love to the sea, the sea of love, I want to tell you how much I love you...