Genshiken Otaku Club

 


 VENEZIA....E DUE
NON SOLO MIYAZAKIE due.....siamo ancora qui a parlare di Venezia della mostra cinematografica. Ma tranquilli, stavolta non parleremo ancora di Miyazaki (anche se sarei tentato :p) ma di un altro film animato nipponico di un altro mito: MAMORU OSHII
Mamoru chi???Se questo nome vi dice poco..beh credo dobbiate quanto meno fare una piccola ricerca e vedervi un suo film, di sicuro non ne rimarreste indifferenti. Se Miyazaki viaggia sul fronte "favolistico" (termine a dir poco limitativo per il maestro), Oshii esplora contenuti più adulti e crudi utilizzando come mezzo il disegno animato. Veri e proprio film disegnati, quelli di Oshii vengono utilizzati come metro di paragone per il cinema d'animazione d'autore;un capolavoro come GHOST IN THE SHELL (ad oggi uno dei film cyber punk migliori mai prodotti) rimarrà per sempre nell'olimpo dei capolavori animati.Ma non solo anime....Oshii si è cimentato anche in film con attori in carne ed ossa dando ugualmente sfogo alla sua strabordante fantasia.
Un piccolo passo verso....Perchè è importante la presenza di Oshii qui a Venezia? La situazione degli anime e dei manga sicuramente è migliorata rispetto a 10 anni fa (almeno qui in Italia), ma siamo ancora anni luce dal raggiungimento della giusta considerazione che essa merita: ossia un genere comune quale può essere la letteratura, la cinematografia generale e la musica. Esiste buona e pessima musica, come esistono romanzi per bambini e per adulti, così come esistono film trash e film d'autore...giusto? Discorso semplicissimo, no? Eppure questo discorso non viene mai applicato agli anime nippo delegati all'eterno ruolo di robetta per bimbetti scemi. Con Miyazaki (e proprio Venezia è un ottimo esempio) pian piano questo luogo comune pian piano si sta sgretolando....grazie a lui ci si sta rendendo conto che l'animazione giapponese può essere poetica, elegante, raffinata, capace di far sognare grandi e piccini...in una parola sola: può essere di gran qualità. Ok, gran merito, ma si sa...spesso in questo campo, gli attacchi di tontaggine sono all'ordine del giorno e si corre il rischio che si applichi una forumla pericolosa, ossia: ANIMAZIONE DI QUALITA'--HAYAO MIYAZAKI e stop!!! Riconoscere nel papà di Totoro l'unico autore valido del vastissimo panorama nipponico sarebbe un'errore spaventoso, in quanto, credetemi, ci sono tantissimi registi che definire grandiosi è il minimo: Satoshi Kon, Osamu Dezaki, Otomo, Rintaro, Kawajiri, Watanabe e...Oshii. Ecco perchè la presenza di quest'ultimo al cinefestival lagunare è importante almeno quanto quella di Miyazaki e forse più. Per dimostrare che l'animazione giappo non è SOLO Ponyo o almeno è ANCHE Ponyo, ma può essere anche The Sky Crawlers.Sperando che le menti illuminate della critica italiana (ma non solo) di aprino....vi lascio come di consuetudine ormai alla rassegna stampa(decisamene più scarna rispetto a quella del post precedente a conferma delle mie parole) sul film di Oshii (Ths Sky Crawlers appunto) che è stato proiettato ieri pomeriggio nelle sale lagunari:Mamoru Oshii, di diritto facente parte del poker di geniali registi d’animazione giapponesi (in buona compagnia con Miyazaki, Satoshi Kon e Katsuiro Otomo), ritorna dopo soli quattro anni ("soli" per i suoi standard) con un nuovo film d’animazione, dopo la felice e stramba incursione nel mockumentario presentata lo scorso anno a Venezia. Coprodotto dalla solita I.G. ma con la partecipazione di colossi del calibro della Nippon Television Network, Bandai Visual e Warner Bros., The Sky Crawlers aveva sulla carta tutte le credenziali per creare attesa negli spettatori e negli addetti ai lavori. Il risultato certamente non delude, ma andrebbe fatto un discorso certamente approfondito.Sembra, infatti, che Oshii abbia voluto semplificare, affettare grossolanamente la propria personale poetica, già sguinzagliata, ed è l’esempio più clamoroso, nella dittico di Ghost in the Shell, in modo da elevare il suo status di regista da fenomeno di nicchia e di culto, letteralmente adorato da un’intera generazione di otaku, a popolare autore che lavora in favore di una target più ampio. La pellicola in questione, quindi, andrebbe osservata sotto due diverse lenti: andrebbe prima analizzata come film in sè, quindi contestualizzata all’interno della filmografia del regista. Nel primo caso trarremmo una conclusione piuttosto positiva; The Sky Crawlers, infatti, è un lavoro molto pulito, lineare, che si lascia furbescamente prendere sotto gamba dallo spettatore nella prima parte, sviluppandosi in maniera lenta e, apparentemente, girando a vuoto, per poi nella seconda incalzarlo e costringerlo a rivalutare il film nell’insieme. Un film solido e denso, quindi, dallo spiccato e interessante messaggio filosofico, che si fa apprezzare anche per i buoni inserti in CGI che caratterizzano tutte le scene aeree.Poi, come si diceva, bisognerebbe poter vedere la pellicola sotto una luce diversa, che tiene conto del fatto che Oshii non è al suo debutto come regista ma che, anzi, ha già prodotto diversi film di grande valore. In questo caso non si può non constatare come The Sky Crawlers rappresenti un passo indietro rispetto, ad esempio, all’ultima fatica animata del regista (Innocence, nel 2004). Il film, infatti, risente di una riproposizione un poco affettata delle tematiche sempre care a Oshii; inoltre si tenga conto del fatto, già esternato più sopra, che il regista giapponese dà l’impressione di aver voluto sistematicamente e volontariamente semplificare e rendere più accessibile e fruibile la sua classica, e affascinante peraltro, deriva esistenzialista. A livello visivo, inoltre, l’animazione in 2D è smaccatamente inferiore alla controparte in CGI; la scelta, sicuramente voluta, lascia assolutamente interdetti.In buona sostanza, comunque, Oshii sembra aver lavorato ottimamente in vista di una distribuzione internazionale e su vasta scala del suo ultimo lavoro. Ci si augura solamente che lo zoccolo duro dei suoi appassionati, che come per ogni regista di grande culto raggiungono a volte livelli di fanatismo, non abbandoni o boicotti quello che comunque rimane un buon lavoro, seppur inferiore ai precedenti. (NON SOLO CINEMA.IT)Non è la vita eterna quella che affligge il giovane Yuichi Kannami, ma la condanna a vivere perennemente la propria adolescenza, senza un futuro verso cui guardare e con un passato privo delle fondamenta della memoria. Per sempre. All'infinito. Almeno che non sopraggiunga la morte per cause esterne. Egli fa parte dei "kildren", ragazzi che un misterioso e remoto incidente rese immortali modificando i loro geni, e che adesso si ritrovano pedine di una logorante guerra tra due compagnie aeree. Yuichi è infatti un pilota di aerei da caccia appartenente allo schieramento della Rostock. A causa delle sue innate capacità, egli viene trasferito alla base europea di Uris, amministrata dall'algida Suito Kusanagi, per rimpiazzare un esperto e abile kildren deceduto misteriosamente, forse in battaglia. Le cause reali della morte vengono infatti costantemente taciute a Yuichi, circondate dal mistero o forse dal sottile velo dell'omertà. Il ragazzo presto scoprirà che sono molte le cose a non quadrare nella vicenda e ad essergli nascoste, tanto che la progressiva emersione dell'inquietante verità costringerà tutti i personaggi a mettersi in gioco non più solo sul piano bellico, ma anche su quello dei rapporti interpersonali.La nuova pellicola di animazione del giapponese Mamoru Oshii (Ghost in the shell, Avalon) è un raffinato ed elegante film dai ritmi lenti, riflessivi, costanti e mai accelerati nemmeno nei momenti di battaglia. Creato attraverso una fusione (a tratti però esagerata e fastidiosa) di digitale e disegno, questo The sky crawlers possiede infatti una dirompente carica seducente, prodotta mediante l'uso di colori caldi, sfumature avvolgenti e atmosfere soffuse, che abbracciano lo spettatore conducendolo in immagini dalle venature oniriche, impalpabili e sfuggenti. A ciò contribuisce la splendida e delicatissima colonna sonora di Kenji Kawai, un accompagnamento musicale che nelle bellissime sequenze aeree si fa trascinante pur rimanendo in sottofondo, mentre nei momenti più soft si fa toccante e romantico con delle malinconiche melodie suonate da un'arpa. The sky crawlers è un film d'animazione destinato però ad un target prevalentemente adulto, a causa di una narrazione articolata e di personaggi piscologiamente più complessi. Lo stile di Oshii riflette perfettamente il tedio di questi giovani immortali, la loro frustrazione nel sentirsi intrappolati in un eterno presente, impossibilitati persino a rifugiarsi in ricordi che solo offuscamente talvolta tornano nelle loro menti. A partire dalle loro difficoltà nel dare valore a ciò che fanno, il regista costruisce un riuscito parallelo tra amore e guerra. La linea narrativa del conflitto bellico è infatti ridotta al minimo, privata di appronfodimenti politici e sociali (in fondo è solo un'altra tra le tante guerre che si combattono), mentre quello che rimane al centro dell'attenzione sono i rapporti umani, gli intrecci intimi tra i personaggi, perché è proprio partendo dall'interiorità individuale che Oshii allarga il discorso al genere umano.La guerra, in una vita priva di passato e futuro, non ha valore, può essere concepita solo nel suo aspetto ludico, come un gioco per bambini (in fondo "che senso ha diventare adulti quando si potrebbe morire domani?") che deve essere reiterato all'infinito, perché solo così può mantenersi nell'essere umano "l'illusione della pace". Si continua a combattere perché è necessario, perché in fondo tutto il genere umano è un eterno bambino destinato a ripercorrere sempre gli stessi passi, a commettere sempre gli stessi errori. L'unica soluzione appare essere la morte, l'unica in grado di dare significato alle nostre esistenze, l'unica cosa che dà valore ad un sentimento forte e devastante come quello dell'amore, che invece in una vita eterna rischia di diventare una condanna insopportabile. La splendida riflessione di Oshii culmina nel finale con un messaggio di speranza: è vero che siamo costretti a ripercorrere gli stessi passi, ma possiamo decidere il percorso, siamo in grado di intraprendere altre strade, senza rassegnarci al male. Si può almeno cercare di cambiare le cose. (rivista online.com)