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LONDRA/2


Appena tornati, varcato il cancello d’ingresso all’aeroporto di Falconara quello che ci ha colpito di più è stato il silenzio. Fino a quel momento preciso non ci eravamo resi conto di come fosse stata “rumorosa” Londra (come penso qualsiasi metropoli). Per quanto riguarda me, tornare non mi è dispiaciuto. Amo la regione in cui vivo, i suoi paesaggi immobili e la sua gente riservata, per certi versi ancora legata ai ritmi lenti e stagionali della campagna.A Londra abbiamo visto stupefacenti musei contenenti opere preziosissime provenienti da tutto il mondo, enormi grattacieli e centri commerciali, milioni di persone… di corsa noi… di corsa loro… Solo ora mi rendo conto di aver fotografato tutti i luoghi e di non aver  fotografato quella gente ed è come se mi fosse sfuggita, così, la vera anima della città. Scrivendo di loro sul blog spero, però, di poter imprimere fra i miei ricordi le loro facce. Le ho viste “tirate” la mattina, destinazione ufficio, di corsa col bicchiere del caffè lungo fumante, ancora, in mano. Le ho viste stanche dietro i giornali della sera e a volte addormentate sotto i neon della metro, destinazione casa. Le ho viste allargarsi in un sorriso urlante da dietro i finestrini di una limousine il sabato sera a Piccadilly Circus. Le ho viste gentili e rassicuranti per mano ad un bambino al parco la domenica. Loro come me quando sono a casa, io turista a casa loro e tutti quanti insieme immersi, appunto, nel frastuono… degli aerei che danzano incessanti nel cielo della città, dei treni che sfrecciano sotto terra, degli autobus e dei taxi che sfrecciano sopra, degli avventori dei pubs che si fumano fuori la loro sigaretta, dei venditori di giornali, dei turisti che cercano la strada, finanche dei manifestanti contro la guerra in Iraq davanti al Parlamento. No, tornare non mi è dispiaciuto