Creato da ladymiss0 il 12/07/2008

Scritto sul corpo

c'è un codice segreto, visibile solo in certe condizioni di luce, quello che si è accumulato nel corso della vita.In certe parti il palinsesto è inciso con forza tale che le lettere si possono sentire al tatto, come fosse stato scritto in Braille.Preferisco tenere il mio corpo ripiegato, al riparo da occhi indiscreti, mai aprirsi troppo, svelare tutta la storia. (J. Winterson)

 

La frustrazione: come reagiamo

Post n°49 pubblicato il 06 Maggio 2009 da ladymiss0

 

frustrazione_1Ogni essere umano ha a che fare con la frustrazione nel corso dell'esistenza e non è certamente un elemento del tutto negativo. Per far fronte alla frustrazione ci avvaliamo di diversi mezzi alcuni maggiormente adeguati di altri. Proviamo ad analizzarli nel dettaglio :

- intensificare gli sforzi per ottenere risultati maggiormente producenti ;

- riorganizzare i dati, raccogliere maggiori informazioni riguardo la situazione problematica, svolgere dunque una vera e propria chiarificazione-comprensione della determinata circostanza che genera in noi ansia e frustrazione al fine di risolverla ; 

- sostituire i mezzi per raggiungere i nostri obiettivi con altri più adeguati ; 

- la sublimazione: si tratta di un processo molto particolare che si verifica quando una spinta pulsionale verso un oggetto non ammesso o poco ammesso socialmente, viene orientata verso oggetti e scopi più accettabili, moralmente ammessi . Un soggetto che ad esempio, presenta forti impulsi di natura sessuale, può sfruttare queste sue energie per la realizzazione di opere, progetti utili . 

Vediamo ora una panoramica delle reazioni meno consone con le quali far fronte a situazioni frustranti : 

- la fissazione : si verifica tutte le volte che ci "fissiamo" su una fase o su una specifica risposta anche quando questa è ormai inutile ai fini della risoluzione del problema ; 

- la proiezione : avviene quando proiettiamo sugli altri caratteristiche negative che fanno parte della nostra persona ; 

- la compensazione : si verifica quando di fronte a delle nostre carenze, reali o presunte, cerchiamo di controbilanciare ciò di cui siamo carenti con altre caratteristiche talora negative ; 

- la formazione reattiva: si tratta di un processo simile alla compensazione, mediante il quale tendiamo ad esaltare alcuni aspetti di personalità che sono l'esatto opposto di comportamenti che abbiamo posto in atto e per i quali proviamo nausea, un senso di rifiuto . Ad esempio , un padre che in passato sia stato violento nei confronti del figlio, può mostrarsi attualmente eccessivamente tenero verso di lui ;

- lo spostamento: "una meta inaccettabile di una pulsione viene sostituita da un'altra accettabile che vi sia collegata per somiglianza o per qualche aspetto simbolico" . Un soggetto che ad esempio vuole detestare la propria madre ma non lo fa perchè è socialmente inaccettabile, inizia a detestare tutte le donne con caratteristiche fisiche o caratteriali simili a quelle della genitrice ; 

- la razionalizzazione : si verifica quando tentiamo di dare una giustificazione a qualcosa di inammissibile . Come ultimi tre meccanismi difensivi riportiamo la dissociazione, la regressione e la rimozione , che per l'importanza delle loro funzioni nella nostra vita psichica, tratteremo in seguito in maniera più approfondita .

fonti : I Percorsi della Mente Le Monnier

 
 
 

Iran: Delara Darabi a rischio di esecuzione imminente

Post n°48 pubblicato il 19 Aprile 2009 da ladymiss0

Data di pubblicazione dell'appello: 17.04.2009Status dell'appello: attivoAU 98/09 - MDE 13/031/2009

Delara Darabi ©www.myspace.com/helpdelara
Delara Darabi ©www.myspace.com/helpdelara

Aggiornamento:
Secondo fonti iraniane l'esecuzione di Delara potrebbe avvenire il 18 o il 20 aprile. Delara potrà salvarsi solo se l'intera famiglia della vittima accetterà il risarcimento in denaro.
 
L'avvocato di Delara Darabi, Abdolsamad Khorramshahi, teme che la sua cliente si trovi a rischio imminente di esecuzione. Ciò in seguito a una telefonata del 21 marzo scorso in cui Delara Darabi avrebbe riferito di indiscrezioni circolate nella prigione di Rasht, riguardanti l'imminente esecuzione della sua condanna a morte. Delara Darabi è detenuta nel carcere di Rasht, nel nord dell'Iran, sin dal 2003, quando è stata condannata a morte per un omicidio commesso quando aveva 17 anni. 

Nel suo caso sono state percorse tutte le vie legali tuttavia, sia a livello nazionale che internazionale, è stato osservato che i processi a suo carico hanno subito diverse e assai lente revisioni. Ora, per impedire che venga eseguita la condanna, non resta che il diyeh, la procedura che offre un risarcimento in denaro alla famiglia della vittima in cambio del suo perdono. Tuttavia, sembra che almeno un parente della vittima sia ancora indeciso e non abbia per ora espresso il suo parere. 

 

Nel settembre 2003, l'allora diciassettenne Delara Darabi, assieme al suo ragazzo di 19 anni, Amir Hossein Sotoudeh, entrarono nella casa della cugina 58enne del padre di lei per commettere un furto. Amir Hossein avrebbe ucciso la donna durante la rapina. Al fine di proteggere il suo fidanzato dall'esecuzione, la ragazza avrebbe inizialmente confessato l'omicidio, per poi ritrattare la sua confessione, dichiarando che Amir Hossein le aveva chiesto di confessare la sua responsabilità nell'omicidio per proteggerlo dall'esecuzione, ritenendo che la ragazza non potesse essere condannata a morte poiché minorenne.

Delara Darabi è stata condannata a morte in primo grado dalla 10a sezione del Tribunale generale di Rasht il 27 febbraio 2005. Nel gennaio 2006, la Corte suprema, avendo rilevato alcune inefficienze procedurali, ha deciso di rinviare il caso a una corte minorile di Rasht per un nuovo processo. Dopo due sessioni processuali, nel gennaio e nel giugno 2006, Delara Darabi è stata condannata a morte per la seconda volta dalla 107a sezione della Corte generale di Rasht. Amir Hossein Sotoudeh è stato condannato a 10 anni di carcere per complicità nell'omicidio. Entrambi sono stati condannati a tre anni di prigione e a 50 frustate per il reato di furto, oltre che a 20 frustate per "relazione illecita". La condanna a morte di Delara Darabi è stata confermata dalla Corte suprema il 16 gennaio 2007.

Nel marzo 2007, il suo avvocato è ricorso in appello contro la sua condanna a morte. Nell'aprile dello stesso anno la condanna è stata confermata dalla 7a sezione della Corte suprema, successivamente il verdetto è stato consegnato al Capo dell'autorità giudiziaria Shahroudi affinché si esprimesse in via definitiva. Nel dicembre 2007, dopo aver identificato errori procedurali, Shahroudi ha rimesso il caso alla Corte di Rasht per un'ulteriore revisione. Nel febbraio 2008, l'avvocato per i diritti umani Mohammad Mostafaie ha visitato Delara Darabi in prigione. Lei gli avrebbe confidato di essere molto depressa e stanca di attendere, anche per via delle insopportabili condizioni di prigionia.

Informazioni di base 
Dal 1990, l'Iran ha messo a morte almeno 42 minorenni all'epoca del reato, otto dei quali nel 2008 e uno il 21 gennaio scorso. L'esecuzione di un condannato minorenne all'epoca del reato è proibita dal diritto internazionale, così come dichiarato nell'articolo 6(5) del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) e dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia (CRC), dei quali l'Iran è stato parte e in base ai quali si è impegnato a non mettere a morte persone per crimini commessi quando erano minorenni all'epoca del reato. In questo paese, una persona condannata per omicidio non ha il diritto di chiedere allo stato il perdono o la commutazione della condanna, l'Iran viola così anche l'articolo 6(4) dell'ICCPR. Invece, la famiglia di una vittima di omicidio ha sia il diritto di insistere affinché la condanna venga eseguita, sia il diritto di perdonare l'omicida e ricevere un risarcimento economico (diyeh). 
 
Per ulteriori informazioni riguardo le esecuzioni di minorenni in Iran è possibile consultare il rapporto: Iran: The last executioner of children (MDE 13/059/2007, giugno 2007) 

Head of the Judiciary 
Ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi 
Howzeh Riyasat-e Qoveh Qazaiyeh 
Pasteur St., Vali Asr Ave., south of Serah-e Jomhouri 
Tehran 1316814737 
Islamic Republic of Iran

Eccellenza, 

le scriviamo in quanto soci e sostenitori di Amnesty International, organizzazione non governativa che lavora dal 1961 in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati. 

Le chiediamo di rivolgere la sua attenzione al caso di Delara Darabi, di anni 22, la quale si trova nell'imminente rischio di essere messa a morte per un reato commesso quando aveva meno di 18 anni. 

Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione circa il fatto che Delara Darabi possa avere subito un processo iniquo. Per questo, le chiediamo di rivedere il suo caso, secondo procedure che rispettino gli standard internazionali sul giusto processo e in linea con la Convenzione sui diritti dell'infanzia (CRC). 

In particolare, le chiediamo di assicurare che vengano sempre rispettati tutti gli standard internazionali sul giusto processo, in linea con il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) e con la Convenzione sui diritti dell'infanzia (CRC), dei quali l'Iran è Stato parte, che proibiscono l'uso della pena di morte nei confronti di persone condannate per reati commessi quando avevano meno di 18 anni. 

Per tutti questi motivi, la sollecitiamo a commutare la condanna a morte di Delara Darabi. 

La ringraziamo per l'attenzione.

 
 

 
 
 

Terremoto in Abruzzo

Post n°47 pubblicato il 07 Aprile 2009 da ladymiss0

 

 


L’angoscia dopo la catastrofe, come gestire la paura dei bimbi


Il rischio principale si chiama 'angoscia catastrofica', si vive nella paura irrazionale che accada qualcosa. Non si riesce a dormire e a mangiare. Attenzione ai bambini e agli adolescenti, i genitori devono essere un punto di riferimento forte. Come comportarsi durante e dopo la scossa, come trattare le proprie paure e quelle dei propri figli. Ecco i consigli della psichiatra

Si crea uno stato di allerta continua nei giorni successivi all’esperienza. Per questo non si riesce più a dormire e a vivere una vita serena. È come se si attendesse l’arrivo di una nuova scossa, da un momento all’altro”. La persona colpita da ‘angoscia catastrofica’ diventa incapace di controllare e gestire le pressioni esterne. Tutto diventa panico.

Le reazioni psicologiche al sisma, come affrontarle. Si chiama stress da calamità, ed è la reazione più frequente negli adulti. Le conseguenze sono paura, panico, ansia, fobie. Oppure, nei casi più gravi, si creano veri e propri attacchi di panico. “In queste situazioni – continua la Galeota – è fondamentale che i genitori non perdano il controllo. Che stiano calmi e abbiano la forza di rassicurare i più giovani. Perché un bambino se smarrisce il proprio punto di riferimento, perde la calma, la tranquillità. E questo può innescare anche altre patologie. Come ansia, paura, angoscia e reazioni somatiche. La paura e l’angoscia sono così, quando non si riescono a controllare sfogano verso l’esterno in qualsiasi modo”.

I bambini e la paura: cosa fare, cosa evitare. “Per evitare reazioni di panico o di ansia – continua la Galeota – bisogna stare attenti agli adolescenti e ai bambini. Ovvero a chi rischia di più. Un genitore deve evitare di sottovalutare le paure del proprio figlio, di mostrarsi debole, di respingerlo, di trasmettere le proprie ansie e angosce, di ridicolizzarlo perché teme il peggio.

Deve invece mostrare di aver fiducia nel bambino per quello che è in grado di fare, deve essere un punto di riferimento, deve mostrarsi pronto ad ascoltarlo quando parla delle sue paure, deve spiegare che non ha nulla da temere”.

Adolescenti, come trattarli. Attenzione a non considerare gli adolescenti come adulti. “Prestare particolare attenzione a chi tende a isolarsi dal gruppo dei coetanei. Utilizzare sempre un linguaggio che aderisca il più possibile al principio di realtà, tenendo naturalmente conto dell’età e delle possibilità cognitive degli interlocutori e, soprattutto, degli affetti che si agitano nella mente dell’adolescente”.

E se il soggetto è patologico? Paradossalmente reagiscono meglio: chi è più depresso sa gestire il panico. “In ogni caso – aggiunge la specialista – è importante agire tempestivamente. Servono equipe di psicologi, psichiatri che si rechino sul posto per offrire un sostegno psicologico alla gente. Per curare chi è stato colpito dalla reazione acuta da stress, ovvero da un attacco di panico, evitando che questa si trasformi in un disturbo post-traumatico da stress”.

Cosa fare durante una scossa.
Sono quattro i consigli: “Controllare le nostre reazioni emotive forti, come il panico e l’ansia. Razionalizzare i comportamenti che aiutano a salvaguardare l’incolumità di tutti. Evitare di mostrarsi spaventati, per i bimbi la paura è contagiosa. Contenere le paure dei bambini rassicurandoli”.

Cosa fare dopo il sisma. Riacquistare il normale ritmo di vita. Anche se si tratta di tornare in locali di emergenza è importante che si abbia la percezione che si è tornato alla normalità della quotidianità. Con i bambini che sono intrappolati in fantasie angoscianti si possono indicare soluzioni positive in modo da trasmettere coraggio e fiducia nel futuro. “Infine – conclude la Galeota – è importante coinvolgere adolescenti perché quando una comunità subisce una ferita di questo tipo, il desiderio di sottrarsi alle comuni regole della convivenza sociale può aumentare, dando luogo a comportamenti devianti..

 
 
 

Conosci il tuo partner?

Post n°46 pubblicato il 31 Marzo 2009 da ladymiss0
 
Foto di ladymiss0

La domanda non vuol essere l’introduzione di un test, ma una domanda vera, che si aspetta una risposta altrettanto vera e sincera. Penso che molti risponderebbero sì, qualcuno non lo so, qualcuno risponderebbe no? Eppure, la risposta “vera” sarebbe proprio questa, no. Immagino che qualcuno stia già lì a dire tra sè e sè: ma questa cosa pensa di saperne, qualcun altro, mi auguro, invece potrebbe pensare: perchè scrive questa cosa? Presto detto: pensate che, quando una coppia affronta una situazione emozionalmente difficile o un trauma, la possibilità di separazione aumenta. Questo perchè entrambi avrebbero bisogno di sostegno e non riescono a sostersi a vicenda. Il nodo cruciale è la comunicazione: chi non comunica, sta male e se la prende con chi gli sta vicino. Chi comunica solo per scaricare all’esterno il proprio stato interiore, sta comunque male e se le prende con gli sta vicino. Ma non c’è bisogno di arrivare alle situazioni di crisi per rendersi conto che le persone, anche se parlano, se si conoscono, se condividono una vita, non necessariamente si conoscono: vale per i genitori ed i figli, e vale anche per i partners. Certo,  sapete l’altro come la pensa su certe cose, cosa gli piace, cosa no, cosa lo fa arrabbiare, cosa lo rallegra. Ma conoscersi veramente è altro. Vuol dire riuscire a prevedere, anche a lunga distanza, le conseguenze che ciò che diremo o faremo avranno sull’altro. Vuol dire sapere come sta l’altro in quel momento esatto, regolandosi di conseguenza. Una simile abilità riduce sensibilmente le tensioni, facilita la comunicazione, il contatto, rende i rapporti umani più equilibrati e soddisfacenti. E si può metterla in pratica nella nostra vita. Ma, per tornare al punto da cui siamo partiti, perchè non sempre riusciamo a conoscere davvero chi ci è vicino? Non conosciamo davvero gli altri perchè spesso non conosciamo del tutto neanche noi stessi. Perciò cambiamo domanda: conosci te stesso?

 
 
 

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Post n°44 pubblicato il 30 Marzo 2009 da ladymiss0

 
 
 

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