Creato da ELEANOR1963 il 25/11/2007
HO SOGNATO DI INCONTRARTI
 

 

una lettera x un amico

Post n°5 pubblicato il 18 Marzo 2008 da ELEANOR1963
Foto di ELEANOR1963

Ciao D, eccomi di nuovo qui, visto che apprezzi le mie e-mail te le mando, sai che mi piace dialogare con te, anche se a dire il vero più che dialogare quello che sto facendo è monologare, visto che non rispondi mai. Mi chiedo tutte le volte, che ti scrivo a fare?  Perché continuo a farlo? Poi ripenso a qualche tempo fa, anzi a me sembrano passati dei secoli da allora, quando pienamente calata nel ruolo di moglie, madre e casalinga lavavo i pavimenti tre volte al giorno, facevo i compiti con le mie figlie stando loro seduta vicino sulla sedia, le pulizie generali che di solito si fanno al cambio di stagione, x me era faccenda quotidiana; mi perdevo regolarmente in dialoghi con immaginari interlocutori passavo ore a domandare e a rispondere, pensa non accendevo nemmeno la radio o la tv perché mi distraevano dalle mie conversazioni, talmente ero presa, che a poco a poco facevo fatica a rispondere, anche quando qualcuno dal vero mi chiamava, le mie figlie al ritorno da scuola mi trovavano assorta e poco ciarliera, quando A. tornava dal lavoro a fatica lo salutavo, nell’ultimo periodo poi, dopo la nascitadel piccolo, tutto questo è peggiorato, sempre più depressa e sempre più chiusa in me stessa, persa nel mio mondo fantastico dove albergavano persone comprensive ed amorevoli.

A volte penso che stia facendo la stessa cosa con te, scambio il D reale per quello che sogno, ma accidenti credo che quel tempo sia ormai superato, solo che oggettivamente mi manca il dialogo mi mancano le risposte, il rischio che corro, è quello che dopo averle attese me le do da sola. Il mio solito bisogno di controllo, il bisogno di sapere, il mio non riuscire a stare ferma, il voler tutto e subito, la fretta mi è nemica.

Sei un amico D. il mio desiderio di comunicare con te è così forte e costante che a fatica mi controllo, poi penso tra il serio ed il faceto che in realtà ti scrivo e ti racconto tutto così, quando e se, ci vediamo, non devo perder tempo a farti il riassunto delle puntate precedenti, e magari troviamo il tempo x qual cosa di più interessante …………………………….                                                      Che so guardare insieme un tramonto?……………..

Sai qual è un mio grande desiderio, andare in un posto selvaggio magari e perché no? In africa, ma non in un albergo a quattro stelle, bensì in una capanna di paglia, se fossi con te verrei anche in barca a vela, ovviamente con una grossa ciambellona alla vita. Mi piacerebbe giocare a…..tu Tartan lo Jane, correre, bagnarsi, non so, qualsiasi cosa purché si rida, ho voglia di ridere forte, quello che mi manca è la gioia, ricordi quando mi telefonavi che eri in viaggio, e scherzando ridevamo un po, beh spero che quel tempo non sia passato, mi mancano le nostre risate, mi mettevano allegria, mi manchi tu per quello che sei.

Dov’è finita la nostra ironia? Siamo davvero così pieni di problemi che abbiamo perso lo smalto?” Volere è potere” disse qualcuno.

 
 
 

io sono una baccante

Post n°3 pubblicato il 18 Marzo 2008 da ELEANOR1963
Foto di ELEANOR1963

Che sia il Dioniso dei Greci o il Bacco (o Libero) dei Romani, questa divinità che per entrambe le civiltà ha avuto una grandissima importanza, oggi la immaginiamo solo nella sua immagine stereotipata di un essere panciuto, con il naso rosso e le zampe di capro, e con il capo cinto di grappoli d'uva mentre sorseggia vino da una coppa ridendo, folleggiando e cantando a squarciagola.
Ma quest'immaginario che ci deriva dai fumetti, dai libri illustrati e dai cartoni animati (basti pensare a Fantasia di Disney) è solo recente.

La leggenda di Dioniso
Figlio di Zeus e di Semele, Dioniso è stato spesso definito dai poeti dell'antichità Bimadre e Binato, perché la leggenda ci tramanda che Zeus lo trasse dal grembo della madre arsa viva e se lo tenne per due mesi cucito nella coscia al fine di terminare il corso della gravidanza. Quindi Zeus consegnò il neonato ad Ermes che, portatolo nell'antro di Nisa, lo fece allevare dalla zia materna Ino e dalle Ninfe del luogo. I suoi primi maestri furono Sileno e le Muse: il bambino crebbe così in un clima di allegria e di festosa giocondità e, divenuto adulto, fu il nume rallegratore dei cuori e di ogni gaia brigata. Con una schiera di Baccanti e di Satiri percorse la Grecia e giunse in Asia: durante queste lunghe peregrinazioni insegnò agli uomini la coltivazione della vite e l'uso dell'aratro e del miele. Fu lo stesso Zeus a regalare a Dioniso il segreto del vino, che era ritenuto uno dei quattro fluidi essenziali per la vita, insieme all'acqua, al sangue e al seme.

In suo onore, ovunque fosse presente il suo culto venne data vita a feste grandiose, chiamate Dionisiache. Queste comprendevano un ciclo annuale di quattro festeggiamenti che man mano negli anni persero il loro carattere legato alla vita rurale e alla terra per diventare veri e propri momenti di liberazione. Una liberazione dove la mente e il corpo potevano esprimersi in ogni forma. Dalla Magna Grecia a Roma, le Dionisiache si trasformarono in Baccanali, il cui svolgimento avveniva ogni tre anni, per tre giorni, di notte e nei boschi o sui monti.

Chi erano le Baccanti
Laddove però queste feste furono nei secoli concepite dalla mentalità maschile dei momenti licenziosi e orgiastici dove era permesso fare tutto e il contrario di tutto, il mondo femminile trovò una propria via per festeggiare degnamente il dio della fertilità, del piacere e della salute. Le Baccanti, coloro che erano dedite al culto di Bacco, infatti, conferirono a questo rito un significato che andava oltre il momento di sfrenatezza. Esse, con le loro danze, la loro ebbrezza, la musica assordante portata al parossismo, non cercavano il piacere immanente ma la trascendenza dello spirito e il suo anelito all'infinito; il piacere sessuale non era altro che la manifestazione dell'esistenza degli dei dell'Olimpo; la loro fecondazione rivelava a tutti il significato immortale della parola madre; la loro spossatezza, infine, sottolineava che ogni conoscenza dopo la morte non è possibile, che ogni tentativo di speculazione è inutile e forse sacrilego. E Bacco veniva invocato da queste creature affinché concedesse loro la sua protezione; donne custodi del mistero della concezione e sacerdotesse di quegli eterni interrogativi dell'umanità, che seppero dare con slancio e spontaneità, voce e corpo alla gioia della vita.


 
 
 
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