Angel..Pary

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Cosa cambierebbe nei miei gesti se sapessi che questo è uno degli ultimi istanti della mia vita? Se avessi due minuti, due giorni, o tre mesi, se avessi comunque poco tempo? La lista delle cose da fare sarebbe certamente diversa. Cambierebbe questo: l'ordine delle priorità. Non direi più: «Tanto c'è tempo».Forse comincerei da qualche conversazione che mi fa fatica e che rimando, farei quel tipo di cose essenziali invece di dare precedenza al dentista e a tutte quelle scadenze che mi sembrano la vita,cercherei di fare la lista di tutti quei «ti voglio bene»che si sono accatastati e nascosti in gola, perché «tanto c'è tempo». Correrei da mio padre a dirgli grazie per tutto quello che ha fatto per me, ora che ancora può sentirmi, che c'è e potrei vedere la gioia nel suo sguardo. Farei tutte quelle cose che ho desiderato per tanto tempo senza permettermi di realizzarle davvero, vedere i ghiacci del Nord, andrei per la vita come protesa,forse con tanta paura ma comunque protesa.Seguirei i desideri senza domarli. Rintraccerei quella compagna di scuola che, trent'anni fa, mi ha dato davvero tanto in un momento difficile della mia vita. Non sa che le sono grata, perché non gliel'ho mai detto. Metterei al primo posto le cose che contano e al secondo le cose che servono. Non ci sarebbero urgenze se non assaporareogni istante della vita che resta: una certa luce che viene a svegliarmi la mattina e mi allarga la bocca fino a farmi sorridere. Praticherei sbilanciata, senza soluzioni già fatte,con quella sorpresa e quell'incanto di quando non si sa, quell'incanto che si riesce a tenere vivo e presente solo quando siamo piccoli, piccole o quando ci si innamora. Penserei piuttosto alle cause che metto e non a misurare l'ampiezza e la portata degli effetti. Inseguirei la bellezza anche negli spazi stretti, nelle piccolissime cose che sono le migliori a svelarne il senso. I rumori insolenti che urlano la vita,i temporali, che belli i temporali così poco contenuti, così tanto smodati. Ma anche il sole, quello che brucia ma anche quello pallido. E anche il silenzio, che è così bello, perché è capiente e consente agli altri suoni di esistere e anzi li esalta. Vorrei dire tanti grazie a chi mi è stato accanto: grazie per la pazienza, grazie per l'amore di avermi accolta per come sono e avermi aiutata ad essere di più. Vorrei scrivere di quello che conta, per onorare il valore delle parole. Dire quello che conta, per onorare la voce. Fare quello che conta, per onorare la vita. Vorrei dire a chi amo e a chi mi ama di continuarea vivere gioendo, anche senza me.Ecco: voglio esserne capace ora che sto bene,ora che il tempo c'è.Che io ci sono.E mentre scrivo ho paura. Di cosa? Di non essere capace di fare quello che scrivo. Gianna Mazzini