Libertà di parola

Post N° 31


La cattiva informazione: Allarmismo pericolosoIl fatto-  In un ospedale  della Puglia, nel comune di  Castellaneta in provincia di Taranto, si registrano una serie di morti sospette, addirittura otto. La magistratura indaga e apre un’inchiesta. La cronaca-  Gli organi di informazione, giornali e tv , percepiscono la notizia  trainante per l’ audience e partono a testa bassa  suonando la grancassa mediatica, con grande fragore. Si scatenano . Si susseguono articoli e notiziari inondando i cittadini di notizie allarmistiche sulla mala sanità, vere perché partono da otto casi di morte sospetta , ma generiche,  superficiali e confuse. Si cerca in modo spasmodico il colpevole e tra illazioni e sospetti si emette subito il verdetto. Le morti sono state causate dall’inalazione di  gas nocivo dovuto all’ inversione di gas medicali nelle tubazioni: il protossido di azoto, un potente anestetico, con l'ossigeno. Il reo sembra  sia l’operaio che ha eseguito materialmente l’impianto, tutti pubblicano la foto di una tubazione in rame, e la ditta che l’ha realizzato e subito addosso e partono gli avvisi di garanzia.  Il cittadino si infuria e subito si scaglia e lapida il colpevole che gli è stato indicato e  posto davanti .  Il caso è chiuso un colpevole è stato individuato ed additato alla pubblica accusa, senza che ci sia  posto uno straccio di giudizio tecnico nel merito.
Questi i fatti  da cui si evince che l'informazione ha guidato la cronaca  con approssimazione portandola su una strada diritta  che porta verso il primo bersaglio individuato ed indifeso, senza informare adeguatamente il popolo. Si cerca di ricostruire gli episodi informando adeguatamente, nei limiti delle mie conoscenze,  su elementi tecnici  che eventualmente non possono sapere e quali potrebbero essere le responsabilità se l’episodio del gas resta , come sembra certo, confermato. Non si evidenziano i possibili risvolti e probabili, perché può sussistere un dubbio se prima non si provano i fatti, avvenimenti  che  potrebbero essere accaduti .
 In un ospedale esiste la necessità di utilizzare gas medicali ed aria compressa in molti punti: degenze, sale operatorie (SO) e unità di terapia intensiva (UTI).  La realizzazione dell’impianto prevede tre fasi : progettazione, realizzazione e collaudo, tecnico e amministrativo. Il sistema prevede serbatoi di accumulo  di gas,posti all’esterno per ragione di sicurezza, tubazioni di distribuzione   e prese finali nei punti dove occorrono. L’impianto è in pressione ed è corredato di varie componenti di controllo e sicurezza che garantiscono ed assicurano continuità di rifornimento nel tempo e nello spazio in ogni ospedale .Completato l’iter in modo favorevole   l’opera viene
consegnato ad un responsabile tecnico della struttura che lo prende in consegna e lo affida agli operatori sanitari esperti  per il suo utilizzo. In ogni fase realizzativa esiste una figura professionale, in genere ingegnere,  che controlla ,dirige i lavori e collauda  al fine di realizzare l’impianto nel rispetto delle  norme e a perfetta regola d’arte . L’impianto è stato realizzato e collaudato nel 2005 ed entra in funzione nel 2007. L'opera  dovrebbe essere stata appaltata ad imprese specializzate con in organico manodopera  e tecnici qualificati, per cui l’operaio  avrebbe segnato con nastratura colorata la tubazione di ogni impianto, che corrono paralleli, per evitare errori
ed inversioni ed i tecnici dell’impresa e il Direttore dei lavori avrebbero vigilato sulla perfetta esecuzione. Infine il collaudo tecnico finale avrebbe dovuto convalidare la perfetta realizzazione mediante prove sul camp. Si sarebbe dovuto appurare che l’impianto di distribuzione di ogni singolo gas , dal contenitore sino a tutte le prese non segnalava cadute di pressione, quindi assenze di perdite in rete e saldature ben eseguite e che dalle prese poste  nei testaletto delle degenze , UTI e sale operatorie  usciva il  gas stabilito, cioè solo da tutte le rosse il gas A,  solo dalle azzurre il gas B e così per ogni singolo impianto. Una volta accertata l’esatta corrispondenza e la mancanza di perdite l’impianto si sarebbe dovuto ritenere collaudato ed affidato alla gestione che avrebbe dovuto controllare periodicamente la sua efficienza.  In tale situazione di garanzia i  medici e paramedici avrebbero dovuto mettere in gioco anche la loro conoscenze per l’utilizzo  ottimale del sistema e avrebbero dovuto  sempre vigilare  in ogni momento che esso era perfettamente funzionante e rispondeva alle funzioni preposte. Eppure da questo catena dove ogni anello successivo presupponeva il precedente è
emerso che da una presa non usciva ossigeno ma  gas anestetico mortale e i nostri operatori sanitari  tranquilli  hanno fatto morire in sequenza otto persone, senza essere sfiorati da un minimo dubbio.  E come immaginare che dalla nostra presa elettrica siano stati invertiti alcuni fili per cui non ci sono 220V ma 400V e noi attacchiamo il primo fono e si brucia e con indifferenza e caparbietà ci bruciamo il II° e così via fino all’ottavo senza nemmeno sfiorarci il pensiero che non sono gli utilizzatori che non vanno ma potrebbe essere qualche difetto nella presa!!!!  Non erano i pazienti che non riuscivano a superare le crisi ma la cura che li ammazzava, Signori medici. Questi potrebbero essere i fatti e da essi emergono due considerazioni amare: la scarsa professionalità e la superficialità.  Un errore di funzionalità essenziale e stato commesso all’inizio della catena ed è  stato ignorato  da tutti i controlli successivi. A tutti i livelli ed in ogni fase dalla realizzativa all’operativa, ognuno ha agito con poca deontologia professionale o scarsa preparazione in merito  non facendo il suo dovere, pagato bene tra l’altro, e pensando, esclusivamente , a non perdere tempo perché sicuramente affaccendato in altri impegni che permettono di racimolare sempre più incarichi e quindi  denaro. L’ingegnere, il geometra, l’imprenditore, il direttore sanitario,il  responsabile tecnico, i paramedici e infine i medici hanno permesso con una loro azione approssimativa di far passare per buono un impianto pericoloso e ,quindi, far morire delle persone innocenti che pensavano di curare la propria vita non di troncarla. Si sospendano dagli ordini professionali per un lungo periodo i responsabili e segui una giusta condanna esemplare, ogni minima distrazione provata deve essere pagata anche perché si deve indicare ed ammonire con una pena esemplare tutti i professionisti ad un rispetto delle regole, agire con competenze tecniche e ,possibilmente, svolgere i propri incarichi.  Si deve estender la verifica in tutti gli ospedali affidando gli incarichi a tecnici preparati e seri, ce ne sono tanti,  e non ai soliti asini e super impegnati, ma  legati al carro del potente di turno. Non si chiudano i reparti come dicono di minacciare le autorità: salvaguardiamo la salute del cittadino e cacciamo dai tempi i mercanti e i ladroni.