Libertà di parola

Una patria per i "CRETINI"


Uno sfogo legittimo contro un modo di comportamento di alcuni rientra nella nostra sfera personale ma io penso si sfora , invadendo il libero arbitrio dell'altro, quando ci permettiamo di giudicare. Ormai siamo intolleranti e non sappiamo più dialogare tra di noi, esiste l'accettazione del noto ( le cazzate e i deliri demenziali degli amici passano per birichinate ) ma si sbeffeggia e deride l'ignoto (lo sconosciuto con le sue idee particolari è il cretino di turno). Non sappiamo accettare il diverso dal nostro mondo di idee e sentimenti, e vogliamo decidere in proprio ciò che gli altri sono capaci o no di fare. Le parole sono diventate un optional del nostro vivere ci scivolano addosso , escono dalla nostra bocca solo per dare fiato a denti. Si è perso il gusto di confrontarsi ,ma, specificatamente, di saper ascoltare l'altro: ormai la nostra società è diventata l'espressione del nulla. Gli ideali restano bandiere per pochi illusi. Dialogare significa, prima di tutto, accettare, comprendere , sforzarsi di conoscere l'esistenza di modi di essere lontani anni luce dal nostro . Il mugnaio da la farina che ha. I mugnai sono tanti e diversi tra loro ed inoltre la farina non sempre è bianca , come noi immaginiamo e forse conosciamo. Siamo liberi di non sporcarci con la farina del nostro interlocutore ma questo non significa deriderlo o catalogarlo. Il cretino è quell'unico che agisce fuori dal conformismo catalogato dai santoni ( principalmente dell'economia, del clero, della politica...... e poi, forse, dagli uomini di cultura) e compie azioni facilmente giudicabili insensate dal nostro puno di vista. Ma anche la mia azione, che in questo momento si svolge scrivendo queste poche righe, potrebbe farmi rientrare nell'insieme globale dei cretini
perché offende il modo comune di pensare. Ci ergiamo a dotti sapientoni spandendo e seminando il giusto sapere nel mondo, il nostro,  mentre gli altri sono vuoti che hanno la testa solo per dividere le spalle. Pochi ci martellano e ci asservano al loro pensiero e noi pecoroni camminiamo silenziosi, allineati e poi vogliamo anche giudicare .... E' bello sapere che ci sono molte cose che non sappiamo. Diamo una Patria anche ai " CRETINI", forse, sono come  noi. Riprendo e continuo il post dopo l tragico fatto accaduto nella mattinata della domenica 11, collegabile in modo sottile a quanto su detto. La morte del giovane di oggi ,tristissima perchè una persona è stata costretta ad abbandonare molto presto questo mondo in
cui sicuramente voleva vivere, viene subito sfruttata da tanti per valutare, predicare, seminare odio e vendette. Tutto si trascina in un vortice senza fine. Il tragico evento viene fornito al popolo trascurando le più elementari regole di trasparenza , ma subito con una etichetta inequivocabile : scontro tra tifosi muore un giovane romano colpito da un proiettile sparato accidentalmente da un poliziotto. Si scatena il putiferio tutti quelli che si ritengono tifosi si scagliano contro quelli che sono poliziotti. A tutti bisogna concedere una patria, anche ai cretini,  ma attenzione se questa patria è condivisa , nessuno dico nessuno, tifoso o poliziotto si può arrogare il diritto di non rispettar le regole che disciplinano il rapporto tra gli individui in una società e la rendono civile. Possibile che alle ore 24 di domenica non è dato ancora sapere cosa è veramente accaduto
e si continua a ripetere che il poliziotto ha sparato in aria. Forse un ignaro piccione ha fatto da sponda al proiettile fatale. L'informazione è alla base della democrazia e democrazia vuol dire libertà di sapere e scegliere. Io non voglio giudicare il servitore della legge ma interessa sapere la verità e se ha sbagliato, dirlo subito e deve pagare per il suo errore. Non voglio etichettare lo sfogo successivo di quegli individui, subito classificati tifosi , ma non tollero che il comportamento di pochi, fuori dalle regole della nostra società, sia stato tollerato dagli organi preposti alla sicurezza e controllo del territorio per cui sono stati lasciati liberi di seminare violenza e terrore negli stadi, nelle città .Le regole se non si condividono si impongono. Ogni individuo si relazione in modo personale rispetto alle regole: sono sempre gli altri che le devono rispettare oppure non le rispettano in modo rigoroso. L'IO gode del libero arbitrio e dal suo scanno giudica gli altri: soliti imbecilli, pochi cretini ; per pochi pagano i tanti. Non solo si giudica e non si agisce ma si generalizza per cui il rumeno violenta, morte al rumeno.. il
poliziotto sbaglia morte ai poliziotti. Nel nostro amato Paese si è perso il senso della responsabilità ad ogni livello della scala sociale nell'esercizio del nostro lavoro.  La superficialità di pensiero non ci permette di indagare a fondo e distribuire le responsabilità. E’ troppo facile individuare il capro espiatorio il vitello sacrificale che ci  purifica l’anima dalla nostra complicità e inettitudine.