Creato da arabafelice59 il 24/03/2007
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Post n°422 pubblicato il 03 Ottobre 2010 da arabafelice59

SPEZZONI  DEL FILM "LE MANI SULLA CITTA'"di F. ROSI

Dubito che sarà mai più messo in onda in TV questo film, ma sarebbe utile recuperarlo per vederlo completamente, sarebbe molto istruttivo e forse si risveglierebbero le coscienze dal loro torpore. Le analogie con la realtà attuale sono davvero incredibili. La visione di questo film farebbe scaturire un sacco di riflessioni....a qualcuno non piacerebbe. Avanti col grande fratello!!!

 

LA COSTRUZIONE DEL CONSENSO

 

 

  

Con quale lungimiranza il grande Pasolini aveva previsto lo stato attuale e osservate chi lo intervistava, l'altrettanto grande Enzo Biagi che diventò proprio una delle vittime di quanto Pasolini denunciava.

 
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Post n°421 pubblicato il 24 Settembre 2010 da arabafelice59


Tramonta il culto della trasgressione. Anche perché ormai è tutto lecito in partenza


Potremmo essere ormai verso la fine. La fine dell'onnipotenza, del "io sono mio", del "carpe diem", cogli l'attimo, inteso come ingorda bulimia, come svuotare il piatto senza pensare agli altri, al domani e al dopo, come rimozione assoluta dell'orizzonte temporale e del suo senso. I segnali che qualcosa stia cambiando sono molti. Il popolo forte e tranquillo del Family day, naturalmente, è uno dei più vistosi. Ma ce ne sono altri, meno visibili, eppure presenti.
Uno è la perdita di forza, e di attrazione, della trasgressione. Dopo trent'anni di autorizzazioni a tutto, di "fate pure" concessi da genitori, maestri, politici e potenti in genere, la trasgressione non ha più nessuna attrattiva. Anche perché è autorizzata in partenza, spogliata del suo alone di mistero e di scoperta. Se non è più l'ingresso in una zona proibita, col suo significato iniziatico di rito di passaggio, la trasgressione perde forza e diventa subito scivolamento nella depressione, nella non motivazione e nel bisogno come ferrea dipendenza da qualcosa. Come nelle droghe in generale e nella più usata fra esse, la cannabis. Non che questo svuotamento di senso della trasgressione risolva il problema, naturalmente. Anzi, le vittime (forse ancora più numerose) continuano a porgere docili il capo agli occulti carnefici, i produttori di cinismo di massa. Fino a quando non avremo ricostituito il valore dei riti di passaggio e delle iniziazioni, finché non avremo ritrovato la bellezza della Cresima e del diventare "soldati di Cristo" (di assumere cioè un'appartenenza definitivamente significativa) e di tanti altri, indispensabili, nutrimenti dell'animo, i ragazzi saranno ansiosi di stordirsi di spinelli, e di scivolare ancora in quell'«abbassamento del livello di coscienza», dato dalla droga, che smorza la passione, ma insieme diminuisce il dolore di non provarla. La depressione di massa continuerà, temo, per un pezzo. Ma non la si potrà più travestire da ideale, da obiettivo da raggiungere, da vittoria da conquistare. Perché sono i ministri e i direttori dei grandi strumenti mediatici a spacciarla a piene mani, perché il difficile, della depressione di massa e dei suoi nutrimenti, non è conquistarla, ma schivarla, visto che te la tirano addosso in quantità, dalle lezioni a scuola alle leggi dello Stato. L'eroe dunque, la personalità che esprime più forza, non è definitivamente più il coccolatissimo trasgressivo, ma colui che, rifiutando ogni sollecitazione e premio al disimpegno, si assume invece la responsabilità, per sé e per gli altri, verso i quali sente di averne.
È sempre accaduto così nella storia umana: le epoche senza cuore finiscono, per asfissia o per indigestione, e lasciano spazio al ritorno dell'uomo, che si fa strada tra il ciarpame ideologico e i parafernalia delle perversioni dominanti. È così anche oggi. Si esaurisce la sterilità dell'ideologia del «la verità non esiste» e ritorna la semplice verità del cuore, che riconosce istintivamente l'autenticità dell'io, della propria storia e appartenenza, e dell'altro, che incontra, con meraviglia e stupore, lungo la strada. Le nebbie intellettuali si disperdono. Si può finalmente cadere in ginocchio, e baciare i piedi dell'Altro.


ps: Condivido ampiamente questa riflessione ad esclusione della frase che indico di seguito .....finché non avremo ritrovato la bellezza della Cresima e del diventare "soldati di Cristo" e che ho mentalmente sostituito con ciò in cui io credo ed altro..."...ovviamente . 

Tratto da: Tempi - Claudio RISÈ




 
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Post n°420 pubblicato il 20 Settembre 2010 da arabafelice59

In effetti......



(da Mario..collaboratore per caso)

 
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Post n°419 pubblicato il 09 Settembre 2010 da arabafelice59

Ennesima cazzata.....

"L'abitudine al fumo è scritta nel DNA"

notizia diffusa dal TG di oggi... che bufala...

Come vendere degli esami inutili ....

Consiglio la visione di questi video e quelli del post precedente in cui ci sono altri video ILLUMINANTI!!

Buona visione.

 

 

N.2

 
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Post n°418 pubblicato il 07 Settembre 2010 da arabafelice59

Articolo di Alessandra Daniele tratto da  "Schegge taglienti" su www.carmilla.it

LEZIONI PRIVATE....

convocate.jpgLa settimana scorsa l'Italia ha ricevuto la visita di un leader straniero noto per la sua sobrietà. Carmilla è in grado di pubblicare la trascrizione del discorso che ha tenuto a duecento convocate.

"Care ragazze, innanzitutto voglio rassicurarvi: non intendo davvero tenervi una lezione sul Corano: la parola del Profeta per voi sarebbe sprecata. Per la verità, per voi sarebbe sprecata anche la parola di Paolo Fox.
Ho organizzato questo incontro per dimostrare che la vostra cultura umilia le donne, e ci sono già riuscito. Guardatevi: vi ho ordinato all'ingrosso. Ho detto ''portatemi quattro camion di figa'', e sono arrivati. Ho specificato altezza minima, età massima, e abbigliamento, e sono stato obbedito in tutto. Se avessi chiesto una betoniera piena di nane daltoniche truccate da puffi, mi avrebbero portato anche quella.

Per qualche decina di euro, vi siete precipitate in centinaia a svendere la vostra dignità. D'altronde ci siete abituate, è quello che viene chiesto ogni giorno a voi e ai vostri uomini nei call center, negli uffici, nelle fabbriche. Il vostro Marchionne non è diverso da me, ha solo meno fantasia. Se un giorno però dovesse pretendere, oltre all'abolizione del diritto di sciopero, anche la sostituzione della tuta blu col bikini di latex, subito ministri, editorialisti, e sindacalisti gli darebbero ragione, e le catene di montaggio diventerebbero un video di Lady Gaga.
Care ragazze, dai vostri sguardi catatonici deduco che non stiate seguendo il mio ragionamento. E come potreste? E' un ragionamento. Le vostre belle testoline sono fatte per ben altro, come il vostro premier mi dice sempre, strizzandomi l'occhio. E' un ospite perfetto. Non si stupisce mai delle mie richieste, sorride e dice ''aggiudicato!''
Gli sono piaciuti molto i miei cavalli berberi. La prossima volta gli porto trenta coccodrilli trapezisti, e un centinaio di scimmie ammaestrate, per sostituire quelle del suo partito che Fini gli ha portato via.
So che qualcuno critica il vostro premier per non avermi chiesto conto delle violazioni dei diritti umani. Questo è molto ingiusto. I vostri leader conoscono bene il valore della vita umana, infatti fanno ottimi sconti, e saldi di fine stagione.
Care ragazze, è davvero un piacere parlare con voi, perché non capite una mazza di quello che sto dicendo. E non per la lingua, ma proprio perché siete stupide come papere di gomma. Voi mi vedete qui, con la parrucca di ciniglia, i rayban cinesi, e le medaglie di cioccolato, e credete che io sia un pittoresco dinosauro, un residuo dei tempi andati. Sbagliato. Io sono il futuro.
Per ogni giorno che passa, tutti voi perdete qualcuno dei vostri diritti, perdete un po' della vostra libertà.
Per ogni giorno che passa, diventate più facili da comprare all'ingrosso, per me, e per gli altri arricchiti come me.
Questo è il vostro futuro: essere le nostre papere di gomma, i nostri coccodrilli trapezisti. Sorridere, mostrare le tette, saltare nel cerchio di fuoco, obbedire ai nostri capricci per qualche decina di euro.
E' la legge del mercato, l'unica sharia che governa il mondo.
Adesso potete andare. La lezione è finita.

 

 
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Post n°417 pubblicato il 05 Settembre 2010 da arabafelice59

da non perdere........

Creatori di malattie


Sarebbe opportuno diffondere il più possibile questi video per portare a conoscenza più persone possibili  su come veniamo usati e controllati da BIG PHARMA. Invito tutti a copiare questo post. Grazie! (Araba)


 
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Post n°416 pubblicato il 03 Settembre 2010 da arabafelice59

Chissà a che temperatura stiamo nel nostro pentolone.............

 

STORIA DELLA RANA BOLLITA


Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana.rana bollita

Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce -semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.

Questa esperienza mostra che – quando un cambiamento si effettua in maniera sufficientemente lenta – sfugge alla coscienza e non suscita – per la maggior parte del tempo – nessuna reazione, nessuna opposizione, nessuna rivolta. Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da alcuni decenni, ci accorgiamo che stiamo facendo la stessa fine della rana. Stiamo abituandoci a una lenta deriva.

Un sacco di cose, che ci avrebbero fatto orrore 20, 30 o 40 anni fa, a poco a poco sono diventate banali, edulcorate e – oggi – ci disturbano solo leggermente o lasciano decisamente indifferenti la gran parte delle persone. In nome del progresso e della scienza, i peggiori attentati alle libertà individuali, alla dignità della persona, all’integrità della natura, alla bellezza ed alla felicità di vivere, si effettuano lentamente ed inesorabilmente con la complicità costante delle vittime, ignoranti o sprovvedute.

I foschi presagi annunciati per il futuro, anziché suscitare delle reazioni e delle misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente il popolo ad accettare le condizioni di vita decadenti, perfino drammatiche. Il permanente ingozzamento di false  informazioni da parte dei media, satura i cervelli che non riescono più a discernere e a pensare con la propria testa.

(dal web..)

 
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Post n°415 pubblicato il 21 Agosto 2010 da arabafelice59

RISOTERAPIA.... 

 

Una donna arriva di corsa a casa, spalanca la porta e tutta trafelata urla:"Caroooooo! Prepara le valigieeee! Si parte: ho appena vinto al superenalotto 90 milioni di euro. whooo!""Grande!" ...risponde tutto eccitato il marito "...valigie per la montagna o per il mare?""Chi se ne frega. Basta che ti levi dai coglioni...


"Signora agitata telefona ai pompieri:"Venite presto! La mia casa sta bruciando!"I pompieri: "Va bene, arriviamo, ma ci dica come fare per arrivare a casa sua"La signora: "Eh? Ma con quel camioncino rosso, no?"


Due bionde fanno la doccia e una chiede all'altra:"Puoi passarmi lo shampoo per favore?""Ma se ne hai già uno!?""Sì, ma è per capelli secchi e io li ho bagnati!"

 

Dal diario dell'avvenente passeggera di una nave crociera:

- Lunedì: magnifica giornata, la nave è splendida, ho conosciuto il comandante.

- Martedì: il comandante mi ha sorriso.

- Mercoledì: il comandante mi fa la corte.

- Giovedì: la corte del comandante si fa sempre più serrata.

- Venerdì: il comandante dice che se non sarò sua farà certamente colare a picco la nave.

- Sabato: ho salvato la vita  di milleottocento persone.


 
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Post n°414 pubblicato il 20 Agosto 2010 da arabafelice59


Il Nulla

(a cosa vi fa pensare?)

Nel regno immaginario di Fantàsia, descritto da Ende nel romanzo La storia infinita, il Nulla (das Nichts) è il "non luogo" per eccellenza. Un luogo che è quasi un personaggio: entità fluida in espansione e movimento, avanza inesorabile ed inghiotte porzioni sempre maggiori del regno. Chi si avvicina ai suoi confini sente la spinta irrefrenabile a buttarvisi dentro e solo con un grande sforzo di volontà ci si può allontanare; molti esseri viventi vi si precipitano dentro volontariamente, spinti dalla propria mancanza di speranza.Mork, l'inviato di coloro che hanno deciso di distruggere Fantàsia tramite il Nulla, spiega la sua natura: "Fantàsia muore perché la gente ha rinunciato a sperare, e dimentica i propri sogni, così Il Nulla dilaga, poiché esso è la disperazione che ci circonda. Io ho fatto in modo di aiutarlo, poiché è più facile comandare chi non crede in niente" (così nel film).Il Nulla è effetto (e concausa) della passività: quando si guarda al suo interno si prova una terribile sensazione di svuotamento e di attrazione verso di esso. Gli abitanti di Fantàsia che entrano nel Nulla passano nel mondo degli Uomini, ma solo sottoforma di menzogne.Per fermare l'avanzata del Nulla, l'Infanta Imperatrice incarica Atreiu di trovare colui che salverà il regno.

("La storia infinita" .....Da Wikipedia, l'enciclopedia libera )

(argomento del post di Beppe Grillo)

 
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Post n°413 pubblicato il 18 Agosto 2010 da arabafelice59

che bel futuro aspetta le nuove generazioni......

 
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Post n°411 pubblicato il 01 Agosto 2010 da arabafelice59
Foto di arabafelice59

Il mondo nel linguaggio della politica


Curzio Maltese registra una perdita di potere della politica nei confronti dell’informazione. Un singolare effetto di questo rovesciamento di rapporti è la nascita di un partito (Forza Italia) da una televisione. Altro è la politica, altro i politici: purtroppo c’è poco interesse per i problemi e troppo per i personaggi della politica. Potersi divertire con la politica significa farsene coinvolgere: degni di riso invece sono quei personaggi che assomigliano sempre più alla loro caricatura. È vero che la politica oggi è orientata spesso da economisti, come Ciampi o Prodi, e che fanno più politica i governi “tecnici” che quelli “politici. Questo è dovuto al ruolo sempre meno determinante dei partiti che spesso si riducono ai loro leader, come Berlusconi o D’Alema. In America i rapporti tra la politica e l’informazione sono molto diversi: il politico è a disposizione del giornalista e non viceversa. Poi però, fin dai tempi di Nixon e Kennedy, è il confronto televisivo tra i leader che decide lo scontro politico. Curzio Maltese esprime l’auspicio che, entrando in Europa, l’Italia esca dalle vecchie forme personali di lotta politica per affrontare i grandi temi dell’ambiente, della riforma della scuola e della burocrazia. L’importanza dei mezzi di comunicazione si mostra anche nelle tendenze dello sviluppo economico dove l’informatica è all’avanguardia. Commentando uno sketch di Nanni Moretti che, nei panni di un dirigente comunista, risponde per slogan alle domande dei giornalisti, Maltese ricorda l’astruseria e l’ambiguità del linguaggio di Moro. Il giornalista lamenta la scarsa conoscenza delle lingue dei politici italiani. Il giornalismo è nato come critica della politica. Oggi politica e giornalismo cospirano nell’escludere il pubblico da una conoscenza precisa dei fatti. La stampa è sempre più omologata alla politica. I media funzionano come un coro. I giovani in Italia hanno difficoltà, più che in altri paesi europei, a entrare nel mondo del lavoro. La loro colpa è di non battersi, come hanno fatto i francesi per il salario d’ingresso. La scarsa combattività dei giovani rende meno probabile il cambiamento. I livelli di disoccupazione dei giovani sono preoccupanti. Maltese loda l’impegno dell’attuale governo nel superamento del sistema di corruzione politica, smantellato dall’inchiesta “Mani pulite”. L’informazione però punta ancora troppo sulla contrapposizione tra i vari “personaggi”, e troppo poco sull’analisi dei problemi. I talk show televisivi costruiscono le immagini dei leader, ma al centro dell’attenzione resta il presentatore, con la sua personalità
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Tratto da: intervento di Curzio Maltese a "Il Grillo" 03/06/1998 

Dall'analisi di Curzio Maltese sono trascorsi 12 anni.....è cambiato qualcosa oltre al progressivo impoverimento e  imbarbarimento?

 
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Post n°410 pubblicato il 29 Luglio 2010 da arabafelice59

 ragazzi ingrati !!!!

"passione ci vuole...passione!!!"

 
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Post n°409 pubblicato il 30 Giugno 2010 da arabafelice59

C'è qualcosa che stride......................

Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, alla presenza delle Autorità locali e del Sottosegretario alla Protezione Civile Bertolaso, taglia il nastro per la consegna di 400 nuove case ai terremotati de L'Aquila
 (Foto Lattanzio/Efe)

Storie di tutti i giorni all'Aquila

 È un’aquilana che scrive. Il nome non importa, ma è un breve racconto che forse vale la pena leggere:


< ......Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky.
Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009.
Mi chiede come mai.
Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno.
Causa terremoto.
Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata.
Ammutolisce.

Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere.
Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto.
Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa.
Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di
Collemaggio.

E mi sale il groppo alla gola.
Le dico che abitavo proprio lì.
Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi.
Ed io lo faccio.

Le racconto del centro militarizzato.
Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio. Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati.
Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire. Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire.
E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.
Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo.
Le racconto che pagheremo l'i.c.i. ed i mutui sulle case distrutte. E ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti.
Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro
vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta.
Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.
Che lo stato non versa ai cittadini senza casa,che si gestiscono da soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo
contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto.
Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.
Che io pago ,in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un'appartamento in via Giulia, a Roma.

La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso.

Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz'anima. Senza neanche un giornalaio. O un bar.
Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri.
Le racconto dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. Le racconto di una città che muore.

E lei mi risponde, con la voce che le trema.
" Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo. Chiamate la stampa. Devono scriverlo."

Loro non scrivono voi fate girare>


JANKADJSTRUMMER

 
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Post n°408 pubblicato il 10 Giugno 2010 da arabafelice59

Come non essere d'accordo....

Le religioni come virus della mente
Descrivere le religioni come virus della mente talvolta viene interpretato come atto insolente o addirittura ostile. È entrambe le cose. Spesso mi viene domandato perché io sia così ostile nei confronti della "religione organizzata". La mia prima risposta è che non è nemmeno esatto dire che io sia favorevole alla religione disorganizzata. Come amante della verità, diffido dalle credenze che vengono difese fermamente senza che siano supportate dall’evidenza: fate, unicorni, lupi mannari. La ragione per cui la religione organizzata merita aperta ostilità è che la religione è potente, influente, esente da tasse e sistematicamente trasmessa a bambini che sono troppo piccoli per difendersi. Loro non sono obbligati a spendere gli anni della loro formazione a memorizzare folli libri.
(Dawkins R., “Il cappellaio del diavolo”)

 
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Post n°407 pubblicato il 24 Maggio 2010 da arabafelice59

Non ci posso credere........

 

 Spot in tv per pubblicizzare "Io prego", il "rosario elettronico" per oranti solitari"

 

Uno spot televisivo, una pubblicità, è andata in onda domenica pomeriggio sulla Rai. O almeno è lì che l’ha visto chi scrive, è probabile sia andato o stia per andare in onda anche sul altre reti. Chi l’ha visto e ve lo racconta è rimasto stupito, quasi incredulo. Voi cercatelo, fateci caso e vedete l’effetto che vi fa. Appare un "qualcosa" che sembra una radio-sveglia ma non ha un quadrante. Guardi meglio e vedi che la forma ricorda vagamente quella di un cuore. Mentre l’oggetto si staglia e prende forma, una colonna sonora di musica sacra, note da organi, voci da coro. Quindi la "voce" che conduce lo spot, dice più o meno: la preghiera è la sorella dell’anima, il conforto dello spirito.

Pensi ad uno spot tipo "otto per mille", di quelli che sollecitano i contribuenti a destinare la quota di finanziamento in sede di dichiarazione dei redditi ad una Chiesa, ad una confessione religiosa. Sbagliato, non di questo si tratta. La "voce" scandisce il nome dell’oggetto cui si fa pubblicità: "Io prego". "Io prego" è l’oggetto da comprare, il nome della "radio-sveglia" che radio-sveglia non è. E’ invece, spiega compunta e commossa la "voce", un "Rosario elettronico" messo sul mercato letteralmente per "non pregare da soli".

Fine dello spot e legittima supposizione che il Rosario elettronico battezzato, è il caso di dirlo, "Io prego" emetta una voce, un segnale di rimando, di compagnia alla preghiera. Del tipo "Ora pro nobis" se l’orante, insomma chi prega, ha detto "Virgo mirabilis o altra delle tante definizioni che si sgranano in un rosario. Oppure viceversa: la voce umana dice "Ora pro nobis" e la voce hi-tech risponde: "Virgo mirabilis…". Lo spot non dice quanto costa "Io prego", si conclude con un fermo-immagine e poi dissolvenza. Qualche ufficio marketing deve aver fatto uno studio e stabilito che c’è mercato per un oggetto tipo "Io prego". Mercato ampio, potenzialmente ampio per giustificare i costi di una campagna pubblicitaria sul mezzo televisivo.

Qualcuno in qualche azienda e ufficio marketing e concessionaria di pubblicità ha calcolato che ci siano decine se non centinaia di migliaia di potenziali acquirenti di una scatola e di una voce che pregano insieme e di rimando a chi prega in solitario, anzi a chi in solitario recita il rosario. Una merce, un oggetto da vendere, destinato non certo ai luoghi di culto che sono per definizione frequentati da più persone, e neanche a conventi, seminari. Il posto di "Io prego" è evidentemente nelle case, sui comodini a fianco del letto, in salotto a lato della tv. Il "Rosario elettronico" al posto della nonna, della zia, del devoto di solito anziano che ha tra le sue abitudini appunto il rosario.

Lo spot è finito, è andato in onda. Ha "illuminato" un segmento crescente di solitudine? Ha individuato un segmento di mercato? Ha "mercificato" la devozione e la preghiera? Ha inaugurato una sorta di mini servizio sociale più o meno come il "salvavita" proposto da altri spot agli anziani soli in casa? "Io prego" è qualcosa di a suo modo cristiano oppure no? Guardetelo quello spot e vedete l’effetto che vi fa. A chi scrive ha dato la sensazione di qualcosa di "TROPPO", troppo sia per chi ha fede, sia per chi non ne ha.

da www.blitzquotidiano.it

 

 
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Post n°405 pubblicato il 09 Maggio 2010 da arabafelice59

Occhio.....che non sono fandonie....

 

 
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Post n°404 pubblicato il 07 Maggio 2010 da arabafelice59

Una bella pagina da "Perchè non sono cristiano"

di Bertrand Russel

La vita retta

Ci sono state, in tempi diversi e fra popoli diversi, molte e dissimili concezioni sulla vita retta. Queste differenze sono spesso oggetto di discussione; specie quando non si è d'accordo sui mezzi per ottenere un dato fine. Molti giudicano la prigione un buon mezzo per la prevenzione del delitto; altri ritengono che sarebbe più efficace un'adeguata educazione. Talvolta questa diversità di opinioni può essere superata. Altre volte no.
Non sono in grado di dimostrare che il mio punto di vista sulla vita retta sia giusto; posso soltanto formulare la mia opinione, sperando che sia condivisa da molti. Il mio pensiero è questo: «la vita retta è quella ispirata dall'amore e guidata dalla conoscenza». Conoscenza e amore non hanno confini, cosicché una vita, per quanto retta, è sempre suscettibile di miglioramento. L'amore senza la conoscenza, o la conoscenza senza l'amore, non possono maturare una vita retta. Nel Medioevo, allorché la pestilenza mieteva vittime, santi uomini riunivano la popolazione nelle chiese per pregare, cosicché l'infezione si diffondeva con straordinaria rapidità fra le masse dei supplicanti. Ecco un esempio di amore senza conoscenza. La grande guerra è un esempio di conoscenza senza amore. In entrambi i casi le conseguenze furono disastrose.
Benché amore e conoscenza siano necessari, l'amore è, in certo senso, più fondamentale perché spinge l'intelligenza a scoprire sempre nuovi modi di giovare ai propri simili. Le persone non intelligenti si accontenteranno di agire secondo quanto è stato loro detto, e potranno causare danno, proprio per la loro ingenua bontà. La medicina suffraga questa opinione. Un bravo medico è più utile a un ammalato che non l'amico più devoto; e il progresso della scienza medica giova alla salute della comunità più che una ignorante filantropia. Tuttavia, anche al medico è necessaria la benevolenza, affinché tutti, e non soltanto i ricchi, possano approfittare delle scoperte scientifiche.
La parola «amore» indica una varietà di sentimenti; l'ho usata di proposito, perché desidero comprenderli tutti. L'amore come emozione (è di questo che sto parlando, perché l'amore «per principio» non mi sembra genuino) si muove fra due poli: il puro diletto della contemplazione e la pura benevolenza. Gli oggetti inanimati suscitano soltanto diletto; non possiamo infatti provare benevolenza per un paesaggio o una sonata. Questo genere di godimento è, presumibilmente, la fonte dell'arte. Di regola è più forte nei bambini che negli adulti, inclini, questi ultimi, a vedere gli oggetti con spirito utilitaristico. Questo diletto, o la sua mancanza, è all'origine dei nostri sentimenti verso gli esseri umani, se considerati semplici oggetti di contemplazione estetica.
L'altro aspetto dell'amore è la pura benevolenza. Negli uomini che, ad esempio, hanno sacrificato la vita nella cura dei lebbrosi, l'amore non può avere alcun elemento di diletto estetico. Nell'affetto dei genitori è implicita l'attrattiva dell'aspetto dei figli, ma esso non è meno forte anche se quest'attrattiva manca. Può sembrare strano chiamare «benevolenza» l'interesse di una madre per un figlio ammalato, poiché generalmente con questa parola s'intende una pallida emozione, in buona parte ingannevole. D'altronde, è difficile trovare una parola diversa per definire il sentimento con cui si desidera il benessere del prossimo. Il migliore esempio di questo sentimento lo si può trovare nell'affetto dei genitori. Negli altri casi questo desiderio è meno forte; tuttavia, spesso, l'altruismo è quasi un superamento e a volte un'esaltazione del sentimento familiare. È chiaro che parlo di un'emozione, non di un principio, e che escludo da essa quel senso di superiorità che vi è talvolta associato. Il termine «comprensione» esprime soltanto in parte ciò che intendo; perché esclude quel dinamismo che desidero vi sia accolto.
L'amore, nella sua più completa espressione, è una indissolubile combinazione dei due elementi, diletto e affetto. Tale può essere il sentimento di un genitore verso un figlio bello e bravo, o l'amore sessuale nella sua perfezione. In quest'ultimo, però, può esservi benevolenza soltanto se sostenuta da fiducioso possesso; diversamente la gelosia la distruggerà, pur accrescendo, a volte, l'attrazione estetica. Il diletto senza affetto può essere crudele; l'affetto senza diletto può raffreddarsi fino alla semplice superiorità protettiva. Una persona che vuole essere amata desidera suscitare entrambi i sentimenti, a meno che si tratti di persona particolarmente debole, come potrebbe essere un bimbo o un ammalato grave. In questi casi, la benevolenza è tutto ciò che si desidera. Al contrario la forza ricerca piuttosto l'ammirazione che la benevolenza; è il caso dei potenti o delle bellezze famose. Secondo la logica della biologia, noi cercheremmo l'affetto altrui in proporzione al nostro bisogno di aiuto o al nostro timore di subire il male. Ciò non è del tutto esatto. Siamo desiderosi di affetto anche per sfuggire al senso di solitudine, per essere, come si dice, «compresi». Qui entra in gioco la comprensione e non soltanto la benevolenza. Le persone il cui affetto ci appaga devono non soltanto volerci bene, ma anche capire cosa ci occorre per la nostra felicità. Qui si inserisce l'altro elemento della vita retta, cioè la conoscenza.
In un mondo perfetto ogni essere senziente dovrebbe rappresentare per gli altri l'oggetto del più completo amore, fusione perfetta di diletto, benevolenza e comprensione. Con questo non si vuol dire che, nel mondo reale, noi dobbiamo provare tali sentimenti verso tutti gli esseri senzienti. Ce ne sono molti che non suscitano in noi alcun diletto, ma, al contrario, un senso di disgusto; se ci costringessimo a vedere in essi una bellezza che non c'è, distruggeremmo il nostro gusto estetico. Tralasciando gli esseri umani, pensiamo al disgusto che proviamo per pulci, cimici e pidocchi; non si può, senza abbrutimento, provare diletto alla contemplazione di questi come di molti altri insetti. Alcuni santi, è vero, li hanno chiamati «perle di Dio», ma ciò che deliziava questi uomini era lo spettacolo della propria santità.
La benevolenza è facile a espandersi, ma anch'essa ha i suoi limiti. Se due uomini desiderano sposare la stessa donna, i sentimenti di colui che deve ritirarsi non possono essere certamente di benevolenza verso il rivale più fortunato. Descrivendo gli aspetti della vita retta, dobbiamo presumere anche un certo fondo di vitalità e di istinto animali: senza di questi l'esistenza diventa scialba e priva di interesse. Questo fondo dovrà essere affinato dalla civiltà ma non sostituito da essa. Gli asceti e i saggi estranei alle cose terrene non sono, sotto questo aspetto, esseri umani completi. In numero limitato, essi possono arricchire una comunità; ma in un mondo composto esclusivamente di tali saggi e asceti, si morirebbe di noia.
Queste considerazioni ci riconducono all'affermazione del diletto come elemento dell'amore completo. Nel nostro mondo il diletto è inevitabilmente selettivo, perciò non possiamo avere gli stessi sentimenti verso tutta l'umanità. Allorché sorgono conflitti fra diletto e benevolenza, essi, di regola, debbono venire risolti con un compromesso, non già con la completa resa dell'uno o dell'altra. L'istinto ha i suoi diritti e può fare le sue sottili vendette qualora essi siano conculcati. Perciò, chi aspira a una retta via non deve dimenticare i diritti dell'istinto.
Considerando la conoscenza un ingrediente della vita retta, non mi riferisco alla conoscenza etica, bensì a quella scientifica e dei fatti concreti. Se desideriamo raggiungere un dato fine, la conoscenza ce ne può indicare i mezzi, e tale conoscenza viene impropriamente considerata etica. Ma credo che non si possa decidere quale condotta sia giusta o sbagliata, senza riferirsi alle sue eventuali conseguenze. Stabilito un fine, è compito della scienza scoprire come raggiungerlo. Il giudizio sulle regole morali deve essere dato esaminando se esse sono capaci di realizzare i fini che noi desideriamo. Dico fini che desideriamo, non fini che «dovremmo» desiderare. Ciò che «dovremmo» desiderare è semplicemente ciò che altri vogliono che noi desideriamo. Questi «altri» normalmente sono i genitori e gli insegnanti, i poliziotti e i giudici. Se mi dite: «Dovresti fare così e così», l'efficacia della vostra esortazione sta nel fatto che io desidero la vostra approvazione, con le relative ricompense o che temo le vostre punizioni, a seconda del vostro giudizio. Dato che il comportamento deriva dal desiderio, è chiaro che le nozioni etiche sono importanti soltanto per l'influenza che esse esercitano su questo desiderio: desiderio dell'approvazione e timore della disapprovazione, queste potenti forze sociali che istintivamente cercheremo di trarre dalla nostra parte se ci sta a cuore qualche realizzazione di portata sociale. Quando dico che la moralità della condotta deve essere giudicata dalle sue eventuali conseguenze, intendo che noi desideriamo venga data l' approvazione a quella condotta, che può portare alla realizzazione del progresso sociale da noi auspicato e la disapprovazione a una condotta opposta. Al presente ciò non avviene; vi sono regole tradizionali, secondo cui l'approvazione e la disapprovazione non tengono conto delle conseguenze. Ne riparleremo.
La superfluità dell'etica teoretica salta agli occhi nei casi più semplici. Supponiamo, ad esempio, che il vostro bambino sia ammalato. L'amore vi spinge a curarlo, e la scienza vi dice come dovete fare. Non c'è una fase intermedia di teoria etica dove sia dimostrato che è giusto curiate il vostro bambino. La vostra azione deriva direttamente dal desiderio di un fine e, insieme, dalla conoscenza dei mezzi. Questo è ugualmente vero per tutte le azioni, siano esse buone o cattive. I fini differiscono, e la conoscenza è più adeguata in alcuni casi, meno in altri. Ma non c'è alcuna maniera concepibile per costringerci a fare cose che non desideriamo. È possibile soltanto modificare i nostri desideri con un sistema di ricompense e punizioni: importanti stimoli sono l'approvazione e la disapprovazione sociali. Perciò il problema posto al moralista e al legislatore è questo: «Come può essere stabilito un sistema di ricompense e punizioni che permetta di realizzare al massimo il contenuto della legge o della regola morale?» Se io dico che il legislatore legifera male, voglio semplicemente esprimere la mia opinione che i suoi desideri (o comandi) sono in contrasto con quelli di una parte della comunità alla quale appartengo. Al di fuori dei desideri umani non c'è alcuna misura morale. Ciò che distingue l'etica dalla scienza non è uno speciale tipo di conoscenza, ma soltanto il desiderio. Il tipo di cognizioni richiesto dall'etica non è diverso da qualsiasi altra conoscenza; la sua particolarità sta nel desiderio di raggiungere determinati fini, attraverso una giusta condotta. Naturalmente, se la definizione di giusta condotta deve essere accettata da molti, anche i fini devono essere accettati da molti. Se io definissi giusta condotta quella che accresce i miei redditi, i miei lettori non accetterebbero questa definizione. Tutta l'efficacia di qualsiasi argomento etico sta nel suo contenuto scientifico, cioè nella dimostrazione che una determinata condotta, piuttosto che un'altra, è un mezzo per raggiungere un fine largamente desiderato. Faccio distinzione, però, fra argomento etico e educazione etica. Quest'ultima rafforza certi desideri e ne indebolisce altri. È un procedimento completamente diverso che tratterò più avanti.
Possiamo ora spiegare più esattamente il significato di «vita retta» con cui abbiamo iniziato questo capitolo. Quando dissi: «La vita retta è quella ispirata dall'amore e guidata dalla conoscenza», ero spinto dal desiderio di vivere tale vita nel limite delle mie possibilità, e di vedere gli altri viverla. In una comunità di uomini che vivono ispirandosi a quella formula, sarà soddisfatto un maggior numero di desideri che non dove c'è meno amore o meno conoscenza. Non affermerei tuttavia che questo genere di vita sia «virtuoso» e che il suo opposto sia «peccaminoso», perché queste distinzioni non hanno, secondo me, alcun fondamento scientifico.


 
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Post n°403 pubblicato il 30 Aprile 2010 da arabafelice59

Buon Primo maggio. Ma adesso, lazzaroni, al lavoro!

di Federico Zamboni

Sempre pieni di inventiva, questi liberisti. Dopo attenta riflessione, e avendo constatato che nei giorni festivi chi non lavora ha più tempo per dedicarsi allo shopping, hanno partorito un’idea davvero acuta: tenere aperti i negozi anche il Primo maggio. Sai com’è. La gente se ne va a passeggio e guarda le vetrine. Vede tutto quel ben di dio, dai bikini in promozione al grana padano in offerta (8 e 50 al chilo, minimo un chilo), e smania dalla voglia di comprare. Comprare e risparmiare: praticamente il massimo. Pensa che bello, tornarsene a casa, già stasera, con quel magnifico costumino per il mare o quell’appetitoso taglio di grana... Sedersi in poltrona, rimirare gli acquisti, riflettere su quanto sono stati convenienti. E sentirsi felici.

Segue.......sul sito.

 

 

(fonte: La voce del Ribelle  - www.ilribelle.com)

 
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Post n°402 pubblicato il 22 Aprile 2010 da arabafelice59

 
 VERISSIMO!!!!!

 Mantenere la Posizione di Luciana Littizzetto

Questo è dedicato alle donne di tutto il mondo che hanno usato un bagno
pubblico e a voi uomini, perché capiate come mai ci stiamo tanto.
Il grande segreto di tutte le donne rispetto ai bagni è che da bambina tua
mamma ti portava in bagno, puliva la tavolozza, ne ricopriva il perimetro
con la carta igienica e poi ti spiegava:
"MAI, MAI appoggiarsi sul gabinetto" e poi ti mostrava "la posizione"
che consiste nel bilanciarsi sulla tazza facendo come per sedersi ma senza
che il corpo venga a contatto con la tavolozza.

"La posizione" è una delle prime lezioni di vita di una bambina,
importantissima e necessaria, deve accompagnarci per il resto della vita. Ma
ancora oggi, da adulte, "la posizione" è terribilmente difficile da
mantenere quando hai la vescica che sta per esplodere.
Quando "devi andare" in un bagno pubblico, ti ritrovi con una coda di donne
che ti fa pensare che dentro ci sia Brad Pitt. Allora ti metti buona ad
aspettare, sorridendo amabilmente alle altre che aspettano anche loro con le
gambe e le braccia incrociate. È la posizione ufficiale di "me la sto
facendo addosso".

Finalmente tocca a te, ma arriva sempre la mamma con "la bambina piccola che
non può più trattenersi" e ne approfittano per passare avanti tutte e due!

A quel punto controlli sotto le porte per vedere se ci sono gambe.

Sono tutti occupati. Finalmente se ne apre uno e ti butti addosso alla
persona che esce. Entri e ti accorgi che non c'è la chiave (non c'è mai);
non importa... Appendi la borsa a un gancio sulla porta, e se non c'è (non
c'è mai), ispezioni la zona, il pavimento è pieno di liquidi non ben
definiti e non osi poggiarla lì, per cui te la appendi al collo ed è
pesantissima, piena com'è di cose che ci hai messo dentro, la maggior parte
delle quali non usi ma le tieni perché non si sa mai.

Tornando alla porta... Dato che non c'è la chiave, devi tenerla con una
mano, mentre con l'altra ti abbassi i pantaloni e assumi "la posizione"...
AAhhhhhh... finalmente...

A questo punto cominciano a tremarti le gambe...
perché sei sospesa in aria, con le ginocchia piegate, i pantaloni abbassati
che ti bloccano la circolazione, il braccio teso che fa forza contro la
porta e una borsa di 5 chili appesa al collo. Vorresti sederti, ma non hai
avuto il tempo di pulire la tazza né di coprirla con la carta, dentro di te
pensi che non succederebbe nulla ma la voce di tua madre ti risuona in testa
"non sederti mai su un gabinetto pubblico!", così rimani nella "posizione",
ma per un errore di calcolo un piccolo zampillo ti schizza sulle calze!!!
Sei fortunata se non ti bagni le scarpe. Mantenere "la posizione"
richiede grande concentrazione. Per allontanare dalla mente questa
disgrazia, cerchi il rotolo di carta igienica maaa, cavolo...! non ce
n'è....! (mai).

Allora preghi il cielo che tra quei 5 chili di cianfrusaglie che hai in
borsa ci sia un misero kleenex, ma per cercarlo devi lasciare andare la
porta, ci pensi su un attimo, ma non hai scelta.
E non appena lasci la porta, qualcunola spinge e devi frenarla con un
movimento brusco, altrimenti tutti ti vedranno semiseduta in aria con i
pantaloni abbassati.
NO!!
Allora urli "O-CCU-PA-TOOO!!!", continuando a spIngere la porta con la mano
libera, e a quel punto dai per scontato che tutte quelle che aspettano fuori
abbiano sentito e adesso puoi lasciare la porta senza paura, nessuno oserà
aprirla di nuovo (in questo noi donne ci rispettiamo molto) e ti rimetti a
cercare il fazzolettino, vorresti usarne un paio ma sai quanto possono
tornare utili in casi come questi e ti accontenti di uno, non si sa mai. In
questo preciso momento si spegne la luce automatica, ma in un cubicolo così
minuscolo non sarà tanto difficile trovare l'interruttore! Riaccendi la luce
con la mano del fazzolettino, perché l'altra sostiene i pantaloni, conti i
secondi che ti restano per uscire di lì, sudando perché hai su il cappotto
che non avevi dove appendere e perché in questi posti fa sempre un caldo
terribile.

Senza contare il bernoccolo causato dal colpo di porta, il dolore al collo
per la borsa, il sudore che ti scorre sulla fronte, lo schizzo sulle
calze... il ricordo di tua mamma che sarebbe vergognatissima se ti vedesse
così; perché il suo sedere non ha mai toccato la tavolozza di un bagno
pubblico, perché davvero "non sai quante malattie potresti prenderti qui".

Ma la debacle non è finita... sei esausta, quando ti metti in piedi non
senti più le gambe, ti rivesti velocemente e soprattutto tiri lo sciacquone!

Se non funziona preferiresti non uscire più da quel bagno, che vergogna!

Finalmente vai al lavandino. È tutto pieno di acqua e non puoi appoggiare la
borsa, te la appendi alla spalla, non capisci come funziona il rubinetto con
i sensori automatici e tocchi tutto finché riesci finalmente a lavarti le
mani in una posizione da gobbo di NotreDame per non far cadere la borsa nel
lavandino; l'asciugamano è così scarso che finisci per asciugarti le mani
nei pantaloni, perché non vuoi sprecare un altro kleenex per questo!

Esci passando accanto a tutte le altre donne che ancora aspettano con le
gambe incrociate e in quei momenti non riesci a sorridere spontaneamente,
cosciente del fatto che hai passato un'eternità là dentro. Sei fortunata se
non esci con un pezzo di carta igienica attaccato alla scarpa o peggio
ancora con la cerniera abbassata!

Esci e vedi il tuo ragazzo che è già uscito dal bagno da un pezzo e gli è
rimasto perfino il tempo di leggere Guerra e Pace mentre ti spettava.
"Perché ci hai messo tanto?" ti chiede irritato.
"C'era molta coda" ti limiti a rispondere.

E questo è il motivo per cui noi donne andiamo in bagno in gruppo, per
solidarietà, perché una ti tiene la borsa e il cappotto, l'altra ti tiene la
porta e l'altra ti passa il kleenex da sotto la porta; così è molto più
semplice e veloce perché tu devi concentrarti solo nel mantenere "la
posizione". E la dignità.

 
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Post n°401 pubblicato il 10 Marzo 2010 da arabafelice59

 

EINSTEIN DICEVA SPESSO:

“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.

Parla di noi????????

Avrei bisogno anch'io di un "decreto interpretativo" ....che mi chiarisse, finalmente, perché ho sempre pagato le tasse.
Perché passo con il verde e mi fermo con il rosso. Perché pago di tasca mia viaggi, case, automobili, alberghi.
Perché non ho un corsista vaticano di fiducia che mi fornisca il listino aggiornato delle mignotte o dei mignotti.
Perché se un tribunale mi convoca (ai giornalisti capita) non ho legittimi impedimenti da opporre.
Perché pago un garage per metterci la macchina invece di lasciarla sul marciapiede in divieto di sosta come la metà dei miei vicini di casa.
Perché considero ovvio rilasciare la fattura se nei negozi devo insistere per avere la ricevuta fiscale.
Perché devo spiegare a chi mi chiede sbalordito "ma le serve la ricevuta?" che non è che serva a me, serve alla legge.
Perché non ho mai dovuto condonare un fico secco.
Perché non ho mai avuto capitali all'estero.
Perché non ho un sottobanco, non ho sottofondi, non ho sottintesi, e se mi intercettano il peggio che possono dire è che sparo cazzate al telefono.
Io - insieme a qualche altro milione di italiani - sono l'incarnazione di un'anomalia.
Rappresento l'inspiegabile.
Dunque avrei bisogno di un decreto interpretativo ad personam che chiarisse perché sono così imbecille da credere ancora nelle leggi e nello Stato.

(L'amaca di Michele Serra del 7 marzo 2010 Su La Repubbli

 
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