PASSEGGIATE

LE INCONCLUDENZE DELLA VITA


Finalmente siamo entrati nell’estate 2014. Un’altra ennesima stagione di giornate soleggiate, almeno così si spera, anche se i meteorologi raccontano che le stagioni non saranno più uguali. Con il cambio stagione, come consuetudine, mi va di mettere giù alcuni pensieri e riflessioni, sulle inconcludenze della vita, una specie di pulizia “genetica” stagionale. Non sono il solo a farlo in rete, ci sono tanti appassionati di “penna” che scrivono per diletto, perché provano piacere, alcuni sono realmente bravi, sembra a volte di leggere grandi autori. Anche se la stragrande maggioranza spesso adotta il copia e incolla, oppure non si rende conto di rientrare nella categoria dei “parolai”. Potrei esserlo anch’io “parolaio”, senza saperlo, posso però affermare di provare a portare rispetto all’arte dello scrivere, proponendo argomentazioni di un certo genere, anche se queste non mi fanno avere audience; come dicevo prima, scrivo principalmente per piacere personale. Cerco quando mi capita e posso, tra parole, pensieri e riflessioni, un quadro generale delle concretezze realizzate, (quando esistono) anche contatti e persone, che non si sono rivelati utili. In sintesi provo a studiare le inconcludenze della vita. Per chi si intende di “economia” o comunque di un certo genere di “gestione”, sa che certi “conti” bisogna tenerli sotto controllo, per evitare che sfuggono di mano. Non bisogna fare certamente come fanno le alte sfere di potere; non arriva certo un buon esempio. Ho capito che nella vita non siamo obbligati a frequentare nessuno, se non lo vogliamo veramente, allo stesso modo per come le persone a volte ci scelgono, ci selezionano, ci illudono e a volte in maniera sbrigativa ci danno un bel servito, come se in effetti non abbiamo alcun valore, non contiamo nulla e di conseguenza non meritiamo rispetto. Si racconta che bisognerebbe essere come una moneta, da una parte mostrare il proprio volto e dall’altra il proprio valore. Peccato che le circostanze e il palcoscenico della vita non aprono al dialogo “sano”, esistono i recitanti e anche i “cattivi”. Mi piace molto la vignetta trovata in rete, quella che sdrammatizza il post in questione, anche se arrivati a una certa età, sarebbe meglio andarsi a cercare quello che effettivamente si desidera. Meglio se certe speranze si realizzano nella vita attiva, non rinviandole sempre, rischiando di ritrovarsi vecchi e con mille problemi di salute addosso e non potersi muovere adeguatamente. Ricordo che tempo fa lessi qualcosa a riguardo; chi rimanda troppo vive male. Non bisogna sprecare il proprio tempo, occorre imparare a cogliere in fretta e bene, quello che nella vita si presenta. A volte è anche vero che esistono momenti di tregua, di scarse opportunità, ma anche quelli sono momenti che andrebbero gestiti al meglio, utilizzarli per la ricerca e sperimentazione, per farsi trovare pronti quando arriveranno le novità che potrebbero aprire nuovi scenari di vita. Mi pare addirittura che esistono studi specifici, se non ricordo male si trovano dentro un contenitore scientifico, o comunque che si avvicina alla “scienza”, denominato “psicologia del ritardo”. Con questo non voglio dire di addentrarsi in maniera totale, solo pensare a riflettere quanto basta per farsene una ragione, una propria filosofia di vita. Sembra secondo alcuni studi specifici, che rimandare risulta davvero dannoso per la persona, in quanto non riesce a vivere il presente, (sentendosi sempre coinvolta nella propria vita futura) utilizzando riempitivi che giustificano la propria posizione di non entrare in azione. È possibile che io mi sia comportato così in passato, (rimandando sempre) mi sento però di poter dire, che idee chiare in merito a quel che voglio fare nella vita, mi sono arrivate solo recentemente; in passato avevo qualche confusione di troppo, da giovane soprattutto, anche molto da imparare. Questo approccio di tipo “psicologico”, consiglia di provare a ritrovare il piacere dell’entrare in azione, senza ulteriori ritardi, neanche rimandi al dopo. Ritrovare il piacere di perdersi dentro un piano strategico di azione. Mi sembra di ricordare un esempio molto particolare, paragonabile all’atto di fare l’amore. “FARE L’AMORE CON LA VITA”!   Mi sembra era questa una delle frasi a effetto, dell’articolo che lessi a suo tempo e che mi è rimasta impressa per lungo tempo nella mente. Che piaccia o no, arriva sempre un bel momento nella vita, in cui bisogna agire, se non si vuole vivere solo di ricordi, perché le strade non sono sempre chiuse, a volte si aprono e occorre farsi trovare pronti per cogliere l’attimo. Nei momenti “morti”, si può sempre studiare, provare ad arricchirsi, sempre meglio di arretrare, buttarsi giù, demotivarsi e percorrere le strade dell’inconcludenza. Forse questo concetto, lo sto ripetendo troppe volte, se risulta così, è perché lo trovo di fondamentale importanza. Anch’io come molti ho il mio vissuto d’inconcludenza di vita, forse è importante riuscire a superarlo e rimettersi sulla strada che porta a raggiungere le mete che contano. Le inconcludenze della vita, credo esistano per tutti, l’importante è a mio avviso, di non conviverci in maniera cronica. Guarire dalle inconcludenze della vita si può, anche se si rischiano sempre delle ricadute. Il “bello” nella vita, può arrivare solo a seguito di sacrifici e sforzi; pretendere di avere tutto e subito, spesso risulta illusorio. Purtroppo mi sembra di notare, che molti giovani di oggi, (ancor di più di quelli di ieri) prestano più attenzione alle “illusioni” che ai sogni. Sognare può anche essere bello e far bene, “illudersi” spesso e sovente, può talvolta arrivare come una brutta esperienza e fare oltretutto parecchio “male”.  Perché mi pare che l’elemento “illusione” vive e vegeta, dentro molte “inconcludenze della vita”. Esistono due luoghi a Palermo, a me particolarmente cari, dove ho trascorso parecchio tempo a conversare; Giardino Inglese e Giardino Garibaldi. Si discuteva principalmente di “sogni”, gli argomenti non erano molto distanti dagli scritti che trovo oggi in rete, o che si fanno nella vita reale.    Ho imparato molto in quel periodo, perché mi sono confrontato con molte persone guardandole negli occhi, non da dietro un monitor, o dall’altra parte di un cellulare. Era tutt’altra cosa. I miei scritti, non hanno alcuna pretesa di presentarsi come dei “saggi” per come qualcuno recentemente, mi ha scritto in pvt. Mi piace, quando mi riesce, approfondire l’argomento che mi accingo a trattare. Un tempo insieme alle persone, esistevano anche gli “ideali”, che al giorno d’oggi si faticano a trovare, dicono che è conseguenza del cambiamento radicale della società. Naturalmente non sono riuscito a concretizzare tutti i miei sogni che avevo da giovane. Malgrado alcune battute di arresto, posso ancora dire, che non mi è andata del tutto male. Non ho più l’età di un giovanotto, posso però ancora sentirmi in corsa; dirigermi verso i “sogni”, provando a scartare le “illusioni” (che sono tante devo dire) che ammaliano e molte di queste arrivano tramite web. Per avere una vita più ricca e soddisfacente, avendo cura di non farla piombare nell’inconcludenza, forse bisognerebbe riempirla di sogni, imparando a individuare le illusioni e tenerle lontano. Le “sirene” esistono per davvero, bisogna purtroppo, acquisire le capacità di trasformarsi in “Ulisse” e andare avanti nel viaggio. Sperando sempre in un ritorno a casa, quella autentica e vera; immaginandosela come ognuno meglio “crede”, a secondo di come può avvertirla e sentirla propria. Mi piacerebbe concludere con una bella fiaba, di quelle che a mio modo di vedere, comunicano “magia” attraverso il racconto. Di quelle che conducono a riflettere, forse si farebbe bene a portare a conoscenza dei bambini, abituarli  ed educarli a vedere oltre le parole determinati concetti. Una fiaba che si apre a ventaglio, dove le interpretazioni possono realmente essere tante, perché la parola è “viva”, contenente la capacità di aprirsi, con le giuste menti, quelle di coloro che cercano  realmente qualcosa nella vita. La fiaba si chiama, “La monetina d’argento”, consiglio di leggerla perché è veramente bella e porta a pensare parecchio, soprattutto al fatto che  alcune inconcludenze della vita, attendono solo giustizia, che prima o poi non tarderà ad arrivare, a patto che il percorso intrapreso, sia stato quello giusto e rientrante in un disegno ammirevole; sempre lasciando ad ognuno il proprio pensiero a riguardo. La fiaba per non appesantire troppo, questo scritto specifico, la pubblico nel prossimo post, è di Andersen, autore difficile da dimenticare. Buona lettura!