PASSIONE E BATTERIA

King Crimson | In The Court Of The Crimson KingIsland (1969)


Che dire lo Schizoid Man urla ancora ed è arrivato alla veneranda età di quasi quarantanni annoverandosi fra i classici della musica di tutti i tempi, fra Sgt.Peppers e Androidi Paranoici senza peraltro soffrire degli anni passati, anzi il suo urlo è tutt'ora vivo e incute timore... Un disco di importanza seminale per il progressive in quanto primo esempio di vera sperimentazione originale, mettendo da parte inutili pretenziosità classiche di Procol Harum e compagni; e per la musica tutta esempio di invidiabile originalità, a partire dall' inquietante copertina diventata simbolo del genere e canto del cigno non solo del gruppo ma anche dell'artista che l'ha composta (morto di infarto a 26 anni).Formazione d'elitè con l'onnipresente Robert Fripp (chitarra e mellotron), Greg Lake (basso e voce) prima degli Emerson, Lake & Palmer, Ian McDonald (fiatista polistrumentista), Michael Giles (batteria, percussioni e voce), e Peter Sinfield autore dei testi e direttore artistico.Appena piazzata la puntina o inserito il CD si viene da subito immersi in una delle più famose composizioni del gruppo "21st Century schizoid man", con voce filtrata di Lake, distorsioni all'epoca addirittura sovversive e una batteria da far paura, il tutto al limite fra improvvisazione tipicamente jazzistica e rigide strutture, Giles fa un ottimo lavoro di contrappunto alla chitarra di Fripp e al sax di McDonald insieme alla ritmica pulsante del basso di Lake risultando di una fluididà invidiabile e mai invasiva. Il caos che pone fine a uno dei capisaldi del rock, che porta a "I talk to the wind" una ballata romantica sull'alienazione dell'uomo sostenuta da flauto e voce in un ostinata tranquillità che presagisce l'arrivo della drammatica "Epitaph" che si apre con rullo su timpano di Giles e mellotron a enfatizzare l'angoscia della composizione; gli 8min e mezzo scorrono veloci e lasciano la piazza a "Moonchild" a mio parere il pezzo più sottovalutato del disco che contiene nel mezzo perle di pura maestria di Giles e Fripp ad una dinamica bassissima e quasi inudibile, un brano tenerissimo e di perfetta introduzione alla title track, la maestosa "In The Court Of The Crimson King" con eccessi di mellotron e sonorità antiche quasi barocche, come se veramente ci fosse una corte in onore del Re Cremisi, quando il pezzo sembra finito si cela la parte forse più divertente del brano e del disco "The Dance Of The Puppets", letteralmente la danza dei pupazzi, intermezzo scherzoso per mellotron e flauto, in cui prendono posto anche batteria e basso, che portano al trionfante finale. Michael Giles impeccabile in ogni pezzo raggiunge punte di lirismo innarrivate tutt'oggi anche dalla formazione successiva dei Crimson con il grande Bill Bruford dietro i tamburi, ma questa e tutt'altra storia.