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Fioretto

Post n°3 pubblicato il 12 Gennaio 2010 da patacri

Certamente il fioretto evoca qualcosa .

Ad alcuni viene in mente la Vezzali che vuole “toccare” il Vostro Presidente (qualcuno lo avrà pur votato),

Qualcuno pensa a come fare un fiore piccoletto, un fioretto appunto,  con la carta seguendo le dettagliate istruzione del libro de I Qundici-fare e costruire.

I più devoti,rivolgendo uno sguardo al cielo, sospirano al pensiero di potersi avvicinare a Dio.

Altri alle privazioni volontarie di qualcosa di essenziale nella nostra quotidianità o di qualcuno come sopra per  ottenere  qualcosa o qualcuno di ancora più vitale.

Insomma sperano nel miracolo, magari privandosi di sigarette, cioccolata, televisione oppure fanno una fatica bestia che so per arrivare ad Oropa a piedi (solo per indigeni biellesi) o in cima a qualsiasi altro santuario che è stato costruito in alto appunto per questo scopo.

Io faccio i fioretti.

Preciso: non sono un costruttore di armi, non sono devota al cielo, non amo il bricolage, va da sé che rientro nella categoria di quelli che si privano per ottenere.

Le sigarette? Sarebbe troppo facile. Cito “Smetto di fumare e guadagno una settimana in più di vita. Poi magari durante quella settimana piove”…capite bene che non ne vale la pena. Caffè sigaretta sono un binomio indissolubile. No, non è questo.

Cappuccio e brioches al bar, pizza,  salmone...;la sequenza vi dà l’idea del mio disordine alimentare, se dovessi rinunciarci morirei di stenti…quindi no, non è questo

Udite udite io rinuncio a contattare, via e-mail, sms, telefono, satellite, segnali di fumo, alfabeto morse, anche alfabeto muto a volte, l’uomo della mia vita, perché naturalmente  è l’uomo della vita di un’altra.

Che banalità!!! Cazzo però una fatica bestia.

Soprattutto perché inizio il fioretto, resisto resisto resisto (massimo della resistenza devo confessare 45 giorni. Calma, pensateci e non dite che è poco), poi succede qualcosa di assolutamente incredibile , miracoloso, impossibile da tacere, e quindi mi disfo il fioretto da sola, comunico e tac ricomincio. Il timer si azzera e riparte, non time out come nel basket, resetto e riparto da zero. Una fatica impari.

Ormai sono quattro anni. Apperò !!! Risultati ottenuti?

Dunque: in primis lui non se ne accorge e quindi tutto il resto vien da sé

Allora  ho pensato: ma invece di fare i fioretti, mi iscrivessi al corso di scherma?

 

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Commenti al Post:
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carlina il 12/01/10 alle 21:15 via WEB
Cara patacri, anni sudati davanti a uno Czerny, tormentata dal profumo di Campus alla mela verde e dal colore della Lacoste del tuo compagno di banco e poi ti ritrovo qui con fior fior di lauree a parlare di fioretti. Gli uomini questi sconosciuti. Gli uomini così mediocri quando sono i nostri e quasi mitici quando sono di un’altra. Uomini che studiano a tavolino ogni mossa per farti credere che quello stronzo di principe azzurro esiste più o meno per i primi venti giorni, (per quelli che arrivano a contare fino a venti , per gli altri sono sufficienti due mercoledì di coppa)per poi dimenticare completamente persino il tuo nome . E noi lì a fare i fioretti. Perché diciamocelo, Patacri, non sei sola. Li abbiamo fatti tutti almeno una volta. ..domani non lo saluto poi vediamo chi avrà la meglio …. basta, domani non lo chiamo mai, neanche con l’ID nascosto … basta per una settimana cambio bar (lo spio da quello di fronte, quel bastardo)…. E per una settimana o 45 giorni o anche due mesi facciamo le peggio cose per dimenticare che esista, ci ritroviamo anche per qualche mezz’ora a non averci pensato mai. C’è chi si fa uno a caso dalla disperazione,dando la colpa alla vodka tonic, chi si iscrive a ricamo (che tra l’altro chi vuoi conoscere a ricamo?cazzona iscriviti a un corso per aiutanti idraulici o per maniscalchi, ma dico io, ricamo???)chi prende due chili mangiando nutella (più o meno il 70%), chi torna con l’ex, che era così bravo, ma che due palle lui e i suoi libri noir e la corsa dopo l’ufficio, nove su dieci cambiamo taglio o colore di capelli dicendo a tutti che è la svolta,in realtà speriamo solo che lo stronzo lo noti, ma quando mai….Loro non notano mai niente, non si accorgono che il telefono non è squillato per due mesi, non ci vedono nel bar di fronte, parlano male di noi quando vengono a sapere della sbronza di vodka tonic, (guarda quella stronza che con me solo prosecchini….)Non hanno idea di chi sia il nostro ex e quei due chili in più ma quando mai, è sempre stata un po’ rotondetta….(Ma rotondetta a chi brutto stronzo quando stavo con te mangiavo solo quelle cazzo di barrette della zona….) E del ricamo speriamo davvero non vengano mai a saperlo…. Ma la vera domanda è, perché? Perché uomini e donne sono così diversi?Eppure quei bastardi li educhiamo noi…ed ecco lì che nasce, signore e signore il più colossale dei sensi di colpa, li educhiamo noi donne i maschi (così come le femmine peraltro)siamo solo noi ad insegnargli a fare gli stronzi fin dalla culla.. e allora cazzo stiamo a lamentarci…. Comunque, non so voi, ma io domani non lo chiamo!
 
missedithgee
missedithgee il 13/01/10 alle 15:41 via WEB
Care Patacrì e Patacarli l’idea del fioretto apre una madeleine nella mia vecchia mente e richiama ricordi impolverati: ma cosa c’è di meglio di ritrovare in soffitta un vecchio cappello appartenuto a una bisnonna o una zia rimasta zitella e scoprire che è tornato di moda perché Her Majesty ne ha sfoggiato uno simile all’ultima uscita e che Vivienne Westwood ne ha fatto sfilate uno proprio uguale in passerella? Come un vecchio cappello spero che i miei ricordi, una volta spazzolati e lasciati qualche giorno all’aria aperta, possano ispirarvi un “attitude” inedita e magari un pochino retrò, ma attenzione, a tutti i consigli che potrete trovare aggiungete qualcosa di vostro: e nel caso del cappello, va bene una veletta, un fiore anche finto, ma mai assolutamente una spilletta elettorale o pubblicitaria (tipo sei vuoi dimagrire chiedimi come fare… Herbalife) tantomeno qualcosa di troppo tecnologico o contemporaneo (tipo una striscia di led o un gadget di Cattelan)… Il segreto nella vita come nell’abbigliamento è sempre lo stesso: stupire, disorientare, creare mistero… ricordare qualcosa ma mai mai mai far scoprire le proprie fonti… vi trovereste la casa piena di amiche che vogliano saccheggiare la vostra soffitta. Miss Enrichetta S. vide per la prima volta Lord Hastington quando aveva dodici anni all’angolo tra Charing Cross road e Saint Martin Lane: la sua precettrice era entrata in uno Kiosko per comprare le sigarette lasciandola sul marciapiedi a fare il palo (il tabagismo di una precettrice non sarebbe stato considerato con favore) quando la carrozza del giovane lord passò a tutta velocità. La sequenza avvenne secondo questo ordine: il busto di Lord Hastington allora quindicenne si sporge per una buona metà dal finestrino, incontra lo sguardo impaurito e imbarazzato di Miss Enrichetta, lo sguardo di quest’ultima si illumina, un sorriso tende le labbra del giovane Lord, qualcosa di lubrico attraversa il suo sguardo, Miss Enrichetta nota un foulard non proprio regimental al collo del Lord ma non ci fa poi tanto caso, come scrive nelle sue memorie, è già innamorata…. Davanti al chiosco c’è una grande pozzanghera, la carrozza avanza a gran velocità, la grande ruota destra entra nella pozzanghera proprio a metà, un muro di fango si alza in Charing Cross colpendo sia la giovane Miss che il giovane Lord al finestrino (e probabilmente anche gli altri viaggiatori, la precettrice e gli avventori del chiosco e tutti quelli che passavano per strada compreso Charles Dickens che scriverà un pezzo sul dissesto delle strade londinesi). Arrivata a casa mentre le fanno il bagno e sente le farfalle nello stomaco e non riesce a togliersi dalla mente gli occhi del ragazzino, la giovane Miss fa un fioretto: non dirà più una sola parola finché non avrà il suo Beloved Lord. Quando muore a 96 anni Miss Enrichetta (rimasta appunto Miss) è la muta più famosa d’Inghilterra in tutti gli anni che sono seguiti non ha detto una parola e non ha mai voluto imparare il linguaggio dei segni. Nel 1987 vengono pubblicate le memorie di Lord Hastington che un discendente trova nel doppio fondo del cassetto di un secretaire. Il Blurp certamente redatto dall’ufficio marketing dell’editore strilla: a gay view on victorian era. A pagina 176 il precoce Lord (che a 15 anni aveva già combinato abbastanza cose da poter riempire 176 fitte pagine!) rievoca il suo più grande amore quello che a sua detta avrebbe condizionato tutta la sua vita. “il calesse passava per charing cross diretto per Trafalgar dove saremmo andati a prendere the da una cugina della mamma. Vidi quegli occhi severi, azzurri, sotto il Kepì che l’uniforme della polizia di Sua Maestà aveva adottato come divisa, seppi che non avrei più potuto vivere se non avessi avuto quel poliziotto. In quel momento una montagna di melma mi schizzò addosso, la carrozza aveva centrato una pozzanghera e mi insozzò tutto. Nonostante il fango non riuscivo a togliermi quegli occhi azzurri dalla mente. Eppure avrei dovuto capire che sarebbe finito tutto nella m***” (traduzione mia) Infatti, nelle sue memorie il Lord vede in quell’amore infelice l’origine delle sue dissolutezze (il poliziotto non ci stette nonostante il Lord per mesi lo vessò con fiori, versi, e anche offerte di denaro e titoli nobiliari) Care patacrì e patacrà non sono certa che la storia di Miss Enrichetta sia davvero esemplare e possa essere usata con qualche utilità (mi sembra un cappello davvero troppo demodè) visto dal punto di vista del fioretto è addirittura disatrosa… qualche insegnamento riguarda forse l’oggetto del fioretto. Certo se la miss avesse portato gli occhiali per correggere quella miopia che le sarebbe stata diagnosticata qualche anno dopo si sarebbe accorta che il giovane libertino non guardava certo lei… (comunque possibile che per tutta la vita non sia mai più passata in quella zona? Non l’abbia più rivisto? Nelle sue memorie il lord dice che per anni passò di lì tutti i giorni per cercare di ingraziarsi il poliziotto e a poi anche quelli che lo sostituirono quando lui ebbe un esaurimento nervoso). Più utile forse il fioretto del Lord, che però mi sembra un pochino fittizio e dettato da precetti vittoriani… a pagina 177 delle citate memorie scrive: “visto che le mie profferte cadevano nel vuoto decisi che avrei avuto tutti gli altri” il significato del passo non è chiarissimo, ma una foto della fine degli anni Settanta mostra il nostro Lord allo Studio 54 mentre danza qualcosa che assomiglia a un minuetto con Truman Capote.
 
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