Creato da patacri il 10/01/2010

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ste_sav
ste_sav il 22/01/10 alle 00:54 via WEB
http://www.youreporter.it/video_NEL_ALESSANDRO_BERGONZONI_GIOCOLIERE_DEL_LINGUAGGIO_1"

scusate ma non riuscivo a postare il link. Spero ora..

 
ste_sav
ste_sav il 22/01/10 alle 00:53 via WEB
"Io sono per la chirurgia etica: rifacciamoci il senno" : guardatevi questo video e ditemi se non è un manifesto della patafisica:
 
ste_sav
ste_sav il 22/01/10 alle 00:52 via WEB
«Questo è un antitestamento, cioè non è quello che lascio se non torno ma è quello che voglio quando torno»

«La fantasia è il gate verso nuovi mondi» (Pataluc). «E' la ricerca pura che fa scoprire l'imprevisto; se io faccio una ricerca finalizzata, ho già in mente quello che devo scoprire: allora l'imprevisto è solo la ricerca pura» (Danilo Mainardi, etologo). «Un consiglio sui treni… l’importante non è dove vanno l’importante è decidere di prenderli…» (dal Film Polar Express). Tre affermazioni tra di loro estremamente diverse, per argomento, contesto, autore… ciascuna, però, significativa circa quanto mi pare di aver inteso essere l'essenza della Patafisica: un moto dello spirito verso l'inesplorato, l'imprevisto, l'ignoto. Non importa il punto di partenza: quello che conta è l'atteggiamento, "l'attitudine dell'intelletto", come scrive il mio personal Patatrainer. Fantasia, ricerca senza un fine (e senza un con-fine), assenza di scopo e di meta; sono forse questi, in sintesi, gli elementi che caratterizzano il Patafisico: in altre parole, si tratta del semplice desiderio di esplorare l'imprevisto con la fantasia. C'è qualche cosa di geniale in questo, anche se poi si corre il rischio di venire considerati dei pazzi: la genialità molto spesso nella storia è stata confusa (o si è fusa) con la pazzia. Considero però questo tipo di atteggiamento tra i più naturali possibili, intendendo con ciò che si tratta di un modo di essere intrinsecamente proprio alla natura umana. Chi ha esperienza di episodi vissuti con bambini nei loro primi anni di vita (o si ricorda della propria infanzia) potrà certamente intuire a cosa mi riferisco. L'esordio della vita è caratterizzato dal "pensiero senza confini" o "pensiero liberato" (e non "in libertà"): liberato dagli stereotipi, dalle classificazioni consuete, dalle definizioni, dalle regole, da ogni elemento che lo comprime, che lo confina: chi meglio di un bambino ci può insegnare la Patafisica? L'esempio della matematica è certamente illuminante: cosa c'è, nel pensiero comune, di meno fantasioso della matematica; regole, teoremi, dimostrazioni, logica, causa, effetto… eppure, ad un certo punto, l'imprevisto: qualcuno ha fatto il salto nell'irrazionale. I "numeri irrazionali": solo l'accostamento dei termini "numero" e "irrazionale" ha un vago sapore di eresia. Tuttavia, anche in questo caso, vedo la manifestazione di una logica più generale e del tutto naturale: non vi pare che "il desiderio di esplorare l'imprevisto con la fantasia" sia il motore fondamentale dell'intera evoluzione? se la natura non fosse stata fantasiosa nel suo moto continuo, se non si fosse "divertita" ad esplorare nuove possibilità, se non avesse pensato "senza confini" saremmo qui ora a scrivere e leggere di Patafisica? credo di no. Se tutto quanto precede ha un senso (ma a questo punto è doveroso un: "ma anche no" ), allora dobbiamo rivendicare per la Patafisica il ruolo di atteggiamento del tutto naturale, forse l'atteggiamento più naturale possibile. Concludo questo intervento che non stento a definire DPVPELS, citando un attore, autore che penso si possa considerare a buon diritto un convinto sostenitore della Pataletteratura. Mi riferisco ad Alessandro Bergonzoni: un campione nel giocare con le parole, scovare nuovi (doppi, tripli ecc) sensi nelle frasi semplicemente modificando gli spazi, gli accenti, i contesti. Trovo questo atteggiamento intellettuale assolutamente Patafisico, allo stesso modo dei numeri irrazionali. Semplicemente geniale: «E la madre gli disse: "Non essere ingenuo, non credere a tutto quello che ti dicono; sappi che il miglio non è l'unità di misura dei canarini, che i malati di mente vanno pazzi per certe caramelle, che Pino Daniele è il nome proprio di un albero e che fa diesis non è musica ma matematica, e cioè la somma di cinques più cinques! Abbi fiducia in te stesso! Applicati ma non inchiodarti"». "Io sono per la chirurgia etica: rifacciamoci il senno" : guardatevi questo video e ditemi se non è un manifesto della patafisica:

 
Anco.ra
Anco.ra il 21/01/10 alle 21:49 via WEB
Xb |Muro| Xb Xn Xn Impaginata come sopra è davvero troppo difficile!
 
Anco.ra
Anco.ra il 21/01/10 alle 21:45 via WEB
In fondo in fondo, in quella parte di noi che si è salvata dai vari lavaggi mentali che le scelte di gioventù ci hanno imposto di subire, e mi riferisco ad esempio al tipo di scuola, siamo tutti patafisici. Tutto sta nell'esercitare l'arte dello stare bene, del volerlo e dell'interpretare quello che ci succede in modo che ci faccia piacere piuttosto che no, tanto poi è lo stesso. Il bicchiere mezzo pieno e anche mezzo vuoto dovrebbe essere il simbolo della patafisica! Esercitare, filosofeggiare; come in tema in classe dove la traccia la scrivete solo a fine composizione, tanto DPVPELS. Ed ecco un aiutino per patafilosofeggiare: X Uomo che guarda un muro e ha un cappello bianco! - Muro X Uomo che guarda un muro e ha un cappello bianco! X Uomo che guarda un muro e ha un cappello nero! X Uomo che guarda un muro e ha un cappello nero! Due cappelli bianchi e due neri. Naturalmente gli uomini non possono vedere il proprio cappello ma solo quelli di chi sta avanti a loro. Solo uno potrà parlare e dare la risposta esatta poi non vale più ma in ogni caso avrete esercitato la vostra patafisica. Uno parlerà e darà la risposta esatta!!! Filosofeggiare a lungo tempo e rileggere più volte il testo del pataquiz vi porterà senzaltro, se non ad una soluzione universale, alla ricerca della vostro personale "Piano Immaginario" dove il "CVD" esiste!
 
ste_sav
ste_sav il 14/01/10 alle 00:05 via WEB
Ci sei o lo fai? È nato prima l’uovo o la gallina? Felicità, è tenersi per mano e andare lontano? Ci sono domande che continuano a ronzarti in testa per tutta la vita e alle quali, forse, non riuscirai mai a darti una risposta. La questione è particolarmente delicata e l’acuta analisi di Pataluc ci propone alcune conclusioni rispetto alle quali non si può non essere d’accordo. Tuttavia rimango un po’ spiazzato dall’approccio utilizzato per affrontare il problema: analizzare il “lo ci sei” e poi il “lo(w) f(a)i” mi risulta destabilizzante, considerato che personalmente ho sempre approcciato la questione come un problema di “CIS ei” e di (l’)“Off ai”. Le conclusioni però, sorprendentemente, appaiono convergere e alla fine sembra proprio confermato (una volta di più) il famoso assunto detto "della centrodigravitazionaliltà capitolina": tutte le strade portano a Roma. Quanto al “CIS ei” (Cervello In Standby: enter input) cosa si può dire. La categoria è costituita da individui che recentemente trovano il loro caratteristico fenotipo validamente rappresentato in Pino La Lavatrice, il quale al grido di “tu dimmi che cosa devo fare e io lo faccio: che problema c’è?” incarna egregiamente l’intera cosmogonia del tipo "CIS ei". In parole povere: dammi tu un input altrimenti facciamo notte.. Condivido il giudizio di Pataluc sulla scarsa pericolosità dei "CIS ei" (da lui catalogati come: "lo ci sei"). Questi sono comunque un bel test per verificare la propria capacità di sopportazione e di misericordia. Diverso e il caso dei (l’)“OFF ai” (Onanismo For Free: autoerotismo intellettuale) che sembra potersi definire come quella tendenza impulsiva-compulsiva a doversi sempre e comunque affermare sugli altri, traendo da tale istinto primordiale un supremo compiacimento estetico e fisico. Conosco dei tipi (l')"OFF ai" che esprimono il proprio temperamento patologico in maniera aggressiva e arrogante, intendendo in tal modo affermare sé stessi con la tecnica della sopraffazione. Ma vi sono anche dei tipi (l')"OFF ai" che utilizzano la più astuta tecnica del “vai avanti tu”, restando in attesa (o nei casi più gravi, attivandosi direttamente per causare) che la loro malcapitata controparte si trovi in una situazione di difficoltà che generalmente si suole definire, con termine tecnico: “situazione di merda”. Ecco che, a questo punto, scatta l’impulso autoerotico intellettuale, quel sadico piacere di potersi considerare superiori. Questa seconda categoria di (l’)"OFF ai" è certamente la più pericolosa e subdola e alcuni autori la definiscono, con una interlocuzione cinicamente eloquente: Onanismo For Free retro introduttivo (va da sé che il gergo patascientifico utilizzato è un chiaro espediente per evitare di dire che questi tipi appena possono te la mettono nel …). Ecco allora che, come preannunciato, da qualsiasi punto di vista di voglia affrontare la questione (il binomio “lo ci sei” / “lo(w) f(a)i” ovvero quello “CIS ei” / (l’)“Off ai”) le conclusioni paiono coincidere. Quanto poi al Low fi e al gracchio sul vinile, cos posso aggiungere… io di solito ascolto Ipod.. ma anche no. PS Avevo un amico a militare che recitava a memoria la Divina Commedia e anche il Codice Civile… però era simpatico. Detto tutto ciò che volevo dire....assolutamente nulla, perché la patafisica non è un'opinione.
 
missedithgee
missedithgee il 13/01/10 alle 15:41 via WEB
Care Patacrì e Patacarli l’idea del fioretto apre una madeleine nella mia vecchia mente e richiama ricordi impolverati: ma cosa c’è di meglio di ritrovare in soffitta un vecchio cappello appartenuto a una bisnonna o una zia rimasta zitella e scoprire che è tornato di moda perché Her Majesty ne ha sfoggiato uno simile all’ultima uscita e che Vivienne Westwood ne ha fatto sfilate uno proprio uguale in passerella? Come un vecchio cappello spero che i miei ricordi, una volta spazzolati e lasciati qualche giorno all’aria aperta, possano ispirarvi un “attitude” inedita e magari un pochino retrò, ma attenzione, a tutti i consigli che potrete trovare aggiungete qualcosa di vostro: e nel caso del cappello, va bene una veletta, un fiore anche finto, ma mai assolutamente una spilletta elettorale o pubblicitaria (tipo sei vuoi dimagrire chiedimi come fare… Herbalife) tantomeno qualcosa di troppo tecnologico o contemporaneo (tipo una striscia di led o un gadget di Cattelan)… Il segreto nella vita come nell’abbigliamento è sempre lo stesso: stupire, disorientare, creare mistero… ricordare qualcosa ma mai mai mai far scoprire le proprie fonti… vi trovereste la casa piena di amiche che vogliano saccheggiare la vostra soffitta. Miss Enrichetta S. vide per la prima volta Lord Hastington quando aveva dodici anni all’angolo tra Charing Cross road e Saint Martin Lane: la sua precettrice era entrata in uno Kiosko per comprare le sigarette lasciandola sul marciapiedi a fare il palo (il tabagismo di una precettrice non sarebbe stato considerato con favore) quando la carrozza del giovane lord passò a tutta velocità. La sequenza avvenne secondo questo ordine: il busto di Lord Hastington allora quindicenne si sporge per una buona metà dal finestrino, incontra lo sguardo impaurito e imbarazzato di Miss Enrichetta, lo sguardo di quest’ultima si illumina, un sorriso tende le labbra del giovane Lord, qualcosa di lubrico attraversa il suo sguardo, Miss Enrichetta nota un foulard non proprio regimental al collo del Lord ma non ci fa poi tanto caso, come scrive nelle sue memorie, è già innamorata…. Davanti al chiosco c’è una grande pozzanghera, la carrozza avanza a gran velocità, la grande ruota destra entra nella pozzanghera proprio a metà, un muro di fango si alza in Charing Cross colpendo sia la giovane Miss che il giovane Lord al finestrino (e probabilmente anche gli altri viaggiatori, la precettrice e gli avventori del chiosco e tutti quelli che passavano per strada compreso Charles Dickens che scriverà un pezzo sul dissesto delle strade londinesi). Arrivata a casa mentre le fanno il bagno e sente le farfalle nello stomaco e non riesce a togliersi dalla mente gli occhi del ragazzino, la giovane Miss fa un fioretto: non dirà più una sola parola finché non avrà il suo Beloved Lord. Quando muore a 96 anni Miss Enrichetta (rimasta appunto Miss) è la muta più famosa d’Inghilterra in tutti gli anni che sono seguiti non ha detto una parola e non ha mai voluto imparare il linguaggio dei segni. Nel 1987 vengono pubblicate le memorie di Lord Hastington che un discendente trova nel doppio fondo del cassetto di un secretaire. Il Blurp certamente redatto dall’ufficio marketing dell’editore strilla: a gay view on victorian era. A pagina 176 il precoce Lord (che a 15 anni aveva già combinato abbastanza cose da poter riempire 176 fitte pagine!) rievoca il suo più grande amore quello che a sua detta avrebbe condizionato tutta la sua vita. “il calesse passava per charing cross diretto per Trafalgar dove saremmo andati a prendere the da una cugina della mamma. Vidi quegli occhi severi, azzurri, sotto il Kepì che l’uniforme della polizia di Sua Maestà aveva adottato come divisa, seppi che non avrei più potuto vivere se non avessi avuto quel poliziotto. In quel momento una montagna di melma mi schizzò addosso, la carrozza aveva centrato una pozzanghera e mi insozzò tutto. Nonostante il fango non riuscivo a togliermi quegli occhi azzurri dalla mente. Eppure avrei dovuto capire che sarebbe finito tutto nella m***” (traduzione mia) Infatti, nelle sue memorie il Lord vede in quell’amore infelice l’origine delle sue dissolutezze (il poliziotto non ci stette nonostante il Lord per mesi lo vessò con fiori, versi, e anche offerte di denaro e titoli nobiliari) Care patacrì e patacrà non sono certa che la storia di Miss Enrichetta sia davvero esemplare e possa essere usata con qualche utilità (mi sembra un cappello davvero troppo demodè) visto dal punto di vista del fioretto è addirittura disatrosa… qualche insegnamento riguarda forse l’oggetto del fioretto. Certo se la miss avesse portato gli occhiali per correggere quella miopia che le sarebbe stata diagnosticata qualche anno dopo si sarebbe accorta che il giovane libertino non guardava certo lei… (comunque possibile che per tutta la vita non sia mai più passata in quella zona? Non l’abbia più rivisto? Nelle sue memorie il lord dice che per anni passò di lì tutti i giorni per cercare di ingraziarsi il poliziotto e a poi anche quelli che lo sostituirono quando lui ebbe un esaurimento nervoso). Più utile forse il fioretto del Lord, che però mi sembra un pochino fittizio e dettato da precetti vittoriani… a pagina 177 delle citate memorie scrive: “visto che le mie profferte cadevano nel vuoto decisi che avrei avuto tutti gli altri” il significato del passo non è chiarissimo, ma una foto della fine degli anni Settanta mostra il nostro Lord allo Studio 54 mentre danza qualcosa che assomiglia a un minuetto con Truman Capote.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
carlina il 12/01/10 alle 21:15 via WEB
Cara patacri, anni sudati davanti a uno Czerny, tormentata dal profumo di Campus alla mela verde e dal colore della Lacoste del tuo compagno di banco e poi ti ritrovo qui con fior fior di lauree a parlare di fioretti. Gli uomini questi sconosciuti. Gli uomini così mediocri quando sono i nostri e quasi mitici quando sono di un’altra. Uomini che studiano a tavolino ogni mossa per farti credere che quello stronzo di principe azzurro esiste più o meno per i primi venti giorni, (per quelli che arrivano a contare fino a venti , per gli altri sono sufficienti due mercoledì di coppa)per poi dimenticare completamente persino il tuo nome . E noi lì a fare i fioretti. Perché diciamocelo, Patacri, non sei sola. Li abbiamo fatti tutti almeno una volta. ..domani non lo saluto poi vediamo chi avrà la meglio …. basta, domani non lo chiamo mai, neanche con l’ID nascosto … basta per una settimana cambio bar (lo spio da quello di fronte, quel bastardo)…. E per una settimana o 45 giorni o anche due mesi facciamo le peggio cose per dimenticare che esista, ci ritroviamo anche per qualche mezz’ora a non averci pensato mai. C’è chi si fa uno a caso dalla disperazione,dando la colpa alla vodka tonic, chi si iscrive a ricamo (che tra l’altro chi vuoi conoscere a ricamo?cazzona iscriviti a un corso per aiutanti idraulici o per maniscalchi, ma dico io, ricamo???)chi prende due chili mangiando nutella (più o meno il 70%), chi torna con l’ex, che era così bravo, ma che due palle lui e i suoi libri noir e la corsa dopo l’ufficio, nove su dieci cambiamo taglio o colore di capelli dicendo a tutti che è la svolta,in realtà speriamo solo che lo stronzo lo noti, ma quando mai….Loro non notano mai niente, non si accorgono che il telefono non è squillato per due mesi, non ci vedono nel bar di fronte, parlano male di noi quando vengono a sapere della sbronza di vodka tonic, (guarda quella stronza che con me solo prosecchini….)Non hanno idea di chi sia il nostro ex e quei due chili in più ma quando mai, è sempre stata un po’ rotondetta….(Ma rotondetta a chi brutto stronzo quando stavo con te mangiavo solo quelle cazzo di barrette della zona….) E del ricamo speriamo davvero non vengano mai a saperlo…. Ma la vera domanda è, perché? Perché uomini e donne sono così diversi?Eppure quei bastardi li educhiamo noi…ed ecco lì che nasce, signore e signore il più colossale dei sensi di colpa, li educhiamo noi donne i maschi (così come le femmine peraltro)siamo solo noi ad insegnargli a fare gli stronzi fin dalla culla.. e allora cazzo stiamo a lamentarci…. Comunque, non so voi, ma io domani non lo chiamo!
 
aldofk
aldofk il 12/01/10 alle 16:29 via WEB
Partiamo dal principio, oppure no.
Vorrei definire alcuni acronimi utili in ambito di discussione patafisica.

DPDVPELS: "dal punto di vista patafisico, e` lo stesso".
Questo e` un concetto che ogni patafisico deve avere mooolto ben presente, quando inizia una discussione (oppure no: DPDVPELS). La 'patafisica, infatti, non e` una dottrina, non ha una morale, ingloba tutto e il contrario di tutto, e se riesce, ne ride (oppure no: DPDVPELS).
Questo non vuol dire che il patafisico non abbia un'opinione, anzi; ma DPDVPELS.

Esempi:
Lei: "Il silicone batte il merito."
Lui: "Hai ragione, cara, e mi manda in bestia, ma DPDVPELS."

Lui: "Il mio amore ha sposato un'altra!..."
Lei: "Come mi dispiace. D'altro canto, DPDVPELS."


DIO: "Deserto Incommensurabile dell'Ohio" (inglese: GOD: "Great Ohio Desert").
Attenzione, si tratta di un acronimo. Niente a che vedere con l'entita` patafisica della quale e` stata calcolata la superficie (il punto di tangenza tra zero e l'infinito).
Deserto artificiale di 100 miglia quadrate costruito in Ohio. Dal primo romanzo di uno dei piu` grandi patafisici contemporanei, e non ho scritto 'viventi'.


ACROSTICA: "Associazione Contrastante la Ricerca Obbligata di Significati Tendenziosi all'Interno di Costrutti Acrostici".
Istituto autoreferenziante da me concepito e creato/fondato. Ne sono uno dei due componenti. Si accettano iscrizioni, e si fa cosi`: basta dire 'faccio parte dell'ACROSTICA'.

 
aldofk
aldofk il 12/01/10 alle 16:12 via WEB
Evidentemente non uso correttamente i tag per andare a capo, e il testo e` impaginato da far schifo, ma DPDVPELS.
 

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