Se la patafisica non ha un'opinione ancora meno ce l'ha nell'amicizia. Non
esprime verità, dogmi, non fornisce sicurezze, non ti dice cosa dovrebbe
essere, ancor meno cosa debba essere o cosa sia. Ma se la patafisica è l'arte
di cogliere le eccezioni e trasformarle in regole, certamente è una disciplina
che aiuta a indirizzare la vista verso prospettive diverse, ti stimola a
disegnare punti punti di vista diversi, a trovare soluzioni ai problemi, senza
essere necessariamente licenziosi verso le ridondanze, le complessità. La
patafisica nell'amicizia può essere pragmatica e dico "ma anche si". Di per sè
non avrebbe alcun potere magico, non è esoterica, non ha formule e riti se non
un HA d'ingresso per gli adepti che ne vengono a far parte solo pronunciandolo.
Nulla di tutto questo. La patafisica nell'amicizia non ha alcun potere
seduttivo, se non si ha almeno un minimo di attitudine "all'ascolto". Ma chi sa
ascoltare, sa elaborare pensieri propri, non cerca di accondiscendere, sa anche
far soffrire con la propria schiettezza ,ma allo stesso tempo ha l'eleganza di
saper attutire "ovattare" il dolore magari di una verità scomoda, sa
interpretarla fornendo la "prospettiva diversa", quella che l'interessato non
sa percepire, allora si che la Patafisica ha un potere straordinario. Conduce
al vero valore dell'amicizia: la condivisione. Perchè allora si condivide
tutto, o forse quasi tutto: i dolori, ma senza portarne il peso, perchè come
dice Omero "il lavoro è meno duro per gli uomini quando essi ne dividono la
fatica", ma sopratutto le gioie. E allora una frase giusta, intelligente, ben
espressa, può aprire un'opportunità nuova, sollevare il proprio cuore e animo.
E se il pensiero non è gravato dal giudizio può diventare liberatorio. E'
davvero così, anche se un patafisico non dovrebbe dirlo e esprimere con questo
grado di assoluta sicurezza un concetto. Così come una condivisiione, non passa
solo dai problemi, ma dal condividere le gioie, un amore che si sta ritrovando
o un amore che sta sbocciando.
Basta ricondurre tutto secondo la giusta prospettiva, che non può mai essere
però anarchica, altrimenti diventa troppo comoda. Non a caso la prospettiva,
geometricamente ha un punto di fuga, che a differenza del nome, semanticamente
rappresenta il centro su cui indirizzare la vista. E le linee che la
costruiscono sono essattamente coerenti con quel punto, che è l'unico elemento
che può modificarsi, ma verso il quale le linee prospettiche tendono, si
indirizzano. Così deve essere poi la soluzione del problema: coerente. I
maestri della comunicazione ci insegnano ( e ringrazio una certa Silvia che me
lo ha insegnato, una filosofa imprestata al mondo della consulenza strategica)
che quando si presentano dei dati dopo averli collezionati (gathering data) si
devono esprimere secondo uno schema "piramidale" che garantisca la risposta a
domande o solo "so what" o solo "so how", mai mischiarle. Fini o strumenti. La
coerenza della vision su tutto, ma può cambiare la vision e allora la strategia
del nostro pensiero e azione. Non è tutto ciò patafisica? si che lo è e come.
Tutte le grandi cose, i grandi passi, non si fanno da soli. Molti pensano di
essere sufficienti a sè stessi, di aver la forza di affrontare il presente e
sfidare il futuro, pensando di essere unici attori e artefici del proprio
destino. Dio che tristezza!...tristezza sì, come è possibile pensare che
l'ambiente non ci condizioni? e cosa è l'ambiente? L'ambiente è un accidente
molto più fisico che metafisico, è costituito fondamentalmente dalle persone
nelle quali ci imbattiamo nella vita anche per caso.
Io, personalmente, ritengo questi eventi un dono di Dio. Non sono mai stato
certo della sua capacità consolatrice, ma sono convinto che un Dio ci sia se mi
dà la fortuna di imbattermi, scontrarmi e capocciarmi con certe persone.
Capisci quasi subito se c'è una forma di interesse reciproco, se c'è forza
insita all'interno di quel rapporto da segnali inequivocabili. La sintonia dei
pensieri (non necessariamente sentire le cose nello stesso modo, questa è
affinità elettiva che è ancora una cosa diversa che amplifica il sentimento e
lo rende UNICO), ma anche una certa sensibilità che si esprime nello "star
male" "sentirsi coinvolti" al primo litigio o scambio di opinioni. Al non
dormire, se si ha litigato. Ma ancor più "a voler chiarire", non con lo spirito
solo del "far la pace" ma di non lasciare pensieri vagare liberi
all'interpretazione magari sbagliata. C'è interesse in tutto questo? Si che ce
n'è eccome!! e perchè mai non dovrebbe averne? Come si può non avere interesse
se questo aiuta a migliorarsi, o semplicemente a ritrovarsi come uomo, donna,
recuperando un pò di amor proprio, amore per sè stessi e per il proprio star
bene? Questa non è amicizia consolatoria, è amicizia e basta. Condivide senza
appropriarsi dei problemi altrui, portandone magari un pò il peso per
allegerire la gerla, aiutando il cammino. No non c'è niente di male in tutto
questo, anzi. Non bisogna solo sostituirsi o avere la pretesa di vivere la vita
di qualcun altro, le cui regole, anche quelle delle eccezioni, non puoi esserle
tu a darle. Ognuno vive come può. Non c'è bilancia, non c'è peso. C'è solo una
linea reciproca di riconoscimento: esserci e possibilmente esserci sempre.
Allora anche quei problemi, le cui soluzioni ci sembrano irraggiungibili nel
mondo reale, si possono trovare nel mondo immaginario, quello che qualcuno ci
aiuta a riconoscerle, che magari erano lì ma non sapevamo apprezzarle. Basta
trovare la prospettiva e guardare verso quel punto.
Inviato da: Bébés et parents
il 31/07/2013 alle 09:57
Inviato da: Babi
il 15/01/2011 alle 23:38
Inviato da: gmetti
il 04/10/2010 alle 00:25
Inviato da: gmetti
il 04/10/2010 alle 00:13
Inviato da: franci62dgl
il 03/10/2010 alle 23:58