GUITAR PLAYER

RECENSIONI E INTERVISTE - PARTE I


Carissimi, mi scuso per questa lunga, anzi interminabile, nonchè perenne assenza da questo blog, ma gli impegni aumentano a dismisura, e questo è un fatto positivo, in quanto l'attività musicale procede meravigliosamente. In quest'ultimo periodo sono state pubblicate nel web varie recensioni che hanno parlato del mio ultimo disco e quindi, ve le mostro, non penso di riuscire a riportarle tutte oggi ma inizio con questo post a farvi un resoconto.Inizio da due recensioni, la prima pubblicata sul blog Good Times Bad Times, che mi ha dato 9!!! La seconda su Stereo Invaders, il cui voto è stato un 6,5. Ringrazio quindi Emanuele e Stefano, recensori dei due webmagazine che vi consiglio di visionare in quanto sono estremamente interessanti e che soprattutto credono fermamente nella promozione e nella valorizzazione della musica ben fatta:RECENSIONE GOOD TIMES BAD TIMESDal bloghttp://gtbtreviews.blogspot.comThe Way Out.Un titolo che come dichiarazioni d'intenti potrebbe funzionare, soprattutto se a pronunciare la fatidica frase-titolo è un chitarrista giusto al terzo lavoro, che spera - interpretazione del sottoscritto - di uscire dalla nicchia in cui si ritrova, per portare la sua fusion fuori dal bunker dell'anonimato. Quindi, out. Ma senza esagerare, è meglio dare pane al pane e vino al vino, perchè il buon Domenico Cataldo ha già avuto tutte le lodi del caso quando ha pubblicato i lavori precedenti, accolti in maniera piuttosto calorosa dalla stampa specialistica. Incanalandolo, ovvero, nel settore prog. Quello che di per sé raggruppa, ormai, anche la fusion, in un'Italia che di musica capisce sempre meno. Pistolotti critici a parte, è evidente che chi ha composto The Way Out è un musicista con le palle, e dirlo con la massima schiettezza più che un compito è un dovere vero e proprio che il recensore si deve dare di fronte a una forma d'arte che, come la musica, è sempre soggettività tranne nei rari casi in cui la bellezza di un arrangiamento e la complessità (positiva) di un songwriting vengono sparati in faccia a tutti quanti, senza la possibilità di criticare o di tirarsi indietro. Questo è uno di quei casi, e nonostante ci possa essere senza problemi più di qualcuno pronto a storcere il naso, magari per difficoltà a comprendere quello che si sta insinuando gelidamente nel tuo udito quando ascolti "Awaiting", in tutti i suoi fulgidi sei minuti e quarantacinque, basta anche la più misera briciola di cultura musicale per riuscire ad apprezzarne almeno la vena artistica. Questo pezzo, insieme a "Pay Attention" fa parte di una combo di vecchi brani riscritti e nuovamente registrati proprio per questa nuova release, e anche se devo ammettere di non conoscere le versioni originali, posso comunque esprimere tutta la mia approvazione per la maniera in cui ogni singolo suono è aggiustato al punto giusto per sottolineare passaggi armonici, cambi di tempo, modificazioni melodiche che intervengono anche a dare tagli decisi a parti che, qualche volta, tendono a prolungarsi un po' troppo. Forse troppo solo per me, non abituato a masticare fusion.Le sette canzoni scorrono tutte piuttosto veloci. L'amalgama di rock classico, funky, progressive, fusion e jazz, tra le influenze più ovvie ed evidenti, è il modo migliore per definire compattamente il tutto. Un disco che più che un insieme di pezzi è un blocco unico di prog-fusion, come la definiscono online, che tutti gli esperti del settore apprezzeranno sia per l'originalità e la scioltezza della composizione in ogni singolo secondo di , sia per l'assenza di momenti pesanti, noiosi e lenti. Questo tuttavia non regala al disco particolari pregi in termini di orecchiabilità, e anche se c'è chi può dire "è prog, non serve mettere il singolo da radio!", c'è chi ripone molte speranze su questo quando prova ad acquistare un disco a scatola chiusa. E qui arriva la verità, a salvare il culo al disco: nessuno compra dischi a scatola chiusa, quindi diventa automaticamente più probabile che sia uno dei pochi lettori di Good Times Bad Times a scoprire Domenico Cataldo rispetto a chi preferisce passare le giornate aravanare avanti e indietro tra le bancherelle di negozi, scaffalate varie e ceste delle offerte. Dove probabilmente un disco così non lo troverete mai, e non solo perchè non se lo merita. Fantastico.Voto: 9pubblicato da brizz RECENSIONE STEREO INVADERSDal sitowww.stereoinvaders.comVoto 6,5Scritta daThiessTerza uscita discografica per Domenico Cataldo, chitarrista che si dedica ad un lavoro interamente strumentale, in cui il ferro del mestiere che tanto ama, è vero protagonista. Interessante l'amalgama che il musicista ci propone, unione tra Rock-Jazz, Progressive, Funky ed acustica. Azzeccata poi la presenza del pianoforte, elemento che crea un sottofondo ed un contesto ideali, per le immegini dipinte dall'artista. Tanta tecnica, colori che vanno a riempire un paesaggio luminoso. Non possiamo eccepire nulla sulla qualità di Domenico, sempre a suo agio in ogni contesto. E' l'emotività e la fantasia che sono vero motore della musica, e su questo punto, non ci sentiamo però a pieno convinti in "The Way Out". Il proporre ambientazioni diverse, non è per noi indice di una totale presa di coscienza del naturale espressività, così che l'effetto di naturale scorrimento dei sentimenti, viene un po' a mancare. I brani, focalizzati su uno strumento, rischiano di confondersi tra la scolarità, il virtuosismo e l'eccessivo amore per lo strumento. Non ci sentiamo di puntare il dito però, difficile infatti dare un giudizio in un contesto del genere, anche se in questi ultimi anni, sono capitati guitar-hero che ci hanno positivamente impressionato. Un po' troppo tutto freddo, ma indubbiamente, le qualità ci sono. Full-lenght godibile, per melodie e gusto; vedremo se Domenico saprà ulteriormente evolvere la propria proposta, non fermandosi a questo punto di sperimentazione.