PENSIERIDELLANIMA

Ricordi


SCRITTO DA MARCO SU www.pensieridellanima.it Adesso che il gran caldo è arrivato, che anche il minimo gesto ci costa fatica e l’unico desiderio è di trovarci su una spiaggia all’ombra di una grande palma con una bibita ghiacciata da sorseggiare, pensiamo alle sospirate vacanze.Io, ormai non anziano, ma nemmeno mi posso definire giovanissimo ricordo con gustosa nostalgia le vacanze di quando ero piccolo, di quando tutto il mondo sembrava fermarsi per dover andare ad agosto in vacanza. Le vacanze di un tempo duravano un mese e per i più fortunati anche più.Noi, ragazzi di un tempo ormai andato, iniziavamo con largo anticipo a pensare al giorno della partenza. Preparavamo grandi borse, dove mettevamo di tutto che poi puntualmente venivano notevolmente ridimensionate dai nostri genitori, quante aspettative di divertimento riponevamo in quei giorni spensierati al mare.Ma la cosa che più delle altre mi è rimasta impressa sono quelle montagne di bagagli viaggianti, quando un italiano caricava la macchina riusciva, senza possibilità di smentita, a rivoluzionare la fisica inserendo un volume all’incirca doppio dello spazio a disposizione.Il famoso portabagagli, dove con arguzia e maestria veniva stipato il necessario per le vacanze, a volte raggiungeva altezze da brivido.Le auto all’interno erano stipate di valige, borse, borsoni e tra queste a stento si intravedevano i passeggeri ansimati, sudati ma felici, che di li a poco avrebbero raggiunto il mare, il riposo, le vacanze.Il carico e lo scarico della macchina avveniva secondo leggi e schemi ben definiti.Iil capofamiglia era colui che dettava legge, il capo indiscusso e da rispettare nel gravoso compito, in realtà non si limitava a dirigere era anche esecutore, facchino, uomo di fatica e molto spesso lo si vedeva in canottiera sudato ed accaldato sotto il sole che dava ordini e si sottoponeva a sforzi disumani pur di caricare l’ultima valigia sulla grande catasta accumulata sul portabagagli.La madre generalmente si limitava a trascinare verso la vettura con fatica ed ansimando la valigia più grande ma puntualmente riceveva un rimprovero: “no questa no, ti ho detto deve andare per ultima” e così con aria sconsolata si limitava a sgridare i figli che ne approfittavano per fare chiasso disturbando il lavoro dei genitori.Finalmente la vettura era pronta, si partiva, un ultimo controllo al carico e via verso la meta tanto sospirata. Il viaggio generalmente durava alcune ore, anche il posto più vicino si raggiungeva con fatica per il traffico, ci si muoveva tutti insieme e tutti insieme ci si ritrovava sulla spiaggia.All’arrivo i visi cadaverici degli occupati quelle fiat 850, poi divenute con il tempo 127, rendevano ragione dell’enorme fatica, della disidratazione, del caldo patito ma si era felici, si felici di avercela fatta, di essere arrivati, di aver coronato il sogno di un anno.Ma la fatica non era ancora finita, bisognava scaricare, era necessario smontare quell’enorme castello di bagagli e bisognava farlo in fretta, i bambini non dovevano perdere il primo giorno di mare e così da quella informe catasta di materiale spuntava fuori l’ombrellone a fiori, le sedie pieghevoli, le sedioline in legno, i salvagenti, solo la casta più ricca con orgoglio mostrava il materassino e puntualmente veniva rovinosamente superata da quello dell’auto vicina che, con orgoglio, tirava come per incanto il canotto vero status simbolo dell’epoca.Che belle le vacanze di un tempo, sudati, affaticati, ma felici.