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Il vento in faccia

Post n°50 pubblicato il 20 Febbraio 2013 da pensieridellanima
 

 

Ersilia

su pensieridellanima

 

 

Il negozio era stretto, piccolo e angusto. La luce entrava da un finestrone in alto, ma talmente in alto, che non ci si poteva affacciare e poi, che panorama si sarebbe visto? Il bugigattolo era in un vicolo angusto nella parte vecchia della città e, quindi, si sarebbe solo scorto l’intonaco scrostato del muro del palazzo di fronte. Il signor Anselmo, con le spalle curve dal lavoro e dagli anni, ogni mattina era là, come a seguire un copione ormai consunto dagli anni. Prima di iniziare il suo quotidiano lavoro gettava uno sguardo attento agli scaffali e, dove riteneva ce ne fosse stato bisogno, rimetteva un po’ d’ordine. Lentamente indossava il suo grembiulone di cuoio marrone e, con molta calma e pazienza, iniziava a spolverare tutti noi. Eravamo tanti, un po’ accalcati sulle mensole: d’estate faceva un caldo infernale ma, d’inverno era piacevole stare così vicini. Tra tutti noi io ritenevo di essere il più brutto e il più insignificante. Dalla mia postazione, sulla mensola a destra del negozietto, giravo gli occhi tutt’intorno a guardare i miei compagni. C’era una bellissima macchinina di legno tutta rossa e lucida, un salvadanaio di latta tutto colorato, una borsetta di paglia con tanti fiorellini di stoffa attaccati sopra e una maestosa trottola panciuta e boriosa. Indubbiamente erano tutti bellissimi e particolari. Perché, mi chiedevo spesso, a me non mi ha fatto bello? Mi aveva creato una sola gamba sormontata da un faccione enorme con sopra due occhioni blu e un gran sorriso stampato. E cosa avevo da sorridere? Mi veniva quasi da piangere e da disperarmi. Sullo scaffale di sinistra, proprio di fronte a me, una ricchissima bambola stava in bella mostra. Lei sì che era bella da togliere il fiato. Ricordavo che mentre il signor Anselmo la stava costruendo aveva occhi sognanti e un’attenzione particolare. Le aveva dipinto il faccino con dedizione creandole occhi azzurri e una bocca rossa come una ciliegia. I biondi capelli glieli aveva annodati in grosse trecce tenute ferme da due grossi fiocchi e che ora le ricadevano sul davanti. Anche il vestito era particolare ed era stato cucito dalla signora Sofia, moglie del signor Anselmo. Un bellissimo vestito di velluto blu con ricami d’oro, con inserti di trine e merletti. Dalle maniche a sbuffo e strette ai polsi uscivano le mani con le unghie rosse. Le scarpette con un po’ di tacco erano color avorio e ingentilivano i due piedini che le calzavano. Ogni particolare era curato. Era bellissima e sapeva di esserlo. Io la guardavo invidioso mentre lei non mi degnava di uno sguardo tutta presa a bearsi dalle occhiate che io e gli altri le indirizzavamo. Ero convinto anche di amarla, ma il mio amore era, sicuramente, senza speranze. Nessuno sapeva dei miei sentimenti di gelosia, invidia e amore e io mi struggevo ogni giorno sempre di più. In un tranquillo pomeriggio di inizio estate ecco comparire in negozio un papà con i suoi due bambini. Io ero intento come sempre a rimirare la mia dirimpettaia e non mi sarei accorto degli avventori se il campanellino della porta non li avesse annunziati. I bambini iniziarono a guardarsi intorno rapiti e tra di loro tra mille risatine, facevano vari commenti. Il papà spiegò al signor Anselmo che i piccoli avevano diritto ad un giocattolo perché erano stati promossi con buoni voti. Dopo poco la bambina indicò proprio la bambola bella che le fu presa e, datale in braccio, la stinse a se convinta ormai della sua scelta. Ebbi un tuffo al cuore: non l’avrei più rivista e i miei giorni sarebbero stati tristi e senza interessi. Ora era il più piccolo che doveva scegliere e, per uno strano caso del destino, indicò proprio me.

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alirt
alirt il 23/02/13 alle 16:02 via WEB
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