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ARIA ci emoziona SU
Questa storia è considerata da molti una leggenda giapponese, ma la sua origine pare sia cinese. Le anime unite dal filo rosso sono destinate, prima o poi, ad incontrarsi. Potranno passare anni, decenni, ma prima o poi le circostanze ci condurranno a questa persona speciale: non si può sfuggire al destino. Neanche le grandi distanze temporali o spaziali potranno impedire alle due persone di incontrarsi. Il filo rosso non potrà essere tagliato o spezzato da nessuno: il legame che simboleggia è forte, indissolubile, e niente e nessuno potrà metterlo alla prova. La leggenda cinese racconta: “Il giovane Wei cercò per tanto tempo una donna da sposare e con cui creare una famiglia felice, ma non ci riuscì. |
Marco su Oggi, libero dal lavoro, mi sono dedicato mio malgrado a fare ordine in cantina. Oggetti di un tempo passato, vecchi mobili ai quali prima si dedicavano amorose cure, oggi impolverati e sporchi, accatastati sotto cumuli di altri oggetti. Il tempo sembra essersi fermato in quell’angolo di mondo dove riponiamo ciò che non ci serve e mai ci servirà. La polvere avvolge come un soffice mantello quello che un giorno ci era caro e che oramai abbiamo dimenticato nell’oblio del tempo, il mio vecchio e primo computer, un Commodor 64, oggetto che ci sorprendeva per le sue caratteristiche e che oggi è meno del cellulare che porto in tasca, la mia vecchia bici compagna instancabile di tante avventure e tanti altri piccoli e grandi oggetti a ciascuno dei quali è legato un momento della mia vita. In un angolo nascosto, tra tanti, uno scatolone; chi sa da quanto tempo giaceva senza che nessuno lo degnasse di uno sguardo. In quella scatola dimenticata da tempo, una sorpresa emozionante, era la scatola .........
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ERSILIA SU PENSIERIDELLANIMA
Sono di quella generazione che alla fine degli anni settanta andava alle feste in casa. Si ballava, si mangiavano patatine e panini farciti, e si aspettava il “lento” nella speranza di essere invitate dal ragazzo carino di turno. Di solito anche i genitori, padroni di casa, erano presenti a questi “balletti” con gran delusione di chi andava alla festa in questione per “abbordare”. La cosa che più mi è rimasta impressa nella memoria erano i preparativi. Appena saputa la data dell’evento era un continuo pensare e parlare con l’amica del cuore sul cosa indossare. Solitamente di pomeriggio dopo scuola ci si riuniva a casa di una di noi e si iniziavano a fare delle proprie sfilate di moda. Dopo tre ore (sottratte inesorabilmente allo studio) lo sconforto era inevitabile. Niente andava bene e ci si lamentava sempre del fatto che non si aveva mai niente da indossare. Quanti musi lunghi!!! Man mano che i giorni passavano ......... CONTINUA A LEGGERE SU |
Post n°31 pubblicato il 11 Luglio 2012 da pensieridellanima
Stavo quasi per uscire erano le 18 e trenta, la mia giornata di lavoro volgeva finalmente al termine quando il trillo del telefono interno distolse la mia mente dai sospirati propositi di andare a casa e riposarmi. Alzata la cornetta una voce tuonante mi ordinava di recarmi immediatamente all’ultimo piano il direttore generale mi voleva per un urgente colloquio. Al richiamo del grande capo non si poteva certo dire di no e quindi, a malincuore, infilata la giacca, iniziai la lunga attesa dinanzi alla porta dell’ascensore, a quell’ora sempre molto affollata. Arrivato all’ultimo piano, in quell’enorme attico sospeso tra le nuvole, c’era l’ufficio del direttore supremo ed incondizionato capo di tutti noi. Aperta la grande porta in bronzo, lo studio apparve in tutto il suo splendore. Grandi colonne di marmo che sembravano sospese a mezz’aria su quel pavimento che rifletteva l’accecante luce del grande lampadario che impediva di vedere il soffitto, che quindi sembrava non esserci e lo studio sembrava aprirsi al cielo infinito. In fondo al grande salone, l’enorme scrivania nascosta dalla penombra e dietro la figura maestosa del magnifico capo. Nessuno l’aveva mai visto e nessuno sapeva come fosse, iniziavo ad avvicinarmi ma una strana forza mi trattenne, mi impediva di andare avanti, capii che non potevo più avvicinarmi e, nonostante la mia curiosità, avrei voluto vedere la faccia di quell’uomo che comandava su tutto e tutti. Una voce iniziò a diffondersi in quell’ambiente che, nonostante così ampio, non faceva eco e la voce chiara e ferma mi dette un ordine che al momento mi lasciò perplesso ma poi, ripresomi dallo sgomento, salutai ed andai subito a mettermi a lavoro per soddisfare la volontà del direttore. In realtà la richiesta, nella sua apparente follia, era chiara e in apparenza semplice da realizzare. Il grande capo voleva semplicemente dividere l’umanità a seconda delle sue caratteristiche .......... CONTINUA A LEGGERE SU: |
Ersilia su … Ci trovò abbracciati Insieme…prepotentemente. Seguì il giorno Che ci vide armati. |
Post n°29 pubblicato il 05 Luglio 2012 da pensieridellanima
SCRITTO DA MARCO SU
Adesso che il gran caldo è arrivato, che anche il minimo gesto ci costa fatica e l’unico desiderio è di trovarci su una spiaggia all’ombra di una grande palma con una bibita ghiacciata da sorseggiare, pensiamo alle sospirate vacanze. Io, ormai non anziano, ma nemmeno mi posso definire giovanissimo ricordo con gustosa nostalgia le vacanze di quando ero piccolo, di quando tutto il mondo sembrava fermarsi per dover andare ad agosto in vacanza. Le vacanze di un tempo duravano un mese e per i più fortunati anche più. Noi, ragazzi di un tempo ormai andato, iniziavamo con largo anticipo a pensare al giorno della partenza. Preparavamo grandi borse, dove mettevamo di tutto che poi puntualmente venivano notevolmente ridimensionate dai nostri genitori, quante aspettative di divertimento riponevamo in quei giorni spensierati al mare. Ma la cosa che più delle altre mi è rimasta impressa sono quelle montagne di bagagli viaggianti, quando un italiano caricava la macchina riusciva, senza possibilità di smentita, a rivoluzionare la fisica inserendo un volume all’incirca doppio dello spazio a disposizione. Il famoso portabagagli, dove con arguzia e maestria veniva stipato il necessario per le vacanze, a volte raggiungeva altezze da brivido. Le auto all’interno erano stipate di valige, borse, borsoni e tra queste a stento si intravedevano i passeggeri ansimati, sudati ma felici, che di li a poco avrebbero raggiunto il mare, il riposo, le vacanze. Il carico e lo scarico della macchina avveniva secondo leggi e schemi ben definiti.Iil capofamiglia era colui che dettava legge, il capo indiscusso e da rispettare nel gravoso compito, in realtà non si limitava a dirigere era anche esecutore, facchino, uomo di fatica e molto spesso lo si vedeva in canottiera sudato ed accaldato sotto il sole che dava ordini e si sottoponeva a sforzi disumani pur di caricare l’ultima valigia sulla grande catasta accumulata sul portabagagli. La madre generalmente si limitava a trascinare verso la vettura con fatica ed ansimando la valigia più grande ma puntualmente riceveva un rimprovero: “no questa no, ti ho detto deve andare per ultima” e così con aria sconsolata si limitava a sgridare i figli che ne approfittavano per fare chiasso disturbando il lavoro dei genitori. Finalmente la vettura era pronta, si partiva, un ultimo controllo al carico e via verso la meta tanto sospirata. Il viaggio generalmente durava alcune ore, anche il posto più vicino si raggiungeva con fatica per il traffico, ci si muoveva tutti insieme e tutti insieme ci si ritrovava sulla spiaggia. All’arrivo i visi cadaverici degli occupati quelle fiat 850, poi divenute con il tempo 127, rendevano ragione dell’enorme fatica, della disidratazione, del caldo patito ma si era felici, si felici di avercela fatta, di essere arrivati, di aver coronato il sogno di un anno. Ma la fatica non era ancora finita, bisognava scaricare, era necessario smontare quell’enorme castello di bagagli e bisognava farlo in fretta, i bambini non dovevano perdere il primo giorno di mare e così da quella informe catasta di materiale spuntava fuori l’ombrellone a fiori, le sedie pieghevoli, le sedioline in legno, i salvagenti, solo la casta più ricca con orgoglio mostrava il materassino e puntualmente veniva rovinosamente superata da quello dell’auto vicina che, con orgoglio, tirava come per incanto il canotto vero status simbolo dell’epoca. Che belle le vacanze di un tempo, sudati, affaticati, ma felici. |
Post n°28 pubblicato il 05 Luglio 2012 da pensieridellanima
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Post n°26 pubblicato il 05 Luglio 2012 da pensieridellanima
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Post n°25 pubblicato il 30 Giugno 2012 da pensieridellanima
La vedo volare, libera, veloce, sicura all’improvviso si posa poi riparte un nuovo giro, mi avvolge mi distrae. Libero la mente, la seguo attento, curioso, mi inebrio seguendo il suo volo. Poi all’improvviso la fisso, alzo il braccio e giù Finalmente ti ho uccisa maledetta mosca Nella sezione poesie comiche di |
I Sakura, o fiori di ciliegio, sono uno dei maggiori simboli del Giappone. Questi fiori simboleggiano la vita a causa della loro breve esistenza e ci ricordano appunto che la vita è breve, che bisogna vivere nel presente e amare ogni singolo momento di ogni singolo giorno. La fragilità del fiore di ciliegio che fiorisce a inizio primavera e sfiorisce in pochi giorni è la fragilità dell’esistenza umana. Il fiore per questo motivo è anche il simbolo dei Samurai, antichi combattenti che vivevano con la forte e costante consapevolezza della caducità umana. Il vero Samurai vive ogni giorno della sua vita sapendo che potrebbe essere l’ultimo. Kumiko su nella sezione storie dal mondo |
Inviato da: alirt
il 23/02/2013 alle 16:02
Inviato da: manuela1966
il 15/09/2012 alle 22:35
Inviato da: bellageometraBn
il 10/09/2012 alle 16:02
Inviato da: flylriv
il 09/09/2012 alle 22:31
Inviato da: flylriv
il 09/09/2012 alle 22:24