PEPPERLAND & Co.

CHI ERA SGT. PEPPER?


Questa domanda me l'ha fatta più di una volta il mio caro vecchio amico Ampere 73. Così qualche sera fa’, dopo aver fatto un lavoro di ricerca approfondita durato un intero pomeriggio, acceso il mio Toscanello, decisi di dare una risposta al quesito, che non fosse soltanto mera cronaca, ma espressione di quello che l'idea di Sgt. Pepper rappresentò nell'estate del 1967.Fu il primo giorno del mese di giugno di quel anno, al principio della Summer of Love, che uscì l'album unanimemente riconosciuto come quello più importante
della storia del rock. Nei quattro mesi che l'avevano preceduto, i Beatles avevano trascorso più di settecento ore in studio per produrlo, lavorando per giorni interi ad un vero e proprio capolavoro, con la sapiente e preziosissima collaborazione di quel genio che è Sir George Martin.Molti sostengono esser stato il primo concept album della storia del rock, ma a dire degli stessi Beatles (Lennon soprattutto) al di là del brano d'apertura (l'eponima Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, con la connessa With A Little Help From My Friends) e della "sigla di chiusura", Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band Reprise, che davano l'idea dell'inizio e della fine di uno spettacolo di varietà, il resto dei brani non erano stati concepiti come facenti parte di un progetto unitario di tal sorta.Ma questa è la storia dell'album, di cui certamente parlerò in una serie di post futuri, perché troppo bella e sconfinata è la materia per poter essere condensata in uno solo. Qui, invece, si cerca una risposta ad una domanda ben precisa: CHI ERA SGT. PEPPER?A detta di molti studiosi della materia (ed è facile concordare, per chi come me ha conoscenza piuttosto profonda dello stile autoriale dei singoli Beatles) l'influenza maggiore sull'ideazione dell'album l'ebbe Paul McCartney. Nel suo The Beatles. L’opera completa (Edizioni A. Mondadori), Ian McDonald racconta
che durante l'ultima tournee fatta dalla band negli Stati Uniti, conclusasi a San Francisco il 29 agosto 1966 col concerto al Candelstick Park, Paul era rimasto colpito dai nomi fantasiosi delle band hippy americane della West Coast, coi loro poster a metà strada fra psichedelia e vaudeville.I Beatles gli sembrarono improvvisamente fuori moda, con le loro uniformi tutte uguali, così british old fashion da farli sembrare uomini d’affari della City londinese piuttosto che le più grandi rock star del mondo. La tournee appena conclusa, d’altronde, non era stata delle più esaltanti, costellata d’incidenti ed imprevisti, con spettacoli davanti a platee sempre più vuote e con gli stessi Fab Four distratti e svogliati ad ogni nuova esibizione, tanto da far dire al mite ma distrutto George Harrison, durante di viaggio ritorno in patria: “Non sono più un Beatle!”. Sicché Paul ebbe un’idea davvero geniale: Perché non creare un alter ego musicale dei Beatles al quale far dire e fare tutto quello che volevano loro, senza dover accollarsi in prima persona i rischi e le insidie che il loro immane successo ormai comportava?Nell’apologetico Sgt. Pepper. La vera storia (Edizioni Giunti), Riccardo Bertoncelli e Franco Zanetti fanno risalire l’origine del nome ad un’idea di Mal Evans, road manager dei Beatles (che avrebbe un po’ giocato con le parole salt and pepper), non escludendo, però, che l’idea a McCartney possa essere venuta anche dal nome di una bibita molto in voga in quegli anni negli States, chiamata Dr. Pepper; Paul, infine, avrebbe aggiunto Lonely Hearts Club Band, secondo il costume delle band della costa ovest degli Stati Uniti (una su tutte, Big Brother & The Holding Company, che potevano contare sulla voce dolente e passionale della compianta Janis Joplin).Al di là delle ipotesi, la conferma a tutto ciò arriva dalla viva voce di Sir Paul McCartney, il quale in The Beatles Anthology conferma d’aver pensato Sgt.
Pepper come alter ego dei Beatles e d’averlo poi proposto agli altri tre come via di fuga dalla beatlemania e dalle oramai stressanti quanto inutili tournee. L’ambientazione edoardiana, poi, gli sarebbe venuta dal suo innato amore per le brass band tipiche di quell’epoca della storia inglese a cavallo fra ‘800 e ‘900, mentre i colori sgargianti delle uniformi della Banda del Club dei Cuori Solitari del Sergente Pepe erano in tono coi gusti degli hippy; venne così a crearsi un ponte ideale fra Inghilterra edoardiana e Stati Uniti psichedelici, un viaggio fantastico, perfettamente in sintonia col clima che si respirava dalla seconda metà del 1966, arrivato all'acme nell’Estate dell’Amore.Questa la storia più o meno vera di chi era Sgt. Pepper.Certo è che rappresentò il culmine delle speranze e delle illusioni della generazione dei Sixties, prima che la violenza del ’68 spazzasse via, coi suoi cupi fragori di rivolta, l’aria frizzante che le aveva alimentate fino ad allora e che aveva fatto di quegli anni il decennio felice del ventesimo secolo.A presto. F.T.