PICCOLO INFINITO

L'UNITA' D'ITALIA e PELLEGRINO ARTUSI


Anche Pellegrino Artusi ha contribuito all'Unità d'Italia  dando una patria gastronomica alle classi medie. Ancora all'epoca della prima edizione, l'unificazione del paese era più virtuale che effettiva: in pochissimi parlavano italiano, gli infiniti particolarismi regionali e l'acceso campanilismo vanificavano gli sforzi unificatori dell'amministrazione sabauda.
La "Scienza in cucina", oltre ad essere quel delizioso ricettario che tutti, almeno di nome, conoscono, svolse anche, in modo discreto, sotterraneo, impalpabile, il civilissimo compito di unire e amalgamare, in cucina prima e poi, a livello d'inconscio collettivo, l'eterogenea accozzaglia delle genti, che solo formalmente si dichiaravano italiane (Camporesi, op. cit., xii). Piero Camporesi nell'introduzione alla "Scienza in cucina" (Einaudi, 1991) dice che il manuale artusiano, assieme al "Pinocchio" di Collodi e al "Cuore" di De Amicis, è uno dei capisaldi della cultura italiana ottocentesca.Animato dagli ideali borghesi di decoro, moderazione e buon gusto, ebbe il grande merito di imporre, per la prima volta, una visione unitaria ed economica della cucina italiana e la sua importanza è indiscutibile.Selezionando dal ricchissimo patrimonio gastronomico delle varie regioni e dalla produzione libresca del passato, Artusi propose un modello di cucina nazionale che incontrò il favore del pubblico e che si impose alla lunga come punto di riferimento obbligato.Il progetto artusiano si sviluppa secondo un tracciato i cui punti fissi ancora oggi tutti noi riconosciamo: i crostini di fegatini di pollo, gli spaghetti col pomodoro, gli gnocchi, il risotto alla milanese, il vitello tonnato, le scaloppine al marsala, le crostate di frutta e la zuppa inglese sono alcuni dei piatti che Artusi riuscì ad imporre dal Piemonte alla Sicilia come "piatti nazionali".In particolare fu proprio Artusi a canonizzare il binomio "pasta-salsa di pomodoro": prima di lui, infatti, in nessun altro manuale di cucina si trova quello che sarebbe diventato il piatto simbolo della cucina italiana - si vedano la ricetta 86, "Maccheroni alla napoletana II" e la numero 6, "Sugo di pomodoro".Attraverso le ricette di Artusi le classi italiane medie divennero sia più consapevoli dell'esistenza delle diverse regioni sia, allo stesso tempo, di appartenere ad un'unica comunità, la comunità degli italiani: i "Risi e luganiche" della cucina veneta (ricetta 42), i "Maccheroni con le sarde alla siciliana" (ricetta 88) e la classica "Zuppa inglese" toscana (ricetta 675), contribuirono non poco all'unificazione spirituale del paese, quanto meno a tavola.
La gran parte del ricettario di Artusi si basa sulla tradizione gastronomica emiliano-romagnola (Artusi era nato a Forlimpopoli e mantenne sempre stretti rapporti con la sua terra) e quella tosco-fiorentina (Artusi visse a Firenze per gran parte della sua vita). La cucina delle altre regioni è invece presente in maniera nettamente minore.Lo schema artusiano evita poi anche tutti quei piatti eccessivamente municipali: troppo legati a prodotti e gusti locali, sarebbero stati "incomprensibili" a tutti gli altri italiani. Ugualmente, sottolinea Camporesi, i piatti a forte connotazione "popolare" sono banditi: la cucina di Artusi è una cucina essenzialmente borghese, descritta da un borghese e rivolta ad altri borghesi.Non c'è posto ad esempio per tutto quel repertorio di minestre e polente a base di cereali "inferiori" (farro, orzo e miglio) che avevano invece cosituito un'ancora di salvezza per intere generazioni di contadini. Fonte Web.
Ciao a tutti e...Buon festeggiamento per domani in occasionedell'Unità di Italia
CIAO