STOSULLARIVAESOGNO

tratto da "Un anno terribile" di John Fante


La scala era perfettamente sicura,fissata a rotaie in alto e in basso,ma io la tenevo con entrambe le mani,per nessun altro motivo se non quello che istintivamente ti spinge a tenere una scala quando qualcuno ci sale.Feci anche un'altra cosa istintivamente,senza pensarci.Guardai.Quello che vidi non l'avevo mai visto prima,non in quel modo.Il suo posteriore,due pani dorati e tondi,un solco mozzafiato tra loro,e un ciuffo di peli che sembravano truciolato di ottone.Per tutta la vita mi ero soffermato a rimuginare e a ponderare sulla deprimente bruttezza di quella zona,avendola intravista soltanto sotto i vestiti di mia madre e delle mie zie,spaventosa come un nido di topi,scialba come i rifiuti che l'aspirapolvere risucchia,oscena ma obbligatoria,terribile confronto al quale prima o poi doveva sottomettersi ogni uomo.Non c'era da meravigliarsi che fosse un peccato guardarla,un peccato desiderarla,e un peccato ancora piu' grave penetrarla a meno di non essere sposato.Eppure eccola li' sulla scala,a un metro e mezzo sopra di me,una nuvola bronzea che fluttuava nella tenda della gonna,con la luce del sole che la colpiva attraverso i vetri sottili della finestra come se fosse stata elettrica,e io ne ero ipnotizzato.Poi sentii la sua voce:<<E' l'espressione piu' stupida che abbia mai visto in vita mia>>.Guardava in basso verso di me con un sorriso letale.Mi sentii pieno di vergogna ed ebbi un attacco di panico.Volevo correre fuori nella strada.Scese,e io indietreggiai tenendo gli occhi bassi.