Creato da eli.eli1970 il 16/07/2010

PARLIAMONE

ANCORA ELENA

 

 

« L'amoreUn bacio negato »

Il calzino

Post n°32 pubblicato il 09 Settembre 2010 da eli.eli1970

Ohmammamia!!!! Un'altro dilemma... e si questa mattina il mio occhio critico ha colto qualche immagine orribile. Questa volta l'imputato è il calzino. Il gambaletto termico, il benefico calzerotto di lana che ti scalda le estremità quando l'inverno bussa allo stivale. Quando giunge il momento di buttarlo? Quando il destino ci segnala che è scoccata l'ora X  e la triste mietitrice di calzini con la sua falce è arrivata a portarselo vita? Un tempo questo problema non si poneva perchè si tramandava da nonna in madre, da madre in figlia la sublime arte del rammendo. Il ditone scavava il bucone? No problem. La massaia solerte si metteva lì con ago e filo, ditale e uovo di legno e rimediava al danno ricamandoci sopra una piccolissima toppa fatta di fili intrecciati. Un microtrappetino persiano. Una minuscola piastrellina di fili colorati di solito mai della stessa tonalità.

Adesso noi siamo donne al bivio. Oscillanti tra la tentazione del rammendo e del buttaggio. A volte però è un peccato. Magari il calziono ha solo in buco minuscolo. Basterebbe, che so, un pò di pongo, un coriandolo di nastro adesivo, un microtappo di sughero. Io non so rammendare. C'ho provato una sola volta e mi è venuto una specie di bugnone, tipo uno chignon fatto di calzino. Insomma uno strazio. Ma non finisce qui.  E quando il buco non c'è ancora? Quando si forma quel trasparentissimo, quella radura, quella filigrana sottile, quella maglia di colino, foriera di fine imminente, come quella vista ai piedi stamattina di un elegante signore, che fare? Si sa che dalla filigrana non si torna indietro. E allora come comprtarsi quando rimangono ostinati dieci fili intrecciati che ricordano tanto le sbarre di un carcere? Continuare a camminare con il calzino moribondo fino a quando grattando contro la scarpa non sbuca il tallone oppure optare per una dignitosa eutanasia? Perchè con il collant è diverso. Lo puoi sempre riciclare mettendolo in testa per fare le rapine oppure utilizzandolo nell'orto per legarci le piante di pomodori. Io non capisco. Siamo andati sulla luna, stiamo studiando le cellule staminali, abbiamo clonato addirittura una pecora da una pecora, possibile che non riusciamo a brevettare un calzino che non si buchi? Non è che ad esempio il ditone del piede sia una trasformazione recente dell'evoluzione della specie. Ce l'abbiamo sempre avuto. Basterebbe attaccare al calzino tradizionale che so un portaditone, un pollice di guanto di lana. E già che ci si mette d'impegno inventarsi anche uno scaldanaso. Il mio nelle notti d'inverno si gela come un parabrezza.

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Commenti al Post:
top007
top007 il 09/09/10 alle 22:13 via WEB
... a volte il freddo dei piedi sale fino alla testa daneggiandola irreparabilmente, specialmente se mezza rapata ... ti ricorda nessuno?
 
sixty.nine
sixty.nine il 10/09/10 alle 20:50 via WEB
Zic. Zac. Zic. Zac. Zic. Zac… ahiii!!!!! No, l’arte del rammendo decisamente è antieconomica nei confronti della farmacia domestica vista la frequenza degli interventi per riparare i danni epidermici causati da un improprio uso di ago e filo… e poi, vogliamo parlare dello chignon sul calzerotto?!? Che quando infili il piede con il suddetto all’interno della scarpa devi poi esibire sorrisi da circostanza per mascherare la nascente vescica che l’inopinato rigonfiamento causa sul ditone inchignonato…. Certo, il buttaggio è sempre brutto… io vivo solo e sono di sesso maschile per cui – notoriamente – poco incline ad ago e filo (anche se negli anni della contestazione avevo anche imparato ad usare l’uncinetto ed avevo riempito di chilometrici scarponi rossi amici e amiche…), anche se l’antico spirito autarchico mi ha sempre permeato impedendomi di affidare alla disonorevole pattumiera certi pedalini grovierati. Però… però, anche se, in fondo, lo spazio occupato da un calzino bucato-in-attesa-di-un-rammendo-che-non-arriverà-mai è pressoché nullo ha un senso conservare in casa un cadavere, anche se non puzza?... Certo, perché poi finisce anch’esso in mezzo agli altri che vengono travasati in lavatrice e, dopo l’asciugatura, vengono piegarrotolati per finire nell’armadio e, al tempo dovuto, srotolati sui miei piedi fino al momento in cui mi accorgo del forame, li accantono da qualche parte cercandone un apio “sano” e, al momento dovuto, torneranno in lavatrice e il giro riprende… E questo non è economico né ecologico… Io ho scelto una strada: ogni volta che mi compro delle calze scelgo una fantasia diversa. Questo funziona finché acquisti le Burlington (aut similia) che variano dai motivi tartan ad altre varianti ricche di fantasia. Ma quando compri il classico filo-di-scozia blu o nero o bordeaux, come li distingui tra di loro?!?... dai buchi, ovviamente… E questo ci riporta al problema di partenza… Beh, non sono un biologo impegnato nella ricerca di un nobel per la scienza della clonazione dei pedalini, quindi una risposta, evidentemente, non ce l’ho, per cui alla fine mi risolvo a ribaltare il cassetto dei calzini (a proposito: io uso solo calzettoni, non parlatemi di calzini ché mi viene il cimurro!!!), a srotolarli tutti e ad eliminare i traforati (che, tremebondi, si rifugiano sempre in fondo alla pila, quando devo operare queste scelte, con la stessa prontezza con la quale si piazzano in cima alle scelte quando devo soltanto sceglierli per indossarli), sentendomi come una sorta di Mengele del filato di cotone… Ah, giusto, lo scaldanaso?!?... beh, una risposta qui l’avrei, ma concedetemi di mantenerla per un piano privato...
 
 
sixty.nine
sixty.nine il 10/09/10 alle 20:52 via WEB
ehm.... ehm... riga 16, ultima parola: "apio" = "paio"... PROTOOOO!!!!!
 
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