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La sede della Lega era il bancomat del Trota


Il Trota, si sa, è riuscito a diplomarsi per il rotto della cuffia. Non è mai stato, insomma, una cima. Ma questo non gli ha impedito di essere eletto nel Consiglio regionale della Lombardia. Con un uno stipendio da capogiro: 15.000 euro al mese. E si sa che fu il padre Umberto a imporlo nel listino bloccato, a dispetto di altri militanti leghisti, diciamo così, più meritevoli. E già questa storia rappresenta di per sé uno scandalo.Ma ora che veniamo a sapere che Il Trota usava la sede della Lega come una specie di bancomat, la nostra indignazione raggiunge livelli altissimi. E alla beffa dello stipendio da consigliere regionale, si aggiunge la brutta faccenda dei fondi neri dei rimborsi elettorali. Proprio così: era Belsito stesso, il tesoriere, a farsi carico di nutrire il rampollo. Allora ci passano davanti agli occhi un paio di istantanee: Il Trota che fa le ore piccole nei locali più fighi di Milano; Il Trota che si presenta alle sagre padane alla guida di maxi Suv di colore argento; Il Trota che fa viaggi lontani soggiornando in alberghi lussuosi; Il Trota che acquista mega appartamenti a Milano e a Brescia.Alla faccia dei cittadini che si devono bruciare lo stipendio in tasse e giocare la casa per i debiti con Equitalia.Ma fosse solo Il Trota. Ci sono anche gli altri figli del Bossi. Ecco allora la grossa tenuta vicino a Gemonio, dove abita il senatore, per Roberto, quello del gavettone di candeggina, che è appassionato di agricoltura. E le somme di denaro per il figlio di primo letto di Bossi, che ha una passione per il rally.Malignità, pettegolezzi, voci, dicono. Ma ora che la bolla della truffa leghista è scoppiata, è difficile negare lo scandalo. Negare l'uso disinvolto dei soldi dei cittadini e l'appropriazione delle risorse pubbliche. E questo perché Renzo Bossi detto Il Trota potesse fare la vita del nababbo tonto.