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Post n°496 pubblicato il 18 Novembre 2014 da policaretto
“La sua forza è nelle tradizioni”: le mani delle ‘ndrangheta in Lombardia Sono stati documentati per la prima volta nella storia della lotta alla criminalità i rituali mafiosi per il conferimento delle cariche interne e le modalità di affiliazione alla 'ndrangheta. Nell'operazione che ha portato all'arresto di quaranta presunti affiliati alla 'ndrangheta su richiesta della Dda di Milano, i carabinieri del Ros hanno ripreso in diretta la cerimonia di conferimento della Santa, il più alto grado di affiliazione 'ndranghetista, in precedenza solo raccontata da pentiti. "Per la prima volta abbiamo sentito il giuramento dalla voce dei mafiosi mentre in precedenza era sempre stato raccontato negli interrogatori dai boss. E qui non siamo in Calabria ma nella ridente provincia del nord dove sono state individuate le 'mangiate', cioè i summit di 'ndrangheta". Ha commentato così lo storico risultato dell'indagine "Insubria" il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini che ha coordinato l'indagine della Dda milanese che ha portato in carcere 37 persone e tre agli arresti domiciliari. Le immagini "in diretta" sono state girate nel comune di Castello di Brianza, in provincia di Lecco, e si riferiscono a due giornate, il 31 maggio e il 13 settembre scorso, durante le quali si vede un capo della "locale" recitare la formula di affiliazione. Durante il giuramento per il conferimento della Santa è anche fatto riferimento a Mazzini, Garibaldi e La Marmora. Garibaldi, nella ricostruzione degli investigatori, rappresenta il capo del Locale di 'ndrangheta (l'organizzazione locale), Mazzini il contabile e La Marmora riveste invece la carica di "236 mastro di giornata", tra le più altre dell'associazione. Tra gli arrestati nell'operazione della Dda di Milano contro la 'ndrangheta, chi riceve la carica della Santa andava incontro a seri pericoli in caso di "grave trascuranza" o tradimento. "Dovete essere voi a sapere che avete fatto la trascuranza. Vi giudicate voi quale strada dovete seguire", dicono i Santisti in alcune intercettazioni e la punizione poteva arrivare al suicidio. Il giuramento avviene infatti davanti a un'arma o a una "pastiglia". "Quanti colpi ha in canna, ne dovete riservare sempre uno!", spiegano, intercettati, altrimenti c'è sempre "una pastiglia di cianuro" oppure "vi buttate dalla montagna". Il giuramento alla 'ndrangheta si farebbe davanti a un'arma e a una pastiglia di cianuro, perché sono due dei modi in cui l'affiliato potrebbe scegliere di morire in caso di tradimento. Lo ha spiegato il gip Simone Luerti nell'ordinanza di arresto dell'inchiesta Insubria. "Agli affiliati che possiedono la dote della Santa – riporta Luerti – viene riconosciuta autonoma capacità di valutazione sul proprio operato ('oggi, da questo momento in avanti, non vi giudicano gli uomini {. ..} vi giudicate da solo!') Nel caso in cui commetta degli errori, il santista non attenderà di essere giudicato dai suoi 'saggi fratelli', bensì dovrà irrogarsi motu proprio una sanzione ('Dovete essere voi a sapere che avete fatto la trascuranza. Vi giudicate voi quale strada dovete seguire), che, nel caso di 'una trascuranza gravè e soprattutto di tradimento, potrebbe anche essere il suicidio. È proprio in tale ottica che il giuramento viene effettuato davanti ad un'arma ed a una 'pastiglia'; entrambi gli oggetti sono carichi di valore simbolico, poiché rappresentano le modalità con cui il santista potrà scegliere di morire: mediante un colpo di pistola ('quanti colpi ha in canna, ne dovete riservare sempre uno!'), mediante una pastiglia di 'cianuro' ovvero lanciandosi nel vuoto ('la pastiglia o la montagna... vi buttate dalla montagnà)". "Sembra un film invece è la realtà, è la forza della tradizioni" ha aggiunto Ilda Boccassini durante la conferenza stampa di questa mattina. "Dal 1800 a oggi la 'ndrangheta è stata sempre quella – ha proseguito – durante le perquisizioni abbiamo trovato un quaderno con un formulario. Spero che tanti giovani abbiano la costituzione sul comodino, l'antistato ha le formule dei riti dove i valori della vita vengono visti in forma negativa e condizionano il vivere democratico. C'è il riferimento ai padri dell'unità di Italia, il fatto dell' autoresponsabilizzazione, cioè se tu commetti un errore o un grave torto, tu non sarai giudicato da altri, ma hai soltanto un alternativa: la morte. Voi capite qual è la forza di un'associazione come la 'ndrangheta: la forza delle tradizioni". Tra gli affiliati anche un ragazzo minorenne che sarebbe stato affiliato alla locale di Calolziocorte (Lecco) grazie al sostegno del padre, Salvatore Pietro Valente, arrestato. Secondo i particolari emersi dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip Simone Luerti, l'uomo era "in possesso della dote del 'vangelo' e oltre al figlio 17enne avrebbe fatto affiliare alla 'ndrangheta anche il giovane nipote Nicholas Montagnese, arrestato. Valente, si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, avrebbe anche "organizzato la riunione nel corso della quale sono state conferite le 'doti' al figlio minore e al nipote, nella circostanza mettendo a disposizione un luogo nella propria disponibilità". "La loro affiliazione è qualcosa che hanno nel Dna e nella pelle e possono allontanarsi dalla 'ndrangheta o collaborando con lo Stato o con la morte" ha sottolineato la Boccassini, concetto poi ripreso anche dal pm Paolo Storari che ha raccontato che "nonostante il carcere dalla 'ndrangheta non si esce". Infatti alcune delle persone finite in cella oggi erano già stati arrestati e condannati in seguito all'operazione 'Fiori della notte di San Vitò del 1994. "Tra il 2008 e il 2014 sono stati accertati 500 episodi intimidatori tra i quali molte estorsioni che in gran parte non vennero denunciate dalle vittime" ha spiegato il pm di Milano Paolo Storari che insieme alla collega Francesca Celle e il procuratore aggiunto Ilda Boccassini ha coordinato le indagini della Dda milanese. Il pm in conferenza stampa ha precisato che "in tanti casi le estorsioni sono state apprese in diretta con le intercettazioni, e che "una delle attività prevalenti" delle cosche decapitate stamane in Lombardia "era quella del recupero crediti in quanto gli imprenditori si rivolgevano all'ndrangheta quando avevano problemi di insolvenza". Secondo quanto riferito dalla Boccassini, "le indagini sono stati fatte in tempi molto brevi, sono iniziate nel 2012 e nel 2014 sono già state emesse le ordinanze di custodia cautelare: se non ci saranno ostacoli, penso che si procederà con il rito immediato nei confronti degli arrestati". Sono andate a processo con giudizio immediato, che consente di saltare l'udienza preliminare accorciando i tempi del procedimento, anche alcune delle persone coinvolte in indagini condotte in passato dalla Dda di Milano sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia, tra cui l'inchiesta Infinito. Ecco i nomi degli arrestati: Adduci Angiolino, nato a Grisolia, CS, l'08/02/1951; Ai domiciliari: "Ancora... quasi la maggioranza... con gli stessi coimputati... dove fanno una riunione di 'ndrangheta... a Milano.. e praticamente che succede... succede che da questa riunione avevano tutto registrato... microspie... tutte.. oggi come oggi.. capisci... ho in tasca un cellulare... è come avere in tasca un Carabiniere... oggi come oggi...questa qua era la Boccassini. il pubblico ministero che ha fatto il blitz all'epoca". È una delle intercettazioni del presunto capo della locale di Fino Mornasco ( Como) Michelangelo Chindamo tra i 40 arrestati dell'operazione contro la 'ndrangheta diretta dalla Dda di Milano. "Proprio la tranquillità solare con cui gli indagati intercettati discorrono tra loro diventa sigillo di assoluta genuinità ed attendibilità delle conversazioni captate si sottolinea nelle 875 pagine dell'ordinanza. E con involontaria ironia ad arrestare il capo locale Chindamo sarà proprio un'operazione diretta dalla Boccassini". "La musica può cambiare ma per il resto.. siamo sempre noi... non è che...non è che cambia... noi non possiamo mai cambiare". E' sempre Michelangelo Chindamo, il capo della 'localè di Fino Mornasco (Como) in una conversazione intercettata del 4 luglio 2013 che "non soltanto esprimeva la rassegnata accettazione di un ineluttabile destino criminale, ma soprattutto attestava la tragica disperazione immanente dinanzi all'immobilismo di un fenomeno criminale che non solo non può, ma soprattutto non vuole cambiare". È quanto si sottolinea nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano Simone Luerti, che oggi ha portato in carcere 37 persone e 3 ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sulla 'ndrangheta. Per il gip l'immobilismo della 'ndrangheta è un "fenomeno che costringe investigatori e magistratura a tornare sugli stessi passi e negli stessi luoghi in cui più volte e con notevoli risultati si è operato il contrasto alla 'ndrangheta calabrese, da decenni oramai infiltrata ed anzi radicata in Lombardia".
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MANIFESTO DEI GIORNALISTI CALABRESI.
Non è facile vivere in Calabria, non è facile scrivere di ‘ndrangheta, denunciare. Ma bisogna sacrificarsi per la libertà di informare. Ci hanno detto ‘siediti’ e ci siamo alzati, ci hanno detto ‘non fare questo, non fare quello’ e noi l’abbiamo fatto… Ci hanno detto ‘non scrivere’ e noi abbiamo scritto e continueremo a farlo. Non saranno proiettili, buste gialle, lettere minatorie a fermarci. Non sarà una macchina bruciata a fermare il nostro ardore, a frenare la nostra rabbia.
CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG
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